Le riforme migliorano la vita degli europei

I sovrani illuminati

Nel corso del Settecento diversi sovrani europei non si limitarono a fare guerre. Alcuni di loro attuarono grandi riforme. Esse nascevano dall’esigenza di aumentare il potere dello stato, che ai loro occhi doveva divenire una macchina ben costruita, rapida e precisa nell’esercizio dei suoi compiti. L’azione dei sovrani riformatori fu anche orientata a migliorare la vita dei sudditi, portando un po’ di giustizia e di istruzione in società dove le disuguaglianze erano profonde e l’ignoranza diffusa. In certi casi i sovrani si ispirarono alle idee degli illuministi, che erano uomini di cultura impegnati a rinnovare la società del loro tempo, come vedremo nel successivo capitolo.

Arriva la Russia

Nel Settecento un nuovo stato entrò nel gruppo delle grandi potenze: la Russia, autentica novità del panorama internazionale. La storia della Russia moderna iniziò con lo zar Pietro il Grande (1689-1725). Egli attuò un grandioso progetto per rendere progredita la società russa. A tale scopo fece venire architetti, pittori e ingegneri di origine italiana, tedesca, olandese. Nel 1703, per difendersi da probabili attacchi della Svezia, fondò nel golfo di Finlandia, sul mar Baltico, la città di San Pietroburgo. Divenuta seconda capitale, dopo Mosca, la nuova città assicurava più agevoli comunicazioni con l’Europa centrale.

La grande espansione russa

Pietro il Grande si lanciò in imprese di conquista, per risolvere un’antica difficoltà del suo paese: la Russia non aveva sbocchi su mari caldi, ma solo su mari freddi che rimanevano bloccati dai ghiacci per diversi mesi all’anno. Questo era un ostacolo grave allo sviluppo dei commerci. Pietro condusse una lunga guerra con la Svezia, sconfiggendola in una eccezionale battaglia a Poltava, in Ucraina, nel 1709. Questa vittoria gli permise di conquistare diverse regioni affacciate sul mar Baltico, adatte alla navigazione. Quindi cercò l’espansione a sud, verso il mar Nero, zona di dominio dei tartari e dei turchi. Pietro fu il primo zar a occuparsi degli immensi e pressoché disabitati territori della Siberia, dove inviò soldati e coloni che raggiunsero i confini della Cina.


Veduta di San Pietroburgo a inizio Ottocento.

La Russia di Caterina II

Si formò allora un gigantesco impero euroasiatico, ossia uno stato che partiva dall’Europa (dai confini con la Polonia) e raggiungeva l’Asia centrale e orientale, a oltre 10 000 chilometri di distanza. Per avere un’idea di questa distanza, immagina di compiere dieci volte il percorso da Milano a Reggio Calabria. In Russia Caterina II, una principessa di origine tedesca, assunse un potere assoluto nel 1762, quando lo zar Pietro III, suo marito, fu ucciso da una congiura di corte. Caterina volle riprendere la politica di Pietro il Grande. Nel settore dell’istruzione fece approvare un progetto che prevedeva la creazione di scuole elementari e di istituti superiori. Inoltre cercò di dare sviluppo alla produzione industriale e al commercio. Confiscò tutte le terre che appartenevano alla Chiesa greco-ortodossa, perché riteneva che fossero inutilizzate. Andò incontro anche a ostacoli insuperabili: non riuscì a riformare la giustizia, come avrebbe voluto, e alla grande nobiltà russa concesse nuovi privilegi. In particolare, non abolì né ridusse la servitù della gleba, che in Russia era ben più diffusa che nell’impero degli Asburgo. Anzi: fu costretta dalla nobiltà a prendere misure che appesantivano la vita dei contadini.

I COSACCHI DI PUGACEV

Ai tempi di Caterina II scoppiò una gigantesca rivolta capeggiata da un cosacco, di nome Pugacev. Personaggio crudele e astuto, Pugacev riuscì a far credere di essere il defunto zar Pietro III, del quale la moglie Caterina II si era sbarazzata con una congiura di corte. «Pietro III non è morto, Pietro III sono io!», andava ripetendo Pugacev. Non era soltanto vanità, ma anche intuizione politica: per legare a sé i contadini, occorreva presentarsi non come un ribelle, ma come il legittimo sovrano redivivo. Così il suo prestigio salì alle stelle. Istigati da Pugacev, si ribellarono cosacchi e nobili poveri. Le difficoltà della loro esistenza e la perdita di alcuni diritti li spinsero alla rivolta. Si unirono migliaia di servi della gleba. Occorsero quasi due anni perché le forze dell’esercito di Caterina avessero la meglio sugli uomini di Pugacev, che in tutto quel tempo avevano messo a ferro e fuoco una vasta area. Sconfitto e infine tradito dai suoi compagni, Pugacev fu condannato a morte. La presenza dei contadini nella grande rivolta fu rilevante a riprova delle difficili condizioni della loro esistenza. Era una massa imponente. Su cinque milioni di contadini russi, oltre quattro milioni erano servi della gleba, costretti all’obbedienza, talvolta comprati o venduti come bestiame.


Una formidabile macchina da guerra

Qualcosa di analogo stava capitando nei territori tedeschi. In Prussia, una regione nord-orientale della Germania, il re Federico Guglielmo I (1713- 1740) organizzò una formidabile macchina da guerra. Poteva mettere in campo un numero di soldati superiore alla Francia, ben disciplinati e appoggiati da una potente artiglieria. Il re introdusse, primo in Europa, la coscrizione obbligatoria. Arruolò sudditi prussiani, i quali erano obbligati a prestare il servizio militare per molti anni. Era un esercito nazionale (e non mercenario) e permanente. Costruì caserme per alloggiarlo e per addestrarlo. Il figlio Federico II impegnò l’esercito in due conflitti con i quali si aggiudicò la Slesia, una regione tedesca importante per le sue miniere e per le sue attività artigianali.

Le tante riforme di Federico II

Diffusione dell’istruzione; riforma della giustizia con la riduzione della pena di morte e l’abolizione della tortura negli interrogatori degli imputati; tolleranza religiosa verso gli ebrei: sono queste alcune delle riforme realizzate in Prussia durante il regno di Federico II (1740-1786). Federico dedicò molta attenzione alla cultura: amava circondarsi di artisti ed egli stesso fu scrittore e musicista. Migliorò le università e chiamò a Berlino, nell’Accademia delle Scienze, scienziati famosi e letterati illustri. Fu il primo sovrano europeo a cercare di rendere obbligatoria la scuola elementare. Per capire l’importanza di questa riforma, bisogna ricordare che a quell’epoca i contadini erano quasi tutti analfabeti. Inoltre anche le persone di idee avanzate ritenevano che fosse inutile, se non pericoloso, insegnare ai contadini a leggere e scrivere. Nella migliore delle ipotesi si pensava che fosse tempo sprecato; nella peggiore che, una volta resi istruiti, i contadini avrebbero imparato a organizzare proteste contro i signori.


Federico II di Prussia suona il flauto durante una festa organizzata nella sua reggia estiva di Sanssouci. Il re amava suonare quello strumento e comporre musica.

Maria Teresa ha bisogno di soldi

Nei territori governati dagli Asburgo (Austria, Ungheria, Boemia, Paesi Bassi, Ducato di Milano) vennero attuate grandi riforme durante il lungo regno di Maria Teresa (1740-1780). Furono necessarie perché lo stato si era impoverito a causa delle spese sostenute per le guerre. Fu perciò urgente raccogliere denaro con le tasse, ma queste non si potevano pretendere dai contadini, già tassati pesantemente. Fu naturale, allora, tassare le grandi ricchezze della Chiesa, fino ad allora esentate. Fu l’inizio di una politica rivolta a ridurre il potere della Chiesa in molti settori.

Le immunità abolite

Furono soppresse le tre immunità della Chiesa e dei suoi sacerdoti:
1. immunità reale, in base alla quale non era tassato tutto ciò che apparteneva alla Chiesa (edifici religiosi, terreni, oggetti preziosi avuti in eredità);
2. immunità personale: in caso di reato i preti erano giudicati da un tribunale ecclesiastico, composto da altri preti e organizzato dalla Chiesa;
3. immunità locale, anche detta «diritto di asilo», in base alla quale chiunque, anche un delinquente, poteva rifugiarsi all’interno di un luogo sacro, una chiesa o un convento, dove le guardie non avrebbero potuto entrare per catturarlo.

La tolleranza realizzata

Dopo la morte di Maria Teresa, salì al trono suo figlio, Giuseppe II. La politica verso la religione divenne allora ancor più incisiva. Nel 1781 l’imperatore emanò una patente di tolleranza, con cui concesse libertà di culto ai protestanti e ai greco-ortodossi. Garantì agli ebrei, fino ad allora discriminati, gli stessi diritti di tutti gli altri sudditi dell’impero. Inoltre fece chiudere conventi giudicati superflui, in quanto i loro frati non si dedicavano a opere utili alla società, come l’assistenza ai malati e l’istruzione. Nello stesso anno Giuseppe II emanò un editto che fece epoca, in quanto riconobbe il matrimonio come un contratto civile e non più religioso. In questo modo furono ammessi i matrimoni tra cattolici e persone di altre religioni, prima di allora vietati.

Un imperatore rivoluzionario

Giuseppe II abolì la servitù della gleba, che esisteva in Boemia e in Ungheria, concedendo ai contadini la libertà. Soppresse sia le decime (le percentuali di raccolto che i coltivatori erano obbligati a versare al clero), sia le corvées (i lavori gratuiti eseguiti nelle terre dei signori). La sua politica suscitò opposizione in tutti i gruppi sociali. Molti nobili si sentirono colpiti nei loro privilegi e i cattolici mostrarono malcontento. Ci furono rivolte in Ungheria e nei Paesi Bassi austriaci, che si separarono da Vienna costituendosi negli Stati Uniti del Belgio.

Qualcosa cambia anche in Italia

L’Italia aveva vissuto un lungo ciclo di decadenza, ma nel Settecento gli stati italiani conobbero un periodo di risveglio economico e di cambiamento politico. Uno degli stati più attivi nelle riforme fu la Toscana. Nel 1737 il Granducato di Toscana, fino ad allora governato dalla famiglia dei Medici, passò sotto il controllo dei Lorena, imparentati con gli Asburgo. Questo passaggio si rivelò positivo, soprattutto a partire dal 1765, l’anno in cui giunse a Firenze il granduca Pietro Leopoldo, figlio dell’imperatrice Maria Teresa. Appoggiato da competenti collaboratori, mise in atto interventi coraggiosi e innovativi. Affrontò la questione contadina, cercando di stimolare la produzione nelle campagne con provvedimenti che rivoluzionavano antiche consuetudini. Introdusse la libera circolazione dei cereali, principale prodotto delle campagne toscane: furono eliminati i dazi che contadini e commercianti dovevano un tempo pagare allo stato. Queste leggi protessero la Toscana dalla carestia che invece in altre parti d’Italia, come a Napoli, colpì duramente.

Più scuola e meno crudeltà

Da Pietro Leopoldo fu avvertita la necessità di fornire un’istruzione di base ai contadini, se si voleva farli partecipare al rinnovamento economico. Il governo toscano avviò le bonifiche nei territori paludosi della regione e divise le terre che appartenevano allo stato, concedendole ai contadini in cambio di modesti affitti. Nel settore della giustizia intervenne con una riforma di eccezionale significato (1786), che abolì la tortura e la pena di morte, riconobbe agli imputati il diritto di difendersi e prevedeva punizioni meno terrificanti di quelle che erano applicate a quel tempo dai giudici.

Le riforme nel Ducato di Milano

Anche nel Ducato di Milano, passato dalla dominazione spagnola a quella austriaca, si realizzarono grandi riforme. Tra quelle che lasciarono un segno positivo nella società si segnala la realizzazione del nuovo catasto, conosciuto come catasto teresiano. I catasti sono gli atti di registrazione di tutte le proprietà di immobili (case e terreni): misurano la loro dimensione e il loro valore. La novità del catasto teresiano consisteva nel fatto che le misurazioni erano precise e aggiornate, così che diveniva possibile conoscere l’esatta distribuzione della proprietà e il reddito prodotto. Su questa base fu poi ripartita in modo giusto l’imposta sulle case e sui terreni.

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