I turchi alla conquista dei continenti

Dopo avere conquistato Costantinopoli nel 1453, i turchi ottomani proseguirono la loro avanzata in Europa orientale, senza incontrare resistenza. Gli ottomani mostrarono una straordinaria capacità militare. Sapevano costruire e usare cannoni di grande potenza e l’esercito era agguerrito, con migliaia di soldati che combattevano valorosamente. I sultani ottomani avevano inventato un sistema per convincere le persone a diventare soldati e avere così un grande esercito fedele. Si chiamava timàr e consisteva nel concedere delle terre in cambio del servizio militare. Ciò serviva a legare alla terra i soldati, i quali, una volta terminato il servizio militare, desideravano rientrare nelle loro case.

Il Magnifico sultano

All’inizio del Cinquecento, Solimano divenne sultano dei turchi ottomani. Gli europei lo ammiravano molto, tanto da soprannominarlo «il Magnifico». Egli governò per oltre quarant’anni (dal 1520 al 1566): fu un periodo di straordinaria espansione, che portò l’Impero ottomano a estendersi su tre continenti. La prima direzione di conquista fu l’Europa: l’esercito di Solimano arrivò ad assediare Vienna (1529), pur senza riuscire a prenderla. Una seconda direzione puntò verso l’Africa. La flotta ottomana, al comando di Khayr ad-Din detto «Barbarossa», dominava il Mediterraneo e controllava le coste settentrionali dell’Africa. La terza direzione fu l’Asia, dove i turchi conquistarono le coste del mar Nero, il Caucaso e la Mesopotamia, arrivando sino al Golfo Persico.


L’espansione dell’Impero ottomano.

La grande paura dei turchi

I sovrani cattolici, con il papa in testa, erano preoccupati per l’avanzata turca, che diffondeva la religione islamica nelle terre conquistate. Inoltre i popoli europei che abitavano sulle rive del Mediterraneo, e che vivevano di pesca e di commerci marittimi, erano minacciati dai pirati musulmani . Essi partivano dai porti dell’Algeria e della Tunisia (due paesi del Nord Africa chiamati «stati barbareschi ») e, a bordo delle loro veloci navi, piombavano sulle coste dell’Italia, della Francia e della Spagna. Qui rubavano denaro, grano e animali. Inoltre facevano prigionieri uomini e donne, per poi venderli come schiavi.

Il governo dell’impero

Il governo turco, al contrario, era benvoluto dai popoli conquistati. Questo governo si basava su due princìpi: il dispotismo e l’autonomia. Dispotismo significa che il governo del sultano si svolgeva senza leggi e senza regole. Ogni decisione dipendeva in tutto e per tutto dalla sua volontà, che poteva esercitarsi anche con la violenza. Per esempio, un sultano poteva persino uccidere i familiari che aspiravano al trono. Tuttavia i territori più lontani dalla capitale, Istanbul, ottennero l’autonomia: le autorità del posto potevano governare secondo la loro volontà, purché versassero al sultano una quantità stabilita di tasse. I turchi non imponevano la conversione all’islàm: i popoli conquistati potevano conservare la loro fede religiosa, purché pagassero una tassa al sultano.

Da Cipro a Lepanto

Nel 1570, da poco succeduto a Solimano, Selim II pensò di essere in grado di imporre il dominio turco su tutto il Mediterraneo orientale. Per questo, tra il 1570 e il 1571, cinse d’assedio l’isola più importante tra i domini veneziani: la ricchissima Cipro. Come hai visto nel precedente capitolo, il pontefice Pio V riuscì a promuovere la costituzione di una Lega santa, di cui facevano parte Venezia, Genova, il ducato di Savoia e la Spagna. A Lepanto la flotta cristiana sconfisse quella turca (1571). Pochi anni dopo, tuttavia, gli ottomani tornarono a dominare il Mediterraneo orientale, devastando regolarmente le coste della Sicilia e dell’Italia meridionale.


L’arrivo di ambasciatori cristiani in una città dell’Impero ottomano (dipinto di Gentile Bellini, XV secolo).

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