I PROTAGONISTI

Donne del Risorgimento

La fase della realizzazione dell’unità d’Italia, tra il 1820 e il 1861, è chiamata «Risorgimento», perché è il periodo in cui l’Italia, da molti secoli «morta» come realtà politica dopo la caduta dell’Impero romano, risorge, cioè rinasce come stato unito e indipendente. Anche le donne furono protagoniste del Risorgimento. Fu un fatto nuovo: mai prima di allora vi era stata una presenza femminile così attiva sulla scena della storia d’Italia.
Luigia sulle barricate
Milano, marzo 1848: il popolo insorge contro gli austriaci. Tra tanti uomini di tutte le età e di tutte le categorie sociali, si vede una donna con le armi in pugno. È Luigia Battistotti. Ai fianchi porta una fascia tricolore; imbraccia un fucile, mentre incita i compagni alla battaglia. Durante le Cinque giornate di Milano si distingue negli scontri contro le truppe austriache, catturando tre soldati nemici. Si è vestita da uomo, raccogliendo i capelli in un ampio copricapo, per poter guidare un reparto composto da un centinaio di milanesi.

Il coraggio di Anita
La donna più celebre del Risorgimento italiano è senz’altro Anita, la moglie di Garibaldi. I due si conobbero in Uruguay, quando lei aveva solo 18 anni. Anita fu a fianco del marito in numerose battaglie e morì di malaria nella pineta di Ravenna, nel 1849, dopo un mese di marce forzate per scappare da Roma, occupata dai francesi.


Personaggi da scoprire...E RICORDARE

Quelle citate in queste pagine non furono le uniche eroine risorgimentali.
Con i tuoi compagni, puoi effettuare una ricerca su testi o su internet su altre protagoniste del Risorgimento, come:
• Giulia Calame Modena
• Rosalia Montmasson
• Caterina Franceschi Ferrucci
• Tonina Marinelli
• Enrichetta Di Lorenzo Lazzari
• Adelaide Bono Cairoli

L’inglese che amava l’Italia
Diverse donne che si appassionarono al Risorgimento italiano erano straniere. L’inglese Jessie White sposò il garibaldino Alberto Mario. Mazzini la chiamò «Giovanna d’Arco della causa italiana». Infermiera in ben quattro spedizioni di Garibaldi, giornalista, fu tra le prime a studiare i problemi sociali dell’Italia meridionale.

Una vita come un romanzo
Alcune donne aprirono i loro salotti ai patrioti per parlare dei nuovi ideali di libertà, altre accolsero gli esuli nelle loro case, altre ancora offrirono il loro aiuto come infermiere o fondarono scuole o asili per orfani. Durante la repubblica di Roma, nel 1849, l’organizzazione degli ospedali fu affidata alla patriota lombarda Cristina Trivulzio di Belgiojoso. Nata in una famiglia aristocratica e ricchissima, ebbe una vita quasi romanzesca e straordinaria per una donna dell’Ottocento: oltre a partecipare agli eventi del Risorgimento, fondò e diresse giornali e scrisse libri.

LEGGERE le IMMAGINI

Le cucitrici di camicie rosse
I pittori ritrassero molte volte le patriote, che potevano essere sia donne del popolo sia donne dell’aristocrazia. Oltre alle poche che impugnarono le armi e combatterono sulle barricate, gli artisti celebrarono anche le donne che condivisero gli ideali patriottici dei loro compagni restando nell’ombra. In quest’ultimo senso è celebre il quadro del pittore Odoardo Borrani, dal titolo Le cucitrici di camicie rosse.

Il quadro è ambientato in una stanza di una casa borghese, come dimostrano l’arredamento della camera stessa e l’abbigliamento delle donne.
Le donne cuciono in silenzio, concentrate nel loro lavoro. Sui volti si legge un misto di speranza e di apprensione, forse perché temono per la sorte dei loro uomini: le camicie che stanno cucendo con impegno saranno indossate sui campi di battaglia.
Le camicie rosse erano la divisa dei garibaldini, cioè dei volontari che combattevano agli ordini di Garibaldi. Le indossarono fin dal 1843, combattendo in Sud America. Le prime camicie rosse sarebbero state confezionate con la tela con cui si fabbricavano i grembiuli dei macellai, che erano di colore rosso per nascondere le macchie del sangue degli animali macellati.

StoriaFacile 2
StoriaFacile 2