LA CHIESA E I CAVALIERI

L'intervento della Chiesa

Per portare i cavalieri alla disciplina ed evitare che commettessero violenze ai danni della popolazione, a partire dal X secolo intervenne la Chiesa, che diede loro un codice di comportamento, ossia un insieme di regole che dovevano seguire. Queste regole erano sostanzialmente due: difendere i deboli e lottare contro gli infedeli. Il guerriero diveniva così un cavaliere cristiano, combattente di Dio e al servizio dei deboli. Egli doveva soccorrere i preti e i vescovi, le vedove e gli orfani, i malati e i pellegrini. Le crociate, di cui parleremo nel capitolo 8, furono l'esperienza più importante dei cavalieri al servizio della fede. Intanto i cavalieri s'inserirono nella società medievale, accolti alle corti dei marchesi e dei conti. Educarono il loro animo all'amore gentile per le donne e al servizio disinteressato per i signori.

Tornei e giostre

I tornei divennero molto popolari nel corso del Medioevo. I cavalieri vi partecipavano armati di tutto punto e accompagnati dai loro scudieri. Si dividevano in due squadre che gareggiavano per conquistarsi la vittoria con il relativo premio, in denaro, armi e cavalli. I tornei servivano per tenere in allenamento i cavalieri. Si svolgevano vicino alle città e attiravano molto pubblico. Il torneo consisteva in uno scontro armato tra due squadre di cavalieri, nel quale ciascuna cercava di colpire la squadra avversaria per conquistare uno spazio racchiuso in un recinto.
Insieme con i tornei si svolgevano le giostre: due cavalieri si fronteggiavano corazzati e armati di lance e spade, per buttarsi giù da cavallo. Anche se si combatteva con armi spuntate, non mancavano morti e feriti. Una volta, in Francia, il vincitore di una giostra dovette correre dal fabbro per farsi liberare con pinze e tenaglie la testa, rimasta imprigionata nell'elmo tutto ammaccato.

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