Il popolo delle montagne
In un ampio territorio dell’America meridionale, tra la catena delle Ande e l’oceano Pacifico, s’impose, a partire dal XIII secolo, il popolo degli Inca.
Ai vertici della loro società vi erano l’imperatore, chiamato sapa, e un gruppo di nobili. La nobiltà incaica godeva di ampi privilegi, quali l’esenzione dalle tasse, l’educazione in scuole esclusive, la possibilità di avere più mogli. Sacerdoti, indovini e guaritori formavano un gruppo a parte, che godeva di grande prestigio.
Contadini senza buoi e aratri
L’imperatore aveva la proprietà di tutte le terre, che venivano poi divise, per coltivarle, fra la popolazione. Le piantagioni più diffuse erano quelle della patata, della quinoa (una specie di riso delle montagne) e del mais, una pianta considerata sacra. Accanto al mais l’agricoltura americana forniva una estrema varietà di risorse alimentari, che davano gli ingredienti per una cucina ricca e molto variata, come le zucche, i fagioli e i pomodori.
Queste piante erano coltivate su terreni a terrazza ricavati sui ripidi pendii delle Ande e irrigati per mezzo di una fitta rete di canali. Gli Inca, come tutte le altre civiltà americane, prima dell’arrivo degli europei non conoscevano l’esistenza dei cavalli e dei buoi. L’animale di maggiori dimensioni allevato dagli Inca era il lama, impiegato principalmente per i trasporti. Come i Maya e gli Aztechi, anche gli Inca non conoscevano l’uso della ruota e dell’aratro.
Per confezionare vestiti e mantelli, utilizzavano le lane di vigogna, alpaca e guanaco, animali allevati in grandi greggi che pascolano tra i 3000 e i 5000 metri di altitudine, sulle Ande.
Statuetta di lama in oro, di fabbricazione incaica e conservata al British Museum di Londra.