LA FINE DELLE RIVOLUZIONI

La fine delle rivoluzioni

La «Primavera dei popoli» (così fu chiamata quella successione di rivoluzioni del 1848) finì rapidamente. Nell’Impero austriaco, dopo qualche limitata concessione, l’imperatore Francesco Giuseppe oppose un netto rifiuto alle richieste di riforme liberali e non concesse l’indipendenza al Lombardo- Veneto, alla Boemia e all’Ungheria. Nel giugno del 1848 ordinò che Praga, capitale della Boemia insorta, fosse bombardata. Poco dopo a Vienna furono incarcerati i rivoluzionari, cioè gli uomini che si erano battuti per la Costituzione. Più difficile si rivelò sconfiggere la resistenza ungherese. I patrioti ungheresi, guidati dal liberale Lajos Kossuth, seppero tenere testa agli austriaci per diversi mesi, finché non furono costretti alla resa. In Prussia, il re Federico Guglielmo IV riacquistò il controllo dei suoi territori sciogliendo d’autorità il Parlamento che si era riunito a Francoforte.

In Francia torna l’impero

In Europa i sovrani avevano ripreso il controllo della situazione. Tutto ciò che i liberali avevano ottenuto nel 1848, anche solo per pochi mesi, fu soppresso. L’assolutismo sembrava invincibile. Persino in Francia si instaurò un governo antidemocratico. Nel 1851 Luigi Napoleone attuò un colpo di stato, facendosi proclamare imperatore con il titolo di Napoleone III. Egli riuscì a fare ciò perché ottenne l’appoggio dei conservatori (molto presenti tra i contadini, la burocrazia e gli uomini di Chiesa), impauriti dal possibile successo dei socialisti nelle imminenti elezioni. Dopo il colpo di stato, le elezioni furono abolite e con esse le principali libertà acquisite nel 1848.


Le truppe piemontesi a Goito (presso Mantova), dove il 30 maggio 1848 riportarono una vittoria in battaglia contro gli austriaci.

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