Carlo Magno e il suo esercito

Anche il clero combatte 
L’esercito che Carlo Magno guidò nelle vittoriose spedizioni in tutta Europa era formato dalle persone più diverse. Vi erano i nobili, ma anche gli ecclesiastici (cioè gli uomini di Chiesa). I vescovi e gli abati non solo erano tenuti a fornire soldati e munizioni, secondo gli accordi presi con il re. Essi andavano personalmente in guerra, in quanto accompagnavano le loro truppe, pur non partecipando ai combattimenti.



Carlo Magno guida all’attacco i suoi paladini (miniatura medievale).
L’equipaggiamento 
L’equipaggiamento militare non era fornito dal re, ma doveva essere procurato dagli stessi soldati. Per questo motivo fu introdotta una distinzione tra soldati partecipanti e soldati collaboratori. Questi ultimi erano coloro che, non avendo il denaro sufficiente per comperarsi l’armatura, affiancavano i partecipanti combattendo come meglio potevano. 

Una gigantesca macchina da guerra 
L’esercito di Carlo Magno era una potente macchina da guerra, che poteva mettere in campo alcune migliaia di cavalieri e fanti. Tutti questi uomini dovevano essere equipaggiati, sfamati e curati per tutta la durata della guerra. Pertanto, insieme con i carri stracolmi di armi, ne viaggiavano altri che trasportavano le vettovaglie per i soldati (vino e cibarie) e il foraggio per i cavalli (orzo e avena). I calcoli fatti dagli storici indicano che un esercito, come quello carolingio, poteva essere composto di 10 000 uomini, 3000 dei quali a cavallo. Quando invadeva un territorio nemico, l’esercito doveva essere approvvigionato sul posto. Per trasportare tutta questa massa di uomini e armi, occorrevano 6000 carri. Ogni carro era trainato da 2 buoi. Quindi con i soldati marciavano anche 12 000 buoi. Gli animali si nutrivano dell’erba e delle piante che trovavano sul cammino: perciò il passaggio di un esercito era distruttivo per le campagne e i raccolti.

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I cavalieri franchi
Questa miniatura, eseguita nel monastero di San Gallo (in Svizzera) nell’XI secolo, mostra un gruppo di cavalieri franchi. Quest’immagine è una fonte preziosa per conoscere l’equipaggiamento dei cavalieri franchi, anche se è successiva all’epoca di Carlo Magno.
L’elmo A in metallo proteggeva la testa, compresa la nuca. Era molto costoso, perciò solo i cavalieri potevano permetterselo.
Lo scudo B era in legno con strisce di metallo. Aveva forma circolare e misurava circa 80 cm di diametro. Ogni cavaliere era armato di spada C , lunga circa 1 m.
La lancia D era lunga e pesante. Impugnata dal cavaliere lanciato al galoppo aveva una terribile forza d’urto: era usata infatti per colpire i cavalieri avversari e disarcionarli, cioè gettarli giù da cavallo.
I cavalieri più ricchi indossavano la brunìa E , un pesante giaccone di cuoio ricoperto di lamelle metalliche. I combattenti dotati di brunìa formavano il nucleo più forte della cavalleria di Carlo Magno, la sua arma vincente.
La staffa F permetteva di mantenere l’equilibrio e di manovrare il cavallo più facilmente nella confusione della battaglia.

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