Popolazione in sviluppo

Un secolo rivolto al futuro

Per quanto riguarda la popolazione e l’economia, il Settecento ci porta vicino alla realtà contemporanea, quella in cui viviamo. Basta osservare la popolazione europea, che cominciò a crescere a un ritmo intenso come mai si era visto in passato. E tale crescita non si arresterà sino alla fine del Novecento. Anche l’economia si sviluppò a livelli mai raggiunti nel passato. Nelle campagne si sperimentarono nuovi sistemi di coltivazione. In alcune città sorsero le prime fabbriche, destinate a modificare radicalmente la vita degli uomini.

La popolazione europea aumenta

Una delle trasformazioni più evidenti si osserva nell’aumento della popolazione, che fu regolare e consistente. Prima del Settecento, ogni volta che la popolazione saliva, dopo qualche decennio si abbassava per effetto delle guerre, delle carestie, delle difficoltà economiche. Era un ciclo a fasi alterne, tra alti e bassi. Fra il 1700 e il 1800, invece, la popolazione europea passò da 118 a 193 milioni di abitanti: un aumento del 64% in un solo secolo. Nonostante questo forte aumento, l’Europa non era il paese più popolato del mondo: la Cina, in quello stesso periodo, aveva circa il doppio degli abitanti. Il balzo in avanti non ovunque avvenne nell’identica misura. Fu più marcato in Inghilterra, Prussia e Russia. In Italia la popolazione crebbe da 13 a 19 milioni di abitanti. Italia ed Europa colmavano così i vuoti prodotti dalle carestie, dalle epidemie e dalle guerre del Seicento.

Le ragioni della crescita

Quali sono le ragioni che spiegano la crescita della popolazione europea? La prima ragione fu la diminuzione e poi la scomparsa delle grandi epidemie di peste (le ultime scoppiarono a Marsiglia nel 1720 e a Messina nel 1743). Contò anche il complessivo miglioramento delle condizioni di vita. L’igiene individuale migliorò: la gente imparò a usare il sapone, a lavarsi di frequente, a tenere pulite le case. Indossò le maglie di cotone piuttosto che quelle di lana. Il cotone si lava più facilmente, mentre nella lana si insinuano le cimici, abituali compagne dell’uomo fino a quel momento. Tuttavia ciò che influì maggiormente fu il migliorato equilibrio tra popolazione e risorse. L’agricoltura fu in grado di soddisfare la domanda crescente di generi alimentari che proveniva dalla popolazione in aumento. Ciò avvenne grazie a nuove tecniche agricole e all’introduzione di macchine nel lavoro dei campi. Quindi le bocche da sfamare (in numero crescente) trovarono cibo in quantità sufficiente, perché la produzione dei campi salì in pari misura.

Città grandi (ma sporche)

Nel corso del XVIII secolo le città richiamarono molta popolazione. A Londra, ricostruita dopo l’incendio del 1666, la popolazione raggiunse il milione di abitanti. La seguivano Parigi, con 600 000 abitanti, Napoli con 400 000, Lisbona con 350 000. Tuttavia la vita in città non era affatto semplice. Le strade non erano lastricate, o erano lastricate assai male. Perciò si riempivano di fango a ogni pioggia. Non esistevano fognature: le acque di scarico delle case scorrevano in fossati maleodoranti in mezzo alle strade. Le condizioni igieniche erano pessime: sporcizia dappertutto, escrementi lasciati in strada per giorni, carogne di cani e gatti, puzzo asfissiante. Chi se lo poteva permettere si muoveva in carrozza, ma questo creava ulteriori complicazioni ai pedoni, i quali dovevano badare a non farsi travolgere. Le vie di Londra migliorarono dopo la promulgazione di una legge che impose la pavimentazione e la costruzione dei marciapiedi per i pedoni.

Migliora la qualità della vita

Migliorare la qualità della vita divenne un punto importante dei progetti di riforma dei sovrani del Settecento. Le città furono liberate dai luoghi sospettati di essere fonte di epidemie, come i macelli, i cimiteri nelle chiese, le concerie: tutte queste attività furono spostate all’esterno della città. L’illuminazione pubblica cambiò la vita delle capitali. Milano fu tra le prime grandi città europee ad avere lampioni a olio agli angoli delle strade principali. Intanto si diffuse il concetto di «edificio pubblico». Sorsero scuole, università, biblioteche, musei, e si aprirono piazze situate di fronte a essi. Inoltre furono inaugurati i primi giardini pubblici, luoghi di passeggio e di conversazione.

L’ILLUMINAZIONE DELLE STRADE

Generalmente scarsa, l’illuminazione pubblica migliorò col passare del tempo. Ancora una volta Londra fu all’avanguardia. Si racconta che nel 1780 il principe di Monaco, arrivato di sera nella capitale inglese, scambiò la normale illuminazione delle vie per una luminaria in suo onore. A Parigi furono a lungo in uso candele sistemate dentro a lanterne sulle facciate delle case. Luce ne mandavano poca, fumo invece tanto; inoltre si spegnevano facilmente. Nella seconda metà del secolo furono introdotte lampade a olio appese nel mezzo delle strade. Erano poste a un’altezza ritenuta sufficiente a ripararle dalle sassate: fracassare le lampade, infatti, era una forma di vandalismo molto diffusa.

Progressi nelle campagne

La società d’Antico Regime continuava a essere basata sulla prevalenza dell’agricoltura. Ciò significa che buona parte degli europei (circa 80 su 100) viveva del lavoro dei campi e che la fonte principale della ricchezza era l’agricoltura. Nelle campagne restavano sempre uguali le antiche consuetudini. Tuttavia si avvertivano segnali di cambiamento in diverse aree: in Inghilterra, in Olanda, nella Pianura padana. Un fattore di progresso riguardava le tecniche di coltivazione. In diverse campagne si adottò una rapida rotazione delle piante con l’abolizione o la riduzione del maggese (cioè del periodo in cui il terreno è lasciato incolto). Si cominciò a seminare trifoglio, erba medica o legumi, tutte piante che hanno la proprietà di arricchire il suolo di sali minerali. Al tempo stesso aumentarono i capi di bestiame allevati in moderni poderi. Dai bovini si ricavavano concime per i campi, latte, formaggi e carne.

Irrigazione e cascine

La nuova agricoltura era diffusa là dove l’uomo aveva costruito sistemi di irrigazione e di canalizzazione delle acque. Nella Pianura padana le cascine disponevano di prati irrigati tutto l’anno, adatti a essere coltivati intensamente. La cascina era un’azienda moderna, alla pari di quelle che si trovavano in Olanda e in Inghilterra. La produzione veniva venduta sul mercato. Le lunghe file di gelsi ai bordi dei campi stavano a indicare che si praticava la bachicoltura, da cui il contadino ricavava la seta grezza da vendere alle manifatture. Spesso si coltivavano anche piante tessili, come la canapa e il lino.

La lunga marcia del riso e del mais

Nella pianura Padana, nel Settecento ci fu la decisa avanzata del riso, che conquistò diverse aree del Vercellese, della Lomellina, del territorio di Vigevano. Accanto al riso, il mais si impose nelle coltivazioni. Riso e mais sono piante dall’altissima resa, a confronto del grano: il rapporto tra semina e raccolto è di 1:30 contro 1:4. Ciò significa che per ogni chilogrammo di seme piantato si ricavavano 30 chilogrammi di riso o di mais. Il mais avanzò anche nelle campagne della Spagna, della Francia meridionale, della Sicilia. La patata fu inizialmente rifiutata dai contadini, che la consideravano disgustosa e immangiabile. Dopo circa due secoli dalla sua importazione in Europa, dopo che alcuni cuochi insegnarono a cuocerla e cucinarla in modo gustoso, cominciò a essere coltivata in Inghilterra, in Polonia, in Irlanda. Si capì allora quali grandi possibilità di difesa dalle carestie offrisse quel tubero di origine americana.

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