Il rinnovamento della Chiesa

Gli Ordini mendicanti

Crociate, processi e roghi non furono la sola risposta data dalla Chiesa alle eresie. Negli stessi anni in cui predicavano i catari e i valdesi, furono fondate nuove comunità di religiosi. I loro seguaci attraversavano città e campagne per portare al popolo la parola di Gesù, vivendo soltanto di elemosina. Per tale motivo furono chiamati Ordini mendicanti. L’ordine francescano fu fondato da Francesco di Assisi (1182-1226). Figlio di un ricco mercante, Francesco abbandonò la casa del padre e rinunziò alle sue ricchezze. Per due anni si ritirò a vivere in solitudine. Poi, all’inizio del Duecento, ritornò a vivere nella società, dedicandosi alla predicazione e alla cura dei malati. Egli raccolse intorno a sé parecchi fedeli. Vestiti di un semplice saio, senza possedere nulla e vivendo di elemosine, i frati di Francesco cominciarono a percorrere l’Italia. Ovunque predicavano la povertà, che giudicavano necessaria per raggiungere la salvezza eterna. In pochi decenni i francescani arrivarono a tremila. Nel 1223, recatosi a Roma, Francesco ricevette dal papa Onorio III l’approvazione della sua Regola. I monaci dell’ordine fondato da Francesco furono chiamati frati minori.

La Regola francescana

La Regola di san Francesco indicava la missione dei suoi frati e le norme di vita che dovevano rispettare. I punti principali della Regola francescana sono: 
• ubbidienza al Vangelo; 
• povertà, cioè divieto di possedere denaro; 
• dedizione totale al prossimo, attraverso la predicazione, l’esempio e le opere di carità. Al pari degli eretici, essi conducevano vita di povertà, ispirata agli insegnamenti del Vangelo, ma - a differenza dei gruppi ereticali - confermavano obbedienza alla Chiesa. Inoltre i francescani sentirono l’esigenza di conoscere popoli lontani, estranei al cristianesimo, per evangelizzarli attraverso la parola, e non con la spada. In questo senso la loro missione si indirizzava verso lo stesso obiettivo dei crociati, ma senza l’uso della violenza. Queste idee Francesco le riportò in diversi scritti, tra cui il famoso Cantico di frate Sole. In esso esalta l’amore universale di Dio per tutte le creature. La scelta della povertà assoluta non fu condivisa da tutti i francescani, tanto che si divisero in due correnti: quella degli spirituali, sostenitori della povertà totale, e quella dei conventuali, che non escludevano il possesso moderato di beni materiali da parte dei conventi. Questi ultimi ottennero l’appoggio dei papi.

Chiara imita Francesco

Anche le donne furono ammesse nella comunità francescana. Nel 1212 Chiara d’Assisi, dopo aver ascoltato una predica di Francesco, entrò nel monastero benedettino di San Paolo. Quindi fondò il secondo ordine francescano, in seguito chiamato Ordine di santa Chiara o delle clarisse. Ai frati minori e alle clarisse si affiancò poi il terzo ordine francescano, formato da laici. Questi condividevano l’ideale francescano di povertà, ma continuavano a vivere nel mondo senza ritirarsi in convento.

I domenicani

Quasi contemporaneamente alla predicazione di san Francesco, un frate spagnolo, Domenico di Guzmán, fondò un suo ordine. Domenico era nato nella Castiglia, nel 1170. Da giovane, di passaggio per la Linguadoca, ebbe modo di conoscere l’eresia degli albigesi. Si convinse che la lotta contro di loro non andava condotta solo con le crociate. Occorreva un rinnovamento della Chiesa, che doveva accettare anche alcune scelte fatte dagli eretici. In particolare, Domenico riteneva che il clero dovesse tornare alla povertà e all’impegno nella predicazione. Per dieci anni Domenico fece opera di conversione presso le popolazioni toccate dall’eresia. A Tolosa, città da poco conquistata dai crociati, fondò il suo ordine religioso. Povertà, studio dei testi sacri, evangelizzazione ne erano i princìpi fondamentali. Domenico morì a Bologna nel 1222 e poco dopo fu fatto santo.

UN PAPA INATTESO

Le eresie e gli ordini religiosi costituivano motivo di difficoltà per la Chiesa cattolica. Un episodio lo dimostra. Vicino a Sulmona, in Abruzzo, si era ritirato un monaco benedettino. Conduceva vita da eremita lontano da ogni contaminazione con il mondo. Intanto a Roma nel 1292, alla morte del papa Nicolò IV, si erano radunati i cardinali per eleggere il successore. Ma non trovavano un accordo. Per due anni durò questa situazione in cui la Chiesa fu priva del papa. Venuto a conoscenza di ciò, il frate, di nome Celestino, scrisse una lettera ai cardinali in cui li esortava a dare un pastore alla Chiesa, minacciando tremendi castighi divini. I cardinali si persuasero che l’autore della lettera potesse divenire papa. E così fu. Lo andarono a prelevare nella sua grotta e lo portarono a Roma nominandolo papa. Ignaro del mondo e senza esperienza, Celestino si trovò a completo disagio. Così, dopo pochi mesi, decise di lasciare il papato e di ritirarsi nel suo eremo. In quella circostanza ci fu un conflitto all’interno della Chiesa. Alcuni francescani, chiamati i fraticelli, dichiararono che Celestino era stato costretto alle dimissioni da quello che sarebbe stato il suo successore, Bonifacio VIII. Questi, una volta eletto papa nel 1294, cominciò a perseguitare i fraticelli accusandoli di eresia.

I domenicani, inflessibili e sapienti

Lo studio, unito a una severa disciplina, caratterizzava l’ordine dei domenicani. Si specializzarono nella predicazione, indirizzata soprattutto a bloccare le eresie. Si distinsero come studiosi di testi sacri. La rigida disciplina attuata nei loro conventi era la prova della serietà della loro fede. La vita di ogni frate domenicano seguiva regole severe. Nelle camere i frati dormivano su un giaciglio buttato a terra, senza rete e senza materasso. Ogni azione era regolata dal suono di campane e campanelle. Guai a sgarrare, perché scattava una severa punizione. Il frate che arrivava in ritardo alla preghiera comune doveva stendersi a terra sul fianco destro e restare in quella scomoda posizione finché il priore del convento non batteva le mani: era il segnale che poteva concludere la penitenza. L’ordine dei domenicani fornì al tribunale dell’Inquisizione alcuni dei più importanti inquisitori che agirono con determinazione e durezza contro gli eretici. All’Ordine domenicano appartennero quattro papi, più di 60 cardinali e grandi filosofi e artisti. Tra i pittori, il beato Angelico; tra i filosofi, Tommaso d’Aquino.

Monaci e frati nelle università

Una delle spinte fondamentali dei primi monaci era stata la fuga dal mondo per rifugiarsi in un’esperienza di preghiera e di solitudine. Questa separazione dal mondo si ridusse nel XIII secolo. I monaci si inserirono nelle grandi università fondate in quel periodo in Europa, come Parigi, Bologna, Padova, Oxford. Le università concedevano un titolo di studio, riconosciuto dal papa o dall’imperatore e valido in tutto il continente. Erano organizzate in tre corsi, o facoltà: dei legisti (giurisprudenza), dei medici, dei teologi. Quest’ultimo corso era controllato dalla Chiesa attraverso gli ordini religiosi. Monaci e frati, in prevalenza domenicani e francescani, ottennero l’insegnamento di teologia e di diritto canonico.


Studenti dell’università di Bologna (XIV secolo).

Il santo e il pittore

Giotto dipinge la storia di Francesco
Bonaventura da Bagnoregio, uno dei personaggi più importanti dell’ordine francescano, nel 1263 scrisse una vita di san Francesco, dal titolo Leggenda maggiore. Alla sua biografia s’ispirò il grande pittore Giotto (1267-1337) per il ciclo di affreschi Storie di San Francesco dipinto nella basilica di San Francesco ad Assisi, dove è sepolto il santo. Giotto fu uno dei massimi artisti italiani di tutti i tempi e colui che rinnovò la pittura medievale.

Francesco dona il mantello a un povero
Una delle ventotto scene del ciclo di affreschi dipinto da Giotto si riferisce a un noto episodio della vita del santo di Assisi. Nella Leggenda maggiore si legge:
"Quando il beato Francesco si incontrò con un cavaliere, nobile ma povero e malvestito, dalla cui indigenza [povertà] fu mosso a compassione per affettuosa pietà, quello subito spogliatosi, rivestì."
Qui sopra vedi l’affresco di Giotto che interpreta questo leggendario episodio.

Francesco vende i suoi beni
Il primo gesto scandaloso della vita di Francesco avvenne quando, ancora giovane, rinunciò alle sue ricchezze. Era il segno che egli intendeva davvero vivere in povertà assoluta, come insegna il Vangelo. Restituì al padre tutto, anche i vestiti. Il padre, un ricco mercante, non la prese bene… Nella Leggenda maggiore è scritto:
"Restituì al padre ogni cosa e, deposte le vesti, rinunciò ai beni paterni e temporali, dicendo: Di qui in avanti posso dire con certezza: - Padre nostro che sei nei cieli -, poiché mio padre Pietro di Bernardone mi ha ripudiato."

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La rinuncia agli averi

Giotto ha così interpretato il celebre episodio, che fu l’inizio della vocazione religiosa di Francesco.

Sullo sfondo, le case di Assisi. L’affresco è anche una fonte interessante per conoscere l’aspetto di una città medievale.
Francesco si è spogliato dei suoi vestiti e appare nudo, solo parzialmente coperto dal mantello del vescovo, che è alle sue spalle.
I cittadini sono meravigliati e scandalizzati da un gesto così estremo.
Il padre tiene in mano le vesti di cui Francesco si è spogliato. Il padre di Francesco è indignato. Dietro di lui, un personaggio lo trattiene per una mano, come per impedirgli di inveire contro il figlio o di scagliarsi su di lui.

Francesco predica agli uccelli
È una delle scene più familiari della vita di san Francesco, perché racconta un episodio molto popolare grazie anche a questo dipinto di Giotto. Le cronache di quel tempo così lo raccontano:

"Uscendo da Roma, dove la popolazione lo aveva accolto con disprezzo, Francesco trovò i corvi, gli avvoltoi, le gazze, che razzolavano tra le carogne e molti altri uccelli che volavano in cielo. Allora disse loro: - Vi ordino, nel nome di Dio, che veniate a me per ascoltare la parola di Dio -. E subito al suo ordine quella moltitudine di uccelli gli si accostò e lo circondò. Fattosi silenzio e cessato ogni cinguettio, per lo spazio di mezza giornata non si mossero da quel luogo per ascoltare le parole dell’uomo di Dio che predicava il Vangelo. Quando i romani lo vennero a sapere, uscì dalla città il clero accompagnato da una grande folla e fecero rientrare Francesco a Roma. Ed egli con l’olio della sua parola mutò in meglio i loro cuori."
L’episodio racconta in realtà gli ostacoli che Francesco incontrò per fare accettare il suo ordine alla Chiesa di Roma, dove molti lo sospettavano di essere eretico. E racconta anche di come, con la sua predicazione, riuscì a convincere il papa ad avere fiducia in lui.

Dipingere san Francesco... Ieri&OGGI

La vita di Francesco d’Assisi è stata, e continua a essere, una fonte di ispirazione per gli artisti. Per esempio, l’episodio della predica agli uccelli è stato rappresentato da molti pittori nel corso dei secoli. Tra gli altri, segnaliamo i dipinti di: 

• Bonaventura Belinghieri (XIV secolo) nella chiesa di Santa Croce a Firenze; 

• Benozzo Gozzoli (XV secolo) nella chiesa di San Francesco a Montefalco; 

• Filippo De Pisis (XX secolo); 

• Dario Fo (XX secolo).

Cerca la riproduzione di almeno uno di questi dipinti, su testi di storia o storia dell’arte, oppure su internet. Stampala o fotocopiala e poi incollala sul tuo quaderno di storia, scrivendo una didascalia adeguata. Quindi fai un confronto con il dipinto di Giotto, scrivendo le tue impressioni (Quale dipinto ti piace di più? Quale, secondo te, interpreta meglio l’episodio? Perché?).

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