L’Impero ottomano e i nuovi regni del nord

La decadenza dell’Impero bizantino

Fino al XII secolo l’Impero bizantino, con la sua capitale Costantinopoli, aveva dominato vastissimi territori. Poi, ai tempi delle crociate, aveva perso diverse aree, passate sotto il controllo di sovrani francesi e fiamminghi. Costantinopoli aveva subìto un terribile saccheggio per mano dei crociati nel 1204. I Mongoli di Gengis Khan avevano poi devastato diverse regioni dell’impero. Tutti questi avvenimenti avevano diminuito la prosperità di cui un tempo godeva l’Impero d’Oriente.

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Un impero sempre più piccolo
La carta mostra l’Impero bizantino al tempo del suo massimo splendore, nel VI secolo, quando regnava l’imperatore Giustiniano. Questa carta si riferisce invece ai territori dell’Impero bizantino tra XIV e XV secolo. A colpo d’occhio si vede quanto i territori bizantini si erano ridotti, a causa delle conquiste veneziane, mongole e turche.

Nell’arco di circa un secolo, i turchi avanzarono fino a Costantinopoli, che cadde nelle loro mani nel 1453.
Venezia manteneva pochi territori, che però erano importanti come basi per i suoi commerci marittimi.
Il più importante di tutti era l’isola di Creta.


L’avanzata dei turchi

La situazione peggiorò nel XIII secolo, quando bande di guerrieri nomadi cominciarono a compiere devastanti scorrerie. Provenivano dall’interno della Turchia (per questo sono conosciuti come turchi) e professavano la religione musulmana. Nulla poterono fare le truppe bizantine per fermare i loro assalti, così all’inizio del Trecento (XIV secolo) tutta l’Asia Minore era perduta, a eccezione di alcune città che ancora resistevano. Il capo dei turchi, di nome Othman, si fece proclamare imperatore e stabilì un dominio assoluto sul territorio, che da lui prese il nome di Impero ottomano. Nel 1453 i turchi assediarono Costantinopoli e la conquistarono . Con la caduta di Costantinopoli finiva l’Impero romano d’Oriente, che era durato oltre mille anni. Secondo alcuni storici, la data del 1453 segna la fine del Medioevo. Invece secondo la tradizione, come ricorderai, la fine del Medioevo è il 1492.

Costantinopoli diventa Istanbul

Maometto II fece trasformare la basilica di Santa Sofia in una moschea e proclamò Allah unico Dio. Tollerò tuttavia che il culto cristiano potesse continuare a svolgersi in alcune chiese non distrutte nel saccheggio. Cambiò quindi il nome di Costantinopoli e la chiamò Istanbul, derivato dall’espressione greca eis ten polin, che significa «verso la città». Era la frase che gli ottomani avevano usato nel mezzo secolo impiegato per conquistarla.

La Polonia e i cavalieri teutonici

Il Regno di Polonia era nato alla metà del X secolo. Protetto in modo particolare dal papa, conservò a lungo la propria indipendenza. Nel Trecento il re Ladislao unì la Polonia alla Lituania e creò uno stato forte. Nel 1410 le armate polacche sconfissero a Tannenberg i cavalieri dell’ordine teutonico, assicurando al paese indipendenza e prosperità. I cavalieri teutonici appartenevano a un ordine monastico cavalleresco istituito al tempo delle crociate. Nel Duecento avevano creato un loro stato in Europa partendo dai territori tedeschi del Baltico e dalla Prussia, la regione a nord-est della Germania. Il loro dominio si estese alla Finlandia e arrivò a minacciare la Russia. L’espansione dei cavalieri teutonici fu fermata dal principe russo Aleksandr Nevskij, che li sconfisse in una grande e spettacolare battaglia su un lago gelato, il lago Peipus. Fu l’inizio della decadenza per lo stato teutonico, che fu sconfitto anche dai polacchi.

I regni scandinavi

Nell’Europa settentrionale nacquero e si rafforzarono grandi monarchie nazionali, tra le quali si impose la Svezia, che si unì alla Danimarca. L’Unione di Kalmar (1397), dal nome della città in cui fu firmata, durò fino al 1448, malgrado i continui contrasti fra danesi e svedesi. Sciolta l’Unione, la Svezia fu dominata da politici e sovrani danesi, finché il re Gustavo I Vasa, eletto nel 1523, portò il paese all’indipendenza. Con lui la Svezia divenne una monarchia ereditaria, il potere dei nobili fu limitato e il clero fu subordinato all’autorità della corona.

L’impero degli zar

Due eventi cambiarono la storia della Russia. Il primo fu il crollo dell’Orda d’Oro, caduta a opera del conquistatore turco Tamerlano, alla fine del Trecento. In tale modo cessò la dipendenza di Mosca dai Mongoli. Il secondo evento fu la fine dell’Impero bizantino, determinata dall’occupazione turca di Costantinopoli (1453). Mosca raccolse l’eredità della fede ortodossa in sostituzione di Bisanzio. I principi di Mosca strinsero alleanza con il capo della Chiesa ortodossa, il metropolita di Mosca. Si costruì allora una piena unione tra Stato e Chiesa, basata sull’assenza di distinzione tra potere temporale e potere spirituale. Nel XV secolo lo zar Ivan III, dopo avere incorporato nel suo dominio alcune importanti città, si fece chiamare «zar di tutte le Russie». Con lui il nuovo stato russo ebbe un grande sviluppo. La Russia si preparava a divenire una delle maggiori potenze europee.

TAMERLANO

Con il nome italianizzato di Tamerlano è conosciuto Timur-e Lang (Timur «lo Zoppo »), uno dei più grandi condottieri della storia. Fu un sovrano turco dell’Asia centrale, vissuto nella seconda metà del Trecento. Originario di una famiglia di musulmani fanatici, si mise a capo di bande armate con cui cominciò a occupare territori della Russia meridionale. Passò di conquista in conquista senza un piano prestabilito e senza dare un’organizzazione alle conquiste. Suo scopo era il saccheggio. Occupò Baghdad (attuale capitale dell’Iraq) e poi la Georgia. Si lanciò quindi verso l’India, la Siria e l’Asia Minore. Poi fece ritorno alla sua capitale, Samarcanda, dove celebrò con solennità la sua vittoria. Con grande senso politico, entrò in relazione anche con i principali stati dell’Occidente, la Francia, la Castiglia, la repubblica di Genova. Poco dopo iniziò una spedizione contro la Cina per sottometterla, ma lungo la strada morì e il suo immenso dominio si sfasciò. Tamerlano, che le leggende presentano come un tiranno sanguinario, fu in realtà un capo valoroso e intelligente. Protettore di artisti e poeti, abbellì Samarcanda, la sua capitale, di monumenti, fra cui la sua splendida tomba. Samarcanda, nell’attuale Uzbekistan, era un centro commerciale molto fiorente nel Medioevo. Resta oggi una delle più belle città dell’Asia centrale.

STORIA & memoria

Da Costantinopoli a Istanbul

La caduta di Costantinopoli: l’assedio… 
Costantinopoli, un tempo la più grande e ricca città del Mediterraneo e ora in piena decadenza, era ormai una città isolata all’interno di una piccola zona circondata dall’Impero turco. Nel 1453 i turchi, guidati da Maometto II, cinsero d’assedio Costantinopoli con un esercito di 80 000 uomini. Un gigantesco cannone con una lunga canna, trainato da 100 buoi, fu sistemato sotto le mura della città. Era un’arma lenta, perché i turchi potevano fare fuoco solo sette volte al giorno, ma ogni palla di pietra del peso di mezza tonnellata provocava una breccia nelle mura.

… e il saccheggio 
Il bombardamento dei turchi durò un mese e mezzo. Alla fine di maggio del 1453 i primi reparti speciali dell’imperatore ottomano, chiamati giannizzeri, sfondarono le mura dopo una dura lotta. L’ultimo imperatore bizantino, Costantino XI, fu ucciso. In due giorni gli ottomani s’impadronirono della città. Chiese, palazzi e case furono depredati di ogni oggetto di valore; migliaia di abitanti furono torturati e uccisi. I sopravvissuti furono venduti come schiavi nei paesi arabi.

Maometto II a Santa Sofia
Mentre le sue truppe si abbandonavano alla violenza, il giovane imperatore ottomano Maometto II, allora ventenne, in sella a un cavallo bianco attraversò la città in rovina per recarsi a Santa Sofia, la cattedrale costruita 900 anni prima dall’imperatore Giustiniano. Guardò le rovine e rimase sconvolto dai danni arrecati. Si pentì non poco della distruzione e del saccheggio. Quando vide un suo soldato che stava spaccando il pavimento in marmo della cattedrale, lo trafisse con la spada. E urlò alle truppe che potevano pure tenersi prigionieri e bottino, ma che a lui toccavano i palazzi e le chiese. Che cosa voleva dire con quella frase? Voleva fare sapere a tutti la sua intenzione: la città doveva diventare la capitale del nuovo impero musulmano e gli edifici costruiti in passato dai cristiani dovevano essere preservati per divenire gli edifici sacri dell’islàm.

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Il sultano visto da un pittore cristiano
Nonostante i conflitti tra Venezia e i turchi, non si interruppe lo scambio culturale e artistico tra i due mondi. Ne è un esempio l’invio presso i turchi del pittore ufficiale della Repubblica di Venezia, Gentile Bellini, che a Istanbul eseguì, con altri artisti veneziani, il ritratto del sultano in dipinti e medaglie. Questo ritratto di Maometto II oggi è esposto a Londra nella National Gallery.

Sei corone ai lati e una in basso hanno un significato simbolico. Si riferiscono al numero sette, che è un numero magico nella cultura islamica. Per i musulmani sette sono le colonne che reggono il mondo.
A differenza dei re d’Europa, il sovrano turco non mostra segni visibili del suo potere. Non porta la corona in capo, non ha lo scettro né vestiti lussuosi. La testa è coperta da un turbante, ottenuto avvolgendo attorno al capo una o più lunghe fasce di tessuto di seta, lana e cotone.
Il sultano è vestito con abiti appropriati al suo rango: indossa un caffettano rosso con stola di pelliccia. Il caffettano è una lunga tunica tipica dei musulmani.
Nel dipingere il sultano, Gentile Bellini lo ritrasse in posizione a tre quarti, che consente una precisa raffigurazione degli elementi fisici e psicologici del personaggio.



La Germania, un mosaico di stati

Del tutto particolare era la situazione della Germania. A differenza della Francia, dell’Inghilterra e poi della Spagna, il territorio tedesco non era unito sotto il governo di una monarchia. Anzi era diviso in tanti stati di piccola, media e grande dimensione, governati da sovrani, duchi, vescovi. Vi erano anche città autonome che si governavano per conto loro. Pertanto la Germania poteva essere paragonata a un mosaico composto da più di trecento tessere differenti. Esisteva ancora il Sacro romano impero, ma l’autorità dell’imperatore era molto debole .

La Bolla d’oro

A differenza dei re che salivano al trono per diritto ereditario (il titolo passava di padre in figlio), l’imperatore veniva eletto. Nel 1356 l’imperatore Carlo IV emise una legge chiamata Bolla d’oro: essa stabiliva che l’imperatore doveva essere scelto da sette elettori, di cui tre ecclesiastici e quattro laici. L’imperatore, a differenza dei principi che lo eleggevano, non aveva la loro stessa autorità. Non possedeva il diritto di coniare una moneta, di armare un esercito, di nominare i giudici. Insomma, mancava in Germania uno stato centrale che esercitasse questi compiti.

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I sette elettori dell’imperatore

I sette principi elettori tedeschi in un’immagine del XIV secolo.


I tre elettori sulla sinistra, riconoscibili dal copricapo rosso, sono ecclesiastici: sono i vescovi delle città di Colonia, Treviri e Magonza.
I quattro sulla destra sono gli elettori laici: il re di Boemia, il conte del Palatinato, il marchese di Brandeburgo e il duca di Sassonia.



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