Il monastero benedettino

L’abate 1 si comportava come un feudatario verso i contadini che abitavano le terre del monastero.
Esigeva una parte dei raccolti, imponeva e riscuoteva le tasse, amministrava la giustizia.

Grazie alle donazioni dei fedeli, alcuni monasteri possedevano molti terreni 2 .
I lavori agricoli erano svolti dai contadini e diretti dai monaci.

I libri copiati a mano dagli amanuensi erano conservati nella biblioteca 3 del monastero.

Nella cucina 4 , con grandi forni e focolari, si preparavano i pasti.

Gli alloggi dei monaci erano semplici e si chiamavano celle 5 . Nella cella vi erano un letto di paglia e pochi, essenziali mobili.

I monaci mangiavano insieme nel refettorio 6 , in silenzio e ascoltando la lettura della Bibbia.

In ogni monastero vi era una farmacia 7 . Qui l’erborista preparava i medicinali, ricavandoli dalle piante, di cui era profondo conoscitore.

Nello scriptorium 8 lavoravano gli amanuensi, che ricopiavano i libri, e i miniatori, che li decoravano. Era l’unico locale riscaldato: così, in inverno, il freddo non impediva ai monaci di lavorare.

Il chiostro 9 è il cortile interno. I monaci vi trascorrevano le ore di meditazione, di preghiera e di riposo.

Il cuore del monastero era la chiesa 10, dove si celebravano le funzioni religiose e dove i monaci pregavano tutti insieme.

Il monastero dava ricovero ai poveri senza tetto, ai viaggiatori, ai pellegrini.
Vi era un apposito edificio loro destinato: l’ospizio o foresteria 11 .

Una giornata in monastero

La giornata del monaco benedettino si svolge intensa e continuamente interrotta dalla preghiera. Inizia all’alba e finisce oltre il tramonto, quando già cala la notte. Il monaco recita le preghiere otto volte al giorno, da solo o insieme con gli altri monaci. Ciascuna di queste preghiere ha un nome particolare, che poi è passato a indicare le ore della giornata.

Il cibo: pasti frugali... 

Durante i pasti, il monaco ascolta la Lezione divina, che consiste in letture di testi sacri sui quali medita, interrompendo il pranzo. A pranzo e a cena consuma due pietanze cotte, accompagnate da frutta o legumi freschi. La razione giornaliera di pane è di 3-4 etti. La carne è vietata, salvo che per i malati. Il divieto della carne si riferisce al passo della Bibbia (libro della Genesi) in cui è scritto che Dio creò gli animali contemporaneamente all’uomo. Dal momento che, sempre secondo la Bibbia, il pollo, l’anatra e gli altri volatili erano stati creati insieme con i pesci, allora la loro carne è ammessa.


… e poco vino
È consentito non più di un quarto di vino a testa e sempre con l’avvertenza di non bere mai a sazietà, ma di restare con il desiderio inappagato.
Questa regola serve a esercitare il monaco al sacrificio.

Gli abiti del monaco 

I monaci benedettini si vestono di un saio (abito realizzato con tessuti grezzi e a forma di sacco), stretto in vita da una cintura di cuoio. Sopra indossano lo scapolare, con il cappuccio e con un ampio mantello. Lo scapolare è detto anche «abitino». Formato da una lunga pezza di panno infilata dalla testa e ricoprente il petto e le spalle (scapulae, in latino), riprende le forme di un antico abito da lavoro.


Il lavoro 

L’ozio è nemico dell’anima: questa era la convinzione di san Benedetto. Pertanto i benedettini non possono restare inoperosi: il lavoro nei campi e quello sui libri in biblioteca sono le principali occupazioni. Il monaco svolge lavori manuali per un numero di ore variabile in rapporto alla stagione, poiché l’attività lavorativa cessa al tramonto del sole. Nessun monaco è escluso, tranne i malati e gli anziani.


LEGGERE le FONTi

Scrivere, che fatica!
Forse pensi che copisti e miniatori, che lavoravano seduti in biblioteca, erano fortunati, in confronto ai monaci che lavoravano i campi, con la schiena piegata, maneggiando pesanti attrezzi sotto il solleone o sotto la pioggia. In realtà, non è proprio così: leggi questa testimonianza di un monaco amanuense.

"Carissimo lettore, prendi il libro soltanto dopo esserti ben lavato le mani, gira i fogli con delicatezza, tieni lontano il dito dalla scrittura per non sciuparla. Chi non sa scrivere crede che non occorra nessuna fatica. E invece come è penosa l’arte dello scrivere: affatica gli occhi, spezza la schiena. Tutte le membra fanno male! Tre dita scrivono, ma è l’intero corpo che soffre."
(citato in A. Barbero-C. Frugoni, Medioevo. Storia di voci, racconto d’immagini)


Vivere in monastero... OGGI

L’ordine benedettino è naturalmente ancora attivo. Ma che cosa fanno oggi i monaci che, in alcuni casi, vivono in abbazie che furono fondate nel Medioevo? Lavorano ancora nei campi oppure interpretano in modo aggiornato l’obbligo del lavoro? Come passano le loro giornate: esistono ancora gli orari del tempo di san Benedetto?


Se nella tua regione c’è un’abbazia benedettina, cerca notizie su di essa su libri o su internet (molte abbazie hanno un proprio sito, con notizie storiche, fotografie, informazioni sull’attività dei monaci e sugli orari di visita) oppure proponi di andare a visitarla con i tuoi compagni.

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