L’impero cristiano in Occidente

I Franchi in Gallia

I Franchi, divisi in varie tribù, si stabilirono verso la metà del V secolo d.C. nella Francia (o Gallia, come allora ancora si chiamava) nord-orientale. Un altro popolo, i Burgundi, si era insediato nella Francia sud-orientale. Un condottiero, di nome Clodoveo, riunì sotto il suo comando tutte le tribù dei Franchi. Sposò la figlia del re dei Burgundi, collegando quella popolazione al suo regno. Intanto in Francia il cristianesimo si era organizzato nelle diocesi governate dai vescovi. Clodoveo capì che, per ottenere l’appoggio della popolazione, era utile cercare l’accordo con la Chiesa cristiana. Decise perciò di farsi battezzare in pubblico, di fronte a centinaia di persone, così da convincere la sua gente a imitarlo.

L’alleanza con la Chiesa

L’appoggio dei vescovi fu indispensabile a Clodoveo per condurre la guerra contro i Visigoti, una popolazione germanica insediata nella Gallia sud-occidentale e di religione pagana. Poiché non si erano convertiti al cristianesimo, la Chiesa li considerava nemici. Tra il clero cristiano e il re franco si stabilì così un’alleanza che consentì a Clodoveo di sconfiggere i Visigoti: in questo modo i Franchi estesero il loro dominio alla Gallia sud-occidentale e la Chiesa poté convertire i Visigoti al cristianesimo.

Carlo Martello

Alla morte di Clodoveo (nel 511) tutta la Gallia era nelle mani dei Franchi, a eccezione del regno dei Burgundi, che era comunque alleato con loro. Però i discendenti di Clodoveo (detti Merovingi, dal nome del loro mitico antenato Meroveo, un personaggio forse mai esistito nella realtà) distrussero l’unità del regno, spartendosi il territorio e combattendosi a vicenda. Il regno fu di nuovo riunito all’inizio dell’VIII secolo, quando un re merovingio, di nome Carlo, riuscì a fare valere la sua autorità. Il suo prestigio giunse al massimo livello nell’anno 732, quando sconfisse gli arabi nella battaglia di Poitiers, respingendo il loro tentativo di penetrare in Europa occidentale. Il papa e il clero esaltarono in Carlo il difensore dell’Europa cristiana contro l’espansionismo islamico. Fu allora che Carlo fu soprannominato Martello, cioè «piccolo Marte» (il dio della guerra per i romani).

Pipino fonda la dinastia dei Carolingi

Il figlio di Carlo Martello, Pipino detto il Breve, si proclamò re dei Franchi nel 751 e come tale fu benedetto dal papa. Con la consacrazione papale la figura del re, comandante militare e guida politica, acquisiva anche un carattere sacro. Il re diveniva infatti il rappresentante di Dio sulla Terra e il difensore della fede cristiana. Ebbe inizio così la dinastia dei Carolingi, che prese il nome da Carlo Martello.

Carlo Magno, signore d’Europa

Nel 768 salì al trono uno dei figli di Pipino, Carlo, che sarebbe poi stato soprannominato Magno (cioè «il Grande»). Eccellente guerriero, Carlo era determinato a rafforzare il suo regno. Nel 772 lanciò una campagna di guerra per ampliare i propri territori, che sarebbe durata trent’anni. Nel 774 conquistò il regno dei Longobardi, in Italia. In Germania vinse le popolazioni dei Sassoni e dei Frisoni, che abitavano nel nord del paese. Nel 796 riuscì a sottomettere gli Àvari, una potente popolazione che controllava i Balcani. Verso la fine del secolo VIII il regno di Carlo si estendeva dall’Italia al mare del Nord, dal fiume Elba in Germania al fiume Ebro in Spagna (vedi cartina di p. 68).

Con la croce e con la spada

Carlo impose ai popoli vinti la conversione alla fede cristiana, anche a prezzo di tremendi massacri, come avvenne per i Sassoni. A renderlo il sovrano più potente d’Occidente fu dunque la spada. Tuttavia il suo potere e il suo prestigio furono accresciuti quando, nella notte di Natale dell’anno 800, a Roma il papa Leone III lo incoronò imperatore. In questo modo la sua autorità veniva «consacrata» dal riconoscimento del pontefice, che era la massima autorità della religione cristiana. Restava da capire se l’autorità dell’imperatore dipendesse dal papa, o viceversa. E questo dubbio, ossia se fosse superiore l’autorità dell’imperatore o quella del papa, avrebbe alimentato in futuro numerosi scontri tra papato e impero.

UNA SOCIETÀ VIOLENTA

I Franchi erano una popolazione di guerrieri. Le loro leggi erano piuttosto rozze e prevedevano una serie di punizioni per le ferite provocate alle persone. Ad esempio, se qualcuno strappava una mano o un piede o un occhio o il naso a un altro, la legge prevedeva un’ammenda di 100 monete d’oro; se però la mano restava in parte attaccata al braccio, la multa scendeva a 63 monete; se uno amputava a un altro il pollice o l’alluce, doveva pagare 50 monete; se gli amputava il dito che serviva a tendere l’arco, doveva pagare 35 monete, e così via. Queste pene lasciano intendere che i fatti di sangue erano all’ordine del giorno nella vita dei Franchi. D’altra parte provano anche che era stata superata la regola dell’«occhio per occhio, dente per dente», ossia della vendetta privata.



Nobile guerriero franco (affresco del IX secolo, chiesa di San Benedetto a Malles, Alto Adige).

LEGGERE le FONTi

Ritratto di Carlo Magno
Carlo Magno era un uomo di prestanza fisica eccezionale. Nel 1861 furono esumati (cioè tolti dalla tomba) i resti del suo corpo. L’esame dello scheletro rivelò che la sua statura era di un metro e 92 centimetri: un vero gigante per un’epoca in cui l’altezza media degli uomini era molto più bassa. Il documento seguente è tratto dalla biografia del re franco scritta nel IX secolo da Eginardo, che fu uno dei collaboratori più stretti di Carlo.

"Con una bella chioma bianca e un volto piacevole e gioviale, da cui il suo aspetto acquistava molto in autorità e imponenza sia che stesse in piedi o seduto; e sebbene apparisse essere di collo grasso e corto e di ventre piuttosto prominente, tutto questo era celato però dalla giusta proporzione di tutte le altre parti del corpo. Aveva ferma andatura e tutto l’atteggiare del corpo virile, la voce era chiara, ma la meno adatta al suo aspetto fisico. Era anche ricco ed esuberante nel parlare, e riusciva a esprimere molto chiaramente ciò che voleva. E non accontentandosi della sua lingua natale, si diede da fare per imparare anche lingue straniere, fra le quali apprese così bene la latina, che era solito parlare indifferentemente tanto in questa che nella sua lingua patria."
(da Eginardo, Vita di Carlo Magno)

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