La Russia di Caterina II
I COSACCHI DI PUGACEV
Ai tempi di Caterina II scoppiò una gigantesca rivolta capeggiata da un cosacco, di nome Pugacev. Personaggio crudele e astuto, Pugacev riuscì a far credere di essere il defunto zar Pietro III, del quale la moglie Caterina II si era sbarazzata con una congiura di corte. «Pietro III non è morto, Pietro III sono io!», andava ripetendo Pugacev. Non era soltanto vanità, ma anche intuizione politica: per legare a sé i contadini, occorreva presentarsi non come un ribelle, ma come il legittimo sovrano redivivo. Così il suo prestigio salì alle stelle. Istigati da Pugacev, si ribellarono cosacchi e nobili poveri. Le difficoltà della loro esistenza e la perdita di alcuni diritti li spinsero alla rivolta. Si unirono migliaia di servi della gleba. Occorsero quasi due anni perché le forze dell’esercito di Caterina avessero la meglio sugli uomini di Pugacev, che in tutto quel tempo avevano messo a ferro e fuoco una vasta area. Sconfitto e infine tradito dai suoi compagni, Pugacev fu condannato a morte. La presenza dei contadini nella grande rivolta fu rilevante a riprova delle difficili condizioni della loro esistenza. Era una massa imponente. Su cinque milioni di contadini russi, oltre quattro milioni erano servi della gleba, costretti all’obbedienza, talvolta comprati o venduti come bestiame.