L’avventuroso viaggio del pellegrino

La fatica giornaliera 
Il tragitto medio di un pellegrino ben allenato a camminare era di 25/30 km al giorno su un terreno pianeggiante. Chi procedeva in sella a un cavallo faceva meno fatica, ma non andava molto più velocemente: percorreva 40/50 km al giorno. L’animale aveva infatti bisogno di molte cure, di pause di riposo e bisognava fornirgli ogni giorno biada, fieno, acqua e riparo per la notte. Durante i lunghi viaggi, che potevano durare anche anni, i cattivi incontri erano frequenti. Ai pellegrini poteva capitare di imbattersi in ladri, assassini, bande di briganti e falsi preti, che chiedevano denaro per finte confessioni, o in commercianti che vendevano cibi avariati o contraffatti.


I pericoli in agguato
Anche la natura riservava pericoli: i pellegrini dovevano temere il morso di serpenti e di cani rabbiosi o l’assalto di un branco di lupi. Data la lunghezza del percorso, era facile smarrire la via. Inoltre il viaggio a piedi esponeva i viandanti alle intemperie, perciò non erano rari i casi di assideramento durante l’attraversamento delle montagne. Le strade, in terra battuta, erano difficili da percorrere e piene di insidie, con valichi, ponti e paesi che potevano essere attraversati solo mediante il pagamento di un tributo.

Il denaro nascosto
Il poco denaro che i pellegrini portavano con sé era utile per le cure mediche in caso di malattia, per acquistare scarpe nuove, cibo o trovare ospitalità quando non era possibile dormire all’aperto o gratuitamente nei monasteri e negli ospizi. Veniva nascosto in piccole tasche cucite nei vestiti o infilato nella suola delle scarpe per prevenire i furti delle bande di ladri.

Gli ospedali 
Lungo le strade del pellegrinaggio furono costruiti diversi ospedali, dove monaci e religiosi curavano le malattie o le ferite dei pellegrini e somministravano loro i medicinali necessari alla guarigione. Talvolta questi ospedali tenevano in custodia il denaro dei viaggiatori di passaggio.

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La “divisa” del pellegrino
I pellegrini erano riconoscibili per il loro particolare abbigliamento. Osserviamolo in questa immagine, una miniatura del XIV secolo tratta dalle Cronache di Giovanni Sercambi.

I pellegrini indossavano un’ampia veste lunga fino alle ginocchia, chiamata appunto pellegrina 1 , legata in vita da una specie di cordone da frate. Sopra la veste erano cuciti ritagli di stoffa che coprivano petto e spalle (gli scapolari).

In testa portavano un cappello a larghe falde 2 .

Nel cammino si aiutavano con un bastone ricurvo, chiamato bordone 3 , utile anche per difendersi dai cani randagi e dai lupi.

Al bordone era solitamente appesa una zucca vuota 4 , che svolgeva la funzione di borraccia. In mano tenevano il rosario.

Completava l’abbigliamento del pellegrino l’escarsela 5 o scarsella, una piccola borsa di pelle stretta in cima.

La facciata dell’ospedale del Ceppo di Pistoia, che fu fondato nel XIII secolo. Un fregio in terracotta smaltata in vivaci colori illustra le sette opere di misericordia: una di esse è, appunto, «Alloggiare i pellegrini».

A «caccia» di reliquie

Già dal IV secolo d.C. i cristiani iniziarono a spostarsi periodicamente verso i luoghi della vita, della morte e della resurrezione di Gesù. L’insieme di queste località era chiamato Terrasanta oppure Luoghi Santi. Gerusalemme, la città dove Gesù fu accolto come il Messia e acclamato dalla folla, era la meta principale di quel viaggio della fede. Il culto delle reliquie aumentò il richiamo di Gerusalemme. La reliquia (dal latino reliquiae, «resti») consisteva nella salma, o in una parte di essa, di una persona venerata come santa, oppure di Gesù e della Madonna. Reliquie erano anche gli oggetti venuti a contatto con quelle persone, come un abito, le scarpe, o gli strumenti del martirio. Le reliquie che si potevano trovare e comperare a Gerusalemme erano considerate più preziose di tutte, perché erano legate a Gesù: molto ricercati erano i frammenti della sua croce.

Viaggi lunghi e pericolosi

I pellegrini si muovevano in gruppo per meglio difendersi dai pericoli del viaggio: i briganti, gli orsi e i lupi che infestavano le foreste, le intemperie, le malattie, la mancanza di cibo e di acqua. A volte erano intere popolazioni a muoversi, organizzate da vescovi e da principi. Uno dei pellegrinaggi più grandiosi fu disposto nel 1064 dal vescovo Günther di Bamberga, in Germania, che si recò in Terrasanta alla testa di ben 12 000 fedeli. Tra di loro si incontravano anche pellegrini particolari, che dovevano scontare una grave penitenza. Percorrevano l’intera strada a piedi nudi, con lunghe catene appese al collo. In tal modo si procuravano da soli sofferenze fisiche che servivano per farsi perdonare i peccati e liberare le loro anime dalla minaccia dell’Inferno.

Lo scisma della Chiesa orientale

Nell’Impero bizantino si era intanto verificato un fatto molto importante dal punto di vista religioso. Tutte le Chiese orientali, dipendenti dal patriarca di Costantinopoli (un vescovo di posizione superiore agli altri vescovi), si erano staccate dalla Chiesa romana e non riconoscevano più l’autorità del papa. Lo scisma era stato deciso nel 1054. La Chiesa di Costantinopoli e quella di Roma erano in contrasto perché la prima non accettava più la superiorità del papa. Nel 1054 il papa scomunicò il patriarca di Costantinopoli e questi a sua volta scomunicò il papa. Da allora le comunità di cristiani della zona orientale dell’Europa e del Mediterraneo presero il nome di Chiesa ortodossa .

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