Fare gli italiani

La quinta nazione europea

Il nuovo stato italiano si inserì tra le maggiori nazioni d’Europa. Per numero di abitanti (22 milioni su una superficie di 259 320 Km2) occupava la quinta posizione dopo Russia, Impero d’Austria, Francia e Gran Bretagna. Era una cifra in crescita: alla fine del secolo gli italiani sarebbero stati 33 milioni. Ciononostante l’Italia non poteva considerarsi una grande potenza, a causa soprattutto della sua debolezza economica.

Un paese ancora arretrato

Il nuovo stato italiano prese l’iniziativa di fare una serie di statistiche per conoscere la vera realtà del paese. La statistica industriale, ultimata nel 1876, fece conoscere ai politici una situazione arretrata. Su 28 milioni di abitanti, gli operai erano meno di 400 000. Nell’industria, il settore principale era quello tessile, che però era arretrato: impiegava molta manodopera femminile e giovanile non specializzata e utilizzava poche macchine. Gli imprenditori incontravano difficoltà nel competere con le industrie straniere, meglio attrezzate e che producevano a costi inferiori. Chiedevano di conseguenza dazi doganali a difesa della produzione nazionale. L’agricoltura presentava un quadro differenziato. La Val Padana era l’area più sviluppata, grazie a grandi opere di bonifica e di irrigazione. Nel Sud invece continuavano a prevalere i latifondi, con una scarsa resa. Tuttavia nel Meridione c’erano aree di eccellenza con colture specializzate (ortaggi, frutta, agrumeti, vigneti), soprattutto nelle zone irrigue di Sicilia, Puglia e Campania.

La delusione del Sud

In Italia meridionale una parte della popolazione era scontenta. Da secoli i contadini meridionali vivevano in condizioni di estrema miseria, e molti di loro avevano creduto che, con il cambiamento politico dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, ci sarebbe stato anche un cambiamento sociale: speravano che le terre dei nobili sarebbero state distribuite ai contadini e ci sarebbe stata meno miseria. Invece questo non avvenne; anzi, le tasse imposte dalla Destra fecero impoverire ancora di più molta gente. Così, dopo il 1861, ci furono nel Sud diverse ribellioni organizzate da bande di briganti, talvolta appoggiate dalla popolazione. Il brigantaggio fu un fenomeno che coinvolse le campagne meridionali per quattro anni, dal 1861 al 1865. Si manifestò con l’azione di bande di fuorilegge che rubavano, attaccavano le guarnigioni militari, occupavano edifici pubblici, commettevano delitti anche a scopo politico, con l’uccisione di personaggi importanti della società locale.

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