LE COSTITUZIONI DI MELFI

Le Costituzioni di Melfi

Federico voleva realizzare uno stato forte, che limitasse i poteri della Chiesa e dei comuni. Lo scrisse nelle Costituzioni di Melfi del 1231, un testo che riprendeva sia le leggi dei Normanni sia il codice di Giustiniano e che fu scritto dai suoi giuristi Pier delle Vigne e Giacomo di Capua. Era una raccolta di leggi che concentravano il potere nelle mani di Federico.

Lo scontro con i comuni

Nel tentativo di consolidare l’autorità imperiale, Federico II riprese il progetto del nonno, Federico Barbarossa, cioè quello di ridurre l’autonomia dei comuni dell’Italia centro-settentrionale. I comuni resistettero, appoggiati dal papa, e fu di nuovo guerra. Questa volta, però, la guerra mise l’una contro l’altra le stesse città italiane. Alcune si schierarono con il papa; altre con l’imperatore. Gli alleati di Federico II furono chiamati ghibellini, mentre i suoi avversari erano i guelfi. Nel 1237 nella battaglia di Cortenuova, presso Bergamo, Federico II sconfisse il comune di Milano. A quel punto il papa Innocenzo IV si mosse per fermarlo. Lo scomunicò e organizzò congiure per togliergli il trono. La lotta tra Federico II e i comuni italiani continuò. La città di Parma si ribellò nel giugno del 1247 e passò dalla parte dei guelfi. Federico la assediò, ma senza successo.

Fine di un grande imperatore

Federico morì improvvisamente a Castel Fiorentino, in Puglia, nel 1250. Con la sua morte svaniva definitivamente il progetto di fare dell’impero uno stato universale, che dominasse senza rivali su tutto l’Occidente europeo. Per l’Italia il regno di Federico II rappresentò un’occasione perduta di trasformarsi in uno stato unitario. In quegli anni infatti si erano già formate o si andavano formando quelle che sarebbero state per secoli le maggiori nazioni d’Europa: la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e il Portogallo. L’Italia, al contrario, continuava a essere divisa: si moltiplicarono le lotte tra comuni rivali e, all’interno della stessa città, tra fazioni contrapposte. I termini ghibellini e guelfi furono adottati anche in Italia: ghibellino indicava un sostenitore dell’impero, guelfo un sostenitore del papa.

Il tramonto dell’impero

Il figlio di Federico, Corrado IV, fu l’ultimo imperatore della dinastia degli Hohenstaufen. Dopo la morte di Corrado, la carica di imperatore perse importanza, restando un titolo poco più che onorifico che dava prestigio a chi lo deteneva, ma che gli conferiva scarsi poteri. Il potere autentico era ormai nelle mani di re, conti, duchi, che possedevano un territorio per diritto dinastico, ossia per diritto di successione di padre in figlio, e non per approvazione dei nobili dell’impero.

StoriaFacile 1
StoriaFacile 1