La forza e la propaganda
La fabbrica del consenso
Per ottenere l’approvazione dei cittadini, insieme con i sistemi repressivi, le dittature usarono mezzi non violenti. «Fabbrica del consenso» è un modo di dire che indica l’insieme dei meccanismi organizzati per raggiungere un duplice scopo:1. impressionare il popolo, attraverso false informazioni diffuse con tutti i mezzi di comunicazione allora disponibili (discorsi in piazza, giornali, radio, cinema);
2. inquadrare il popolo come se fosse un unico e compatto corpo militare.
«Un popolo, un impero, un capo»
Al potere in Germania dal 1933, Hitler riteneva di dover realizzare una perfetta unione tra il popolo tedesco e il regime nazista, secondo lo slogan: «Un popolo, un impero, un capo». Per raggiungere questo risultato, si servì di molte tecniche. Organizzò raduni di migliaia di persone, che si trasformavano in grandiose manifestazioni, sul modello delle parate militari. Le più coinvolgenti si svolgevano di notte. I partecipanti portavano torce accese e si disponevano in modo da formare una grande croce uncinata (svastica), simbolo del nazismo. Tutti insieme intonavano inni nazisti, che si concludevano con l’acclamazione Heil Hitler! («Salute, Hitler!»), gridata a piena voce alzando il braccio destro con la mano aperta. I raduni terminavano spesso con un discorso di Hitler, che con voce tonante scandiva frasi a effetto, adatte a suscitare forti emozioni. I luoghi delle manifestazioni potevano essere gli stadi o le piazze. Erano addobbati con bandiere della Germania e del nazismo. Tutto il cerimoniale era studiato per dare una sensazione di potenza, di ordine e di disciplina militare.Le Olimpiadi di Berlino
Il ministro tedesco della propaganda, Joseph Goebbels, convinse Hitler a presentare la candidatura di Berlino per le Olimpiadi del 1936. I Giochi olimpici potevano essere l’occasione per mostrare al mondo la potenza tedesca e la superiorità degli atleti di razza ariana. In un tripudio di svastiche, il 1° agosto 1936 i Giochi olimpici di Berlino furono inaugurati. Il protagonista fu però un atleta di colore, l’americano Jesse Owens, che vinse le corse dei cento e dei duecento metri, e il salto in lungo, con grande disappunto di Hitler. Piuttosto che premiare quell’atleta di colore, Hitler preferì abbandonare lo stadio. Non sopportava l’idea che un atleta nero si fosse fatto beffa delle tesi razziste sulla superiorità della razza ariana.L’ARCHITETTO DI HITLER
La regia delle manifestazioni naziste fu affidata a uomini di spettacolo e a famosi architetti, come Albert Speer, collaboratore del nazismo, che progettò molti edifici pubblici costruiti in quegli anni. Hitler affidò a Speer l’incarico di disegnare una nuova Berlino. L’architetto disegnò un enorme edificio con una cupola che richiamava quella di San Pietro a Roma, ma con un diametro sei volte maggiore. Sulla sommità della costruzione avrebbe campeggiato un’aquila dorata, che stringeva fra gli artigli la croce uncinata. Al fondo di un lungo viale, Speer immaginò un arco simile all’Arco di Trionfo di Parigi, ma anche in questo caso molto più grande. Sulla superficie dell’arco dovevano essere incisi i nomi di tutti i caduti tedeschi nella Prima guerra mondiale. Quasi nessuno degli edifici progettati fu però realizzato, a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939.