La Restaurazione

Cacciare il fantasma della rivoluzione

L’abdicazione di Napoleone nel 1814 fu accolta come la fine di un incubo dai sovrani che per oltre dieci anni avevano dovuto fronteggiare le armate francesi in ogni angolo dell’Europa, prima di riuscire a sconfiggerle. Alle grandi potenze vincitrici (Austria, Russia, Prussia, Gran Bretagna) si presentavano ora due problemi di difficile soluzione: riportare una pace stabile ed evitare che potesse nascere una nuova rivoluzione che anche nei loro stati, come era successo in Francia, avrebbe messo in discussione il potere dei re. I sovrani europei continuavano a pensare alla Rivoluzione francese come a un terribile fantasma, di cui temevano il ritorno. I rappresentanti degli stati europei si riunirono a Vienna e iniziarono le trattative nel novembre del 1814. Bisognava trovare un accordo tra esigenze spesso contrastanti. Prevalsero gli interessi degli stati che maggiormente avevano contribuito alla sconfitta di Napoleone.

I PROTAGONISTI DEL CONGRESSO DI VIENNA

Metternich, ministro degli Esteri dell’Austria. Fu uno degli uomini politici più influenti della storia europea. Diresse la politica estera dell’Austria dal 1814 fino al 1848.
Castlereagh, ministro degli Esteri della Gran Bretagna e sostenitore dell’alleanza contro Napoleone.
Nessel’rode, rappresentante di Alessandro I, zar di Russia.
Talleyrand, ministro francese che rappresentava Luigi XVIII, il re rimesso sul trono dopo l’abdicazione di Napoleone.

Equilibrio ed espansione

Durante il Congresso di Vienna, di fondamentale importanza fu considerato il criterio dell’equilibrio. L’obiettivo era evitare l’eccessivo potere di uno stato rispetto a tutti gli altri. La questione principale, e anche la più delicata, riguardava la Francia. Tra i ministri che si erano riuniti a Vienna vi fu accordo sulla necessità di non umiliare la Francia sconfitta. Il territorio francese fu riportato ai confini dell’antico regno, cioè quelli del 1789, prima della rivoluzione. Fu favorito il ritorno sul trono di un discendente dell’antica dinastia borbonica, Luigi XVIII. I Borboni si ripresero anche l’altro grande regno europeo, quello spagnolo, che era stato per più di dieci anni in mano francese. Allo scopo di tenere a freno la Francia furono creati degli «stati cuscinetto», che dovevano formare una barriera attorno alla Francia, una specie di cordone di sicurezza. Questi «stati cuscinetto» erano i Paesi Bassi (uno stato creato con l’unione di Belgio e Olanda), la Confederazione svizzera, la Prussia e il Regno di Sardegna.

I compensi dei vincitori

Le grandi potenze vincitrici di Napoleone ampliarono i loro territori.
• La Prussia si ingrandì notevolmente a oriente, a spese della Polonia, e a sud, a spese di diversi stati tedeschi.
• La Russia, invece, mise le mani sulla Finlandia e sulla Bessarabia, una regione turca situata sul mar Nero. Ottenne inoltre il totale controllo della Polonia che fu consegnata allo zar, cui spettava la nomina del sovrano polacco.
• L’Austria ampliò i suoi possedimenti prendendosi alcuni territori, tra cui la Lombardia e il Veneto in Italia.
• Fu creata la Confederazione germanica, con capitale Francoforte: si trattava di un’alleanza politica tra gli stati tedeschi, presieduta dall’imperatore austriaco Francesco I d’Asburgo. I rappresentanti dei singoli stati tedeschi si riunivano periodicamente nella Dieta di Francoforte, un’assemblea fornita però di scarsi poteri.
• L’Inghilterra allargò ancora di più la sua area di influenza, ottenendo diverse isole nel mar dei Caraibi, nell’oceano Indiano, nell’Atlantico meridionale e nel Mediterraneo. Quest’ultimo, con il controllo di Malta e delle isole del mar Ionio che un tempo appartenevano a Venezia, divenne a tutti gli effetti un mare inglese.

Riportare indietro le lancette della storia?

A Vienna non ci si limitò a ridisegnare la carta politica dell’Europa. I negoziatori interferirono nella vita interna dei singoli paesi, cercando di far trionfare l’assolutismo dei re. Questo è il motivo per cui gli storici definiscono «Restaurazione» il periodo che cominciò nel 1814. «Restaurare» significa appunto rimettere le cose al loro posto e cioè, nel caso dell’Europa di inizio Ottocento, come stavano prima di essere sconvolte dai profondi mutamenti della Rivoluzione francese e dell’età napoleonica. Tuttavia era difficile, se non impossibile, riportare gli stati e la politica alla situazione che c’era prima del 1789. Alcune riforme attuate da Napoleone non potevano essere cancellate senza provocare danni alle amministrazioni statali. Tutti, forse anche i più convinti conservatori, dovevano ammettere che il Codice Napoleone era uno strumento importante per l’attività dei giudici.

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L’Europa fatta a pezzi
Sui giornali dell’epoca furono pubblicate alcune vignette satiriche sul Congresso di Vienna. Si tratta di disegni che prendono in giro o criticano alcuni aspetti del Congresso. Osserva la vignetta che ti presentiamo qui sotto.
Il ministro francese Talleyrand si è rifugiato sotto il tavolo. Il disegnatore vuole sottolineare la debolezza della Francia al tavolo delle trattative.
In realtà, Talleyrand fu molto attivo e riuscì a evitare perdite territoriali al suo paese.
All’estrema destra c’è anche Napoleone che, dopo essere fuggito dall’isola d’Elba, in quel momento stava cercando di recuperare il trono francese per poi trasmetterlo al figlio.
I re e gli imperatori tagliano o strappano pezzi di una carta dell’Europa. Il disegnatore vuole dire che, al Congresso di Vienna, le maggiori potenze europee si spartirono i territori «sulla carta», senza tenere conto delle esigenze e delle aspirazioni dei popoli.

Il Congresso non ascolta i popoli

A Vienna furono del tutto ignorate le aspirazioni politiche dei popoli, che si erano sviluppate in Francia durante la Rivoluzione francese, e negli altri stati d’Europa durante l’Impero napoleonico: la libertà, la Costituzione, il Parlamento, il diritto di voto. Tutto questo fu negato. A Vienna non trovò ascolto neppure un’altra grande aspirazione, che cominciava allora a diffondersi: l’indipendenza nazionale. Con l’inizio dell’Ottocento, infatti, era nata l’idea di nazione, dapprima nella mente di pochi, poi in settori sempre più ampi della società. In alcuni paesi europei occupati o divisi, come la Polonia, la Germania e l’Italia, cominciavano ad avanzare richieste di indipendenza e di unificazione del popolo in un unico stato.

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L’Italia dopo il Congresso di Vienna
Dal Congresso di Vienna uscì cambiata anche la situazione politica dell’Italia.
I Savoia aggiunsero al Regno di Sardegna (che comprendeva Piemonte e, appunto, Sardegna) i territori dell’ex Repubblica di Genova.

L’Austria ottenne il controllo di un ampio territorio nell’Italia del nord-est, creando il Regno del Lombardo-Veneto.

L’Austria, inoltre, controllava indirettamente tre stati: Parma, Modena e la Toscana erano affidati a sovrani imparentati con gli Asburgo.

Sui troni di Napoli e di Palermo tornarono i Borbone, che nel 1816 unificarono l’Italia meridionale e la Sicilia nel Regno delle Due Sicilie, governato dal re Ferdinando I.

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