PARIGI INSORGE, COMINCIA LA RIVOLUZIONE
Nel Settecento la Francia è governata da una monarchia assoluta. I nobili e il clero non pagano le tasse. Tutte le tasse sono pagate dagli altri francesi, che formano il Terzo Stato. La Francia ha bisogno di soldi, per pagare l’esercito e le spese della reggia di Versailles. Per questo, il re Luigi XVI convoca gli Stati generali, un’assemblea in cui ci sono rappresentanti dei tre stati (clero, nobiltà e Terzo Stato). I rappresentanti del Terzo Stato si riuniscono in un’Assemblea costituente per dare alla Francia una nuova Costituzione ( PAROLA CHIAVE a pag. 265). Intanto il popolo di Parigi si ribella: il 14 luglio 1789 dà l’assalto alla Bastiglia, una fortezza per prigionieri politici. È l’inizio della Rivoluzione francese ( PAROLA CHIAVE a pag. 265).
LA FINE DELLA MONARCHIA
L’Assemblea costituente abolisce i privilegi di clero e nobiltà. Approva la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, dove stabilisce i diritti di libertà politica, religiosa e di opinione. Inoltre afferma che il popolo, e non il re, è la massima autorità. Nel 1791 la Francia si trasforma in una monarchia costituzionale, dove il potere del re è limitato da un’Assemblea eletta dai cittadini (maschi e benestanti) con il compito di scrivere le leggi. Il re Luigi XVI cerca di fuggire dalla Francia, ma è arrestato e ricondotto a Parigi. Intanto alcuni stati europei (Austria, Russia, Prussia, Spagna e Piemonte) dichiarano guerra alla Francia. Infatti temono che anche nei loro paesi, sull’esempio della Francia, scoppi una rivoluzione. Luigi XVI e i generali aristocratici vogliono la sconfitta della Francia, perché sperano di riacquistare il potere assoluto e gli antichi privilegi.