L’Europa in guerra

Le illusioni di inizio secolo

Il secolo in cui sono nati i tuoi genitori, ossia il XX secolo, iniziò con grandi speranze per il futuro. In Europa i progressi della scienza e lo sviluppo economico sembravano promettere un avvenire di pace e di benessere. Queste speranze furono invece spazzate via da una guerra impressionante per numero di stati coinvolti, di soldati chiamati al fronte, di armi impiegate, di distruzioni e di vittime. Anche la sua durata (ben cinque anni, dal 1914 al 1918) fu eccezionale. La Prima guerra mondiale, però, non scoppiò improvvisa: le sue cause, infatti, risalgono alla fine dell’Ottocento, quando si accumularono diversi motivi di tensione tra le grandi potenze europee. Da una parte vi era il raggruppamento centro-orientale, guidato da Germania e Austria-Ungheria (questi due stati erano chiamati «Imperi centrali»). Dall’altra vi era quello occidentale, guidato da Francia e Gran Bretagna. Per un certo tempo, i due gruppi riuscirono a convivere senza conflitti, ma ben presto l’equilibrio europeo si ruppe, quando le aspettative delle grandi potenze non furono più soddisfatte.

Un principe ucciso a Sarajevo

Come abbiamo visto nel capitolo 4, una delle aree più critiche d’Europa era quella dei Balcani. Fu proprio nei Balcani che si accese la scintilla che fece scoppiare una guerra mondiale. Domenica 28 giugno 1914, a Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina da poco annessa all’Austria, un terrorista serbo uccise l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e sua moglie. L’attentato era gravissimo, perché compiuto contro il nipote dell’imperatore ed erede al trono d’Austria-Ungheria. Ad assassinarlo fu Gavrilo Princip, esponente di un’organizzazione che si batteva per un grande stato serbo, contro il governo austriaco.

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L’Europa del 1914
1 Benché legata alla Triplice Alleanza, nel 1915 l’Italia entrerà in guerra contro l’Austria per conquistare il Trentino e la Venezia- Giulia, le regioni che mancavano per completare l’unità nazionale.

2 La Grecia si alleò con la Triplice Intesa perché tradizionalmente ostile all’Impero turco, che da secoli dominava nel Mediterraneo orientale.

3 L’Impero austriaco era molto grande. Però aveva un elemento di debolezza: al suo interno vivevano popolazioni di diverse nazionalità (italiani, slavi, polacchi, boemi), che aspiravano all’indipendenza.

4 La Serbia voleva costruire un grande stato balcanico: per questo era ostile all’Austria (che regnava su molte popolazioni slave dei Balcani).

5 Ormai in grave crisi, l’Impero ottomano si alleò con gli Imperi centrali per fronteggiare le mire espansionistiche della Russia.

Le dichiarazioni di guerra

Il governo di Vienna decise che bisognava punire una volta per tutte la Serbia, a cui fu attribuita la responsabilità politica dell’attentato. Esattamente un mese dopo, il 28 luglio 1914, l’Austria firmò la dichiarazione di guerra alla Serbia, e subito la invase sino a bombardare la capitale, Belgrado. Immediatamente scattò il sistema delle alleanze, per cui uno stato in guerra doveva essere aiutato dagli alleati. Nel giro di pochi giorni, le principali potenze entrarono nel conflitto. La Germania, alleata dell’Austria, dichiarò guerra alla Francia, che si era schierata a fianco della Serbia. Quindi invase il Belgio, violandone la neutralità, allo scopo di puntare direttamente su Parigi. L’attacco tedesco fornì alla Gran Bretagna il motivo per entrare anch’essa in guerra a sostegno della Francia, sua alleata. Anche il terzo alleato della Triplice Intesa, la Russia, entrò nel conflitto attaccando la Germania.

L’illusione della «guerra lampo»

Alla fine di agosto del 1914, a due mesi dall’attentato di Sarajevo, tutte le grandi potenze europee erano entrate in guerra. Da una parte gli stati della Triplice Intesa: Francia, Gran Bretagna, Russia; dall’altra Germania e Austria- Ungheria, mentre l’Italia si dichiarò neutrale. Il pretesto iniziale della guerra (pro o contro la Serbia) passò in secondo piano. Gli obiettivi erano ben altri: il predominio in Europa e nelle colonie in Africa e Asia. La maggior parte dei generali si illudeva che il conflitto sarebbe stato di breve durata: qualche veloce movimento di truppe, qualche grande battaglia e poi sarebbe arrivata la pace. Le strategie si basavano su spostamenti veloci delle truppe, grazie all’impiego dei treni, delle navi e dei primi autocarri. I comandanti tedeschi erano i più convinti di poter vincere con la cosiddetta «guerra lampo» ed erano sicuri che in sei settimane i loro reggimenti sarebbero entrati a Parigi. «A Natale a casa», pensava l’imperatore tedesco e con lui tutti i suoi generali.

I tedeschi fermati alle porte di Parigi

Nel primo mese sembrò che l’avanzata dei tedeschi fosse inarrestabile. Dal Belgio si spinsero in territorio francese, puntando sulla capitale. Per bloccare l’invasione tutto l’esercito della Francia, al comando del generale Joseph Joffre, fu spostato lungo il fiume Marna, a poche decine di chilometri da Parigi. Lo appoggiavano alcune divisioni britanniche.

La battaglia della Marna

Sulla Marna, oltre due milioni di soldati si fronteggiarono in uno scontro terribile (6-12 settembre). Contro ogni previsione, l’avanzata tedesca fu bloccata, tanto che molti parlarono di «miracolo della Marna». Quella battaglia dimostrò che le manovre rapide non erano più possibili, costringendo i generali a cambiare strategia. Essi passarono dalla guerra lampo alla guerra di posizione e di logoramento. Tra i due eserciti fu scavata una linea di trincee di oltre 800 km, lungo la quale francesi e tedeschi per quattro anni avrebbero continuato a combattersi, senza però riuscire a spostare di molto le rispettive posizioni.

La guerra di trincea

La Prima guerra mondiale divenne così una guerra di trincea: lì si concentrarono gli sforzi di ogni esercito. Le trincee erano fossati scavati nella terra e protetti con filo spinato. Nella trincee di prima linea, quelle più esposte al fuoco nemico, c’erano stabilmente solo pochi soldati, con nidi di mitragliatrici a protezione. Quando l’ordine di attacco veniva impartito, i soldati si spostavano dalle loro trincee a quelle in prima linea; poi si lanciavano all’attacco verso la trincea avversaria, in condizioni di massima esposizione al fuoco nemico. Nei cinque anni di guerra, in quegli stretti cunicoli trovarono la morte milioni di soldati, costretti a vivere come topi e a morire per lo scoppio improvviso di una granata, oppure perché colpiti da un proiettile sparato da lontano, o trafitti in uno scontro all’arma bianca, o soffocati dalle armi chimiche.

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In prima linea
Erich Maria Remarque è uno scrittore tedesco che partecipò alla Prima guerra mondiale, combattendo sul fronte occidentale, dove si fronteggiavano gli eserciti tedesco e francese. L’esperienza della guerra ispirò il suo libro più famoso, Niente di nuovo sul fronte occidentale. Leggiamo un brano tratto da quest’opera, in cui sono descritte le condizioni dei soldati nelle trincee.
"La prima linea è una specie di gabbia in cui si soffre l’attesa nervosa di ciò che sta per avvenire. Viviamo sotto il tiro incrociato delle granate, nella tensione dell’ignoto. Sopra di noi pende il caso. Quando un colpo arriva, tutto quel che posso fare è tentare di rannicchiarmi; dove arriverà il colpo non posso sapere né influirvi. È appunto questo che ci rende indifferenti. La notte è insopportabile; dormire non si può. Ce ne stiamo accoccolati, guardando fissi davanti a noi. Abbiamo i volti incrostati di fango, le teste vuote, siamo stanchi morti: quando viene l’attacco, certuni bisogna svegliarli a suon di pugni… Siamo magri e spossati dalla fame. Il nostro vitto è tanto cattivo che ne siamo malati. I fabbricanti in Germania si sono fatti ricchi signori; ma a noi la dissenteria brucia le budella. Bisognerebbe mostrare a quelli che stanno a casa queste facce grigie, gialle, miserabili, rassegnate, queste figure curve a cui la colica spreme il sangue dal corpo. Le nostre mani sono terra, i nostri corpi fango, i nostri occhi pozzanghere di pioggia. Non sappiamo quasi se siamo ancora vivi."
(da E. M. Remarque, Niente di nuovo sul fronte occidentale)

Guerra industriale

La guerra del 1914-1918 fu il primo conflitto di natura industriale. Ogni esercito fu rifornito di imponenti mezzi di artiglieria: mine, bombe a mano, fucili, mitragliatori, veicoli blindati, cannoni. Le prime automobili e i primi camion furono utilizzati per il trasporto delle truppe. I treni vennero blindati e armati con cannoni. Nei cieli si alzarono i primi aerei, fragili velivoli usati prevalentemente per scopi di ricognizione delle linee nemiche. Sui mari si scontrarono grandi corazzate. Furono anche impiegati gas tossici, che portavano alla morte per asfissia e avvelenamento chimico.

Economia di guerra

In tutti gli stati si affermò l’economia di guerra: ciò significa che una parte consistente delle fabbriche, e quindi degli operai e dei tecnici, fu impiegata nella produzione di armi. Occorreva infatti che gli eserciti fossero regolarmente riforniti di armi, munizioni, soldati. Svanita l’illusione della guerra lampo, divenne chiaro che, per la vittoria finale, sarebbero stati decisivi tre fattori:
• grandi quantità di uomini da mandare al fronte; 
• un sistema industriale sviluppato; 
• una rete ferroviaria efficiente, per rifornire costantemente di uomini e mezzi le linee al fronte.
In tutti i paesi belligeranti, le esigenze dell’esercito venivano prima di tutto e ciò inflisse enormi privazioni e sofferenze alla popolazione civile. I governi organizzarono il razionamento dei viveri ai civili, poiché le risorse agricole e alimentari erano destinate prima di tutto ai militari. Venne perciò stabilita la (scarsa) quantità di alcuni alimenti essenziali, come il pane, la carne, lo zucchero, che ogni cittadino poteva acquistare.


Il soccorso ai soldati feriti sul campo di battaglia (1914).

STORIA & memoria

Terra di nessuno

Un campo di battaglia della Grande guerra.



I primi aerei da guerra erano dotati di mitragliatrici. In seguito furono utilizzati per sganciare bombe su installazioni militari e città. Proprio i bombardamenti aerei furono responsabili del maggior numero di vittime civili.

Le comunicazioni avvenivano tramite telefono, piccioni viaggiatori o staffette. La staffetta era un soldato incaricato di portare un messaggio a un altro reparto dell’esercito, che si trovava a distanza.

I carri armati sono grandi veicoli a motore, protetti da una corazza e montati su cingoli.

La terra di nessuno era il tratto di terreno che separava le trincee degli eserciti avversari. I soldati dovevano percorrerla di corsa sotto il fuoco dell’artiglieria, per cercare di raggiungere la trincea nemica.

I dirigibili e i palloni frenati erano impiegati per ricognizione, cioè per vedere dall’alto le dimensioni, la disposizione e la dotazione di armi dell’esercito nemico.

L’artiglieria era formata da cannoni e mitragliatrici, che sparavano sulle trincee nemiche e sui soldati lanciati all’assalto.

Le trincee erano profonde circa due metri ed erano costruite a zigzag. Sui parapetti erano sistemati sacchi di terra, muretti di sassi e reticolati di filo spinato.

Razzi di diversi colori servivano per dare ordini o per illuminare di notte il campo di battaglia.

Bilancio dell’anno 1914

L’esercito tedesco dovette combattere su due fronti: a occidente era in posizione di attacco contro la Francia; a oriente (insieme con gli austriaci) stava sulla difensiva per limitare l’avanzata delle armate russe. Gli eserciti austro-tedeschi, al comando del generale Hindenburg, fermarono i russi in una serie di battaglie a Tannenberg (nell’attuale Polonia settentrionale) e vicino ai laghi Masuri (nella Polonia nordorientale). Alla fine del 1914, primo anno di guerra, il conflitto non aveva dato esiti risolutivi. La pace si allontanava, anche perché era aumentato il numero dei paesi belligeranti. Infatti il Giappone aveva dichiarato guerra alla Germania, nella prospettiva di impadronirsi delle colonie tedesche nel Pacifico e in Cina. Sul fronte opposto, la Turchia era scesa in campo a fianco dei tedeschi e degli austriaci, allo scopo di evitare l’avanzata russa nei Balcani. Intanto gli inglesi attaccarono in Africa le colonie tedesche. La guerra aveva così raggiunto una dimensione effettivamente mondiale.

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I fronti di guerra (1914-1916)

StoriaFacile 3
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