La Francia nella rivoluzione

La rivoluzione politica del 1789

Nel febbraio del 1789 iniziarono le elezioni dei rappresentanti agli Stati generali. Al clero toccarono 291 deputati, 270 alla nobiltà. Il Terzo Stato, essendo composto dalla stragrande maggioranza dei francesi, ottenne una rappresentanza di circa il doppio rispetto agli altri due, fissata in 578 deputati. Il 5 maggio 1789 gli oltre mille deputati arrivarono a Versailles. Molti di loro non avevano alcuna intenzione di approvare i provvedimenti decisi da Luigi XVI senza discuterli. La sera stessa i rappresentanti del Terzo Stato, che erano tra loro concordi, si riunirono da soli, per discutere le richieste da sottoporre al sovrano.

L’Assemblea nazionale costituente

Poco dopo i rappresentanti del Terzo Stato si proclamarono Assemblea nazionale, dichiarando di essere gli unici rappresentanti della nazione. Si riunirono nella palestra della pallacorda, un gioco allora praticato nelle corti, e giurarono solennemente di voler dare alla Francia una Costituzione e di non sciogliersi senza prima avere raggiunto l’obiettivo. Ai rappresentanti del Terzo Stato si unirono diversi deputati del clero e della nobiltà, contrari alla monarchia assoluta. Gli Stati generali cambiarono nome, assumendo quello di Assemblea nazionale costituente (9 luglio 1789). Fu l’inizio della rivoluzione politica. I deputati dell’Assemblea cominciarono a scrivere gli articoli di una Costituzione, ossia di una legge fondamentale che avrebbe limitato i poteri della monarchia e stabilito i diritti e i doveri dei cittadini. Intanto preparavano una nuova organizzazione dello stato.

La caduta dell’Antico regime

Il re tentò di bloccare con la forza l’azione politica dell’Assemblea costituente, facendo confluire truppe a Parigi e a Versailles, ma ottenne il risultato opposto. In appoggio ai loro rappresentanti minacciati dal re, alcune migliaia di artigiani e borghesi della capitale si ribellarono. La maggior parte di loro erano membri della Guardia nazionale, un corpo armato di recente istituzione, che rispondeva agli ordini del Consiglio comunale di Parigi. Gli insorti presero d’assalto la Bastiglia, la prigione dove venivano rinchiusi i dissidenti. Era martedì 14 luglio 1789. In quattro ore la Bastiglia fu conquistata. Circa un centinaio di persone, tra guardie e assalitori, morì nell’attacco. Gli assalitori mozzarono le teste alle guardie e al loro capitano, poi le infilzarono sulle picche e le portarono come trofei per le strade di Parigi.

Il re cede

La protesta non si placò, così che Luigi XVI decise di venire a patti con i ribelli. Ritirò le truppe e riconobbe ufficialmente la Guardia nazionale, al cui comando fu posto il generale La Fayette. Egli era un nobile di idee liberali, famoso per aver preso parte alla Rivoluzione americana. Per calmare gli animi, il 17 luglio il re si recò di persona dal sindaco di Parigi, ricevendo in omaggio la coccarda tricolore, il nuovo emblema della città, che univa al colore bianco della monarchia, il blu e il rosso dei colori di Parigi.

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La demolizione di un simbolo
La presa della Bastiglia è considerata l’evento simbolo della Rivoluzione francese. L’immagine che ti presentiamo, però, non raffigura l’assalto del 14 luglio, bensì ciò che accadde pochi giorni dopo. Il dipinto si intitola infatti: La demolizione della Bastiglia, 20 luglio 1789.
La demolizione della Bastiglia cominciò pochi giorni dopo la sua presa: per questo l’autore data con precisione la scena. In cima alla fortezza gli uomini lavorano per abbatterla.

Molte pietre sono già cadute nel fossato che circonda la Bastiglia. Esse saranno poi riciclate nella costruzione di nuovi edifici.

La Bastiglia domina il dipinto con la sua mole imponente. È avvolta dal fumo; in parte è illuminata dalle fiamme degli incendi che divampano sullo sfondo. Per il pittore, l’enorme fortezza che a poco a poco si sgretola è un simbolo: rappresenta il crollo graduale dello Stato assoluto in Francia.

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