LA RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE

La rivoluzione nelle campagne

In luglio nuove e violente proteste scoppiarono in Francia. Questa volta le campagne furono al centro delle ribellioni. Protagonisti furono i contadini, che si armarono per occupare i castelli e bruciare gli archivi dove i signori custodivano i documenti. In quei documenti erano scritte le regole che per secoli avevano reso tanto dura la vita nelle campagne: ai contadini tasse e lavoro, ai nobili tutti i diritti. Violenze e proteste dilagarono a tal punto che anche i nobili presenti nell’Assemblea nazionale costituente accettarono le richieste dei contadini, pur di riportare la pace nelle campagne. Pertanto, tra il 4 e il 5 agosto 1789, l’Assemblea votò la soppressione dei privilegi della nobiltà. Per prima cosa furono abolite le tasse che i contadini pagavano ai signori per l’uso dei mulini, dei canali, dei campi. Furono inoltre abolite le corvées, ossia le prestazioni di lavoro obbligatorie e non retribuite che ogni contadino era costretto a svolgere nelle terre del signore. Fu infine soppresso il dovere di versare al clero una parte del raccolto (la cosiddetta decima).

Una dichiarazione fondamentale

Pochi giorni più tardi, l’Assemblea approvò un testo che doveva dare alla Francia un nuovo sistema di governo. Fu chiamato Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 agosto 1789). Il documento stabiliva i diritti fondamentali dell’uomo che nessuno poteva violare, neanche il sovrano: il diritto di libertà politica, religiosa, di pensiero, di proprietà. Inoltre sopprimeva la monarchia assoluta, affermando il principio che «ogni sovranità risiede nella nazione», ossia che il popolo è l’autorità suprema. Questa affermazione aveva un valore rivoluzionario, perché sino ad allora i sovrani governavano senza controllo e senza essere scelti dalla nazione.

Donne in marcia su Versailles

Luigi XVI esitò ad approvare le decisioni dell’Assemblea nazionale. Intanto, spinta dalla scarsità di pane, una folla composta per lo più di donne marciò da Parigi alla reggia di Versailles, distante circa trenta chilometri. Era lunedì 5 ottobre 1789. Alle donne si unirono alcuni deputati del Terzo Stato, che volevano obbligare il re e la sua famiglia a trasferirsi a Parigi. Sotto una pioggia scrosciante, quella folla raggiunse Versailles e si accampò nel recinto della reggia. Qualcuno osò sfondare i cancelli ed entrare, spingendosi fino in prossimità delle stanze del re e della regina. Ci furono tafferugli e morti, e alla fine la famiglia reale decise di lasciare il palazzo. Scortati dalla Guardia nazionale, Luigi XVI e Maria Antonietta furono portati a Parigi.

EDUCAZIONE alla CITTADINANZA

I DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino è un documento fondamentale, al quale si ispirano le attuali Costituzioni degli stati democratici.
Leggi alcuni articoli.

I rappresentanti del popolo francese, costituiti in Assemblea nazionale, considerando che l’ignoranza, la dimenticanza o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili [= irrinunciabili] e sacri dell’uomo. 
Art. 1 - Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune. 
Art. 2 - Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili [= che non verranno mai meno] dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. 
Art. 4 - La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così l’esercizio dei diritti naturali di ogni uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli stessi diritti. Questi limiti possono essere solo determinati dalla legge. 
Art. 6 - La legge è l’espressione della volontà generale. Tutti i cittadini hanno diritto di partecipare, personalmente o mediante loro rappresentanti, alla sua formazione. La legge deve essere uguale per tutti, sia che protegga sia che punisca. Tutti i cittadini hanno diritto di essere ammessi a tutte le cariche, posti e impieghi pubblici secondo le loro capacità e senza alcuna distinzione che quella delle loro virtù e capacità. 
Art. 10 - Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge. 
Art. 11 - La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, ma deve rendere conto dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.

1. Sottolinea nel testo del documento:
in blu il principio di uguaglianza di tutti gli uomini, qualunque sia la loro condizione sociale
in rosso il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge
in verde il principio della libertà religiosa
in arancio il principio della libertà di manifestazione del proprio pensiero

2. Come abbiamo detto, le moderne Costituzioni democratiche garantiscono gli stessi diritti della Dichiarazione del 1789. Cercali nei Principi fondamentali (art. 1-12) della Costituzione italiana: scrivi sui puntini quale articolo della nostra Costituzione garantisce i seguenti diritti:
uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge art. ...
diritto di tutti i cittadini di partecipare alla formazione delle leggi art. ...
diritto di esprimere il proprio pensiero art. ...
diritto di professare qualunque religione art. ...

3. Evidenzia nel testo della Dichiarazione la definizione di libertà. Ti sembra giusta?
Qual è la tua definizione di «libertà»?

Il nuovo stato

Intanto l’Assemblea riformò lo stato francese. Per far fronte al debito dello stato, un decreto stabilì la vendita dei beni nazionali, cioè dei beni della corona, della Chiesa e dei nobili, che i Comuni erano incaricati di vendere. I deputati decisero inoltre che le proprietà della Chiesa (terre, case, beni di varia natura) passassero allo stato e che una parte di queste fosse venduta ai privati. Quindi l’assemblea approvò la Costituzione civile del clero, una legge che trasformava la Chiesa francese. Stabiliva che parroci e vescovi dovevano essere eletti dai fedeli in assemblee pubbliche. Nella messa fu abolito l’uso del latino, perché lo si riteneva un sistema usato dagli aristocratici per nascondere al popolo il messaggio di giustizia contenuto nel Vangelo. Preti e vescovi dovevano giurare fedeltà alla Costituzione. Di fronte a tali cambiamenti, il clero si divise: circa una metà giurò fedeltà alla Costituzione; l’altra metà si rifiutò. Tra i vescovi (che erano la parte più ricca e importante del clero) solo 7 su 130 prestarono giuramento.

La Costituzione del 1791

L’Assemblea nazionale costituente terminò i suoi lavori nel settembre del 1791, approvando la Costituzione. Nasceva così la prima monarchia costituzionale francese e si realizzava la separazione dei poteri. Fare le leggi e dirigere la politica generale del paese fu prerogativa di una nuova assemblea, chiamata «Assemblea legislativa». Al re toccava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall’Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l’Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace. Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta dai cittadini. Il diritto di votare i deputati dell’Assemblea legislativa fu riservato solo agli uomini, al di sopra dei 25 anni e che pagassero tasse elevate. Le donne erano escluse dai diritti politici. Era una soluzione che accontentava i gruppi moderati della borghesia, mentre lasciava insoddisfatti i ceti popolari.


StoriaFacile 2
StoriaFacile 2