La musica americana è l’espressione dei tanti popoli che, da altri continenti, arrivarono in America. Nelle piantagioni di cotone e caffè del Brasile, nei campi coltivati a zucchero delle Antille, gli africani schiavizzati portarono i suoni e i canti della loro terra, da cui avevano dovuto staccarsi. La religione diede poi una forte spinta allo sviluppo della cultura musicale americana. Molti degli stili musicali moderni derivano dal blues o dalla musica afro-americana (cioè nata in Africa e poi modificata in America), come il reggae, il jazz e lo stesso rock and roll.
Il blues, un canto triste
Il blues deriverebbe dai canti degli schiavi neri che lavoravano nelle piantagioni americane a fine Ottocento. Il colore blu, nella cultura anglosassone (cioè inglese e americana), è associato alla malinconia, alla tristezza. Questa musica, infatti, in origine esprimeva proprio la sofferenza di chi era stato strappato dalla propria terrae ridotto in schiavitù, e la tristezza per la vita quotidiana di stenti e fatiche che gli schiavi dovevano sopportare. Un’altra delle prime musiche afro-americane fu il jazz, nato all’inizio del Novecento. Il jazz è una musica che unisce la cultura africana, e precisamente quella del Senegal, con la cultura musicale inglese e francese.
La locandina di una manifestazione di musica blues.
Il candomblé, dall’Africa al Brasile
Un rito religioso afro-americano sorto in Brasile si chiama candomblé. È chiamato anche nago, per indicarne la provenienza: infatti esso si fa risalire al popolo africano dei Nagos, a cui appartenevano gli schiavi deportati in Brasile. Il culto candomblé si svolge in due parti, l’una nella casa delle divinità, l’altra nella casa degli antenati morti. Sono venerate divinità antiche, i santi o incantati, quali il dio del tuono, chiamato Tupan, il dio della guerra e la dea della foresta. I riti in onore di queste divinità si svolgevano con canti e danze.