Giornali senza libertà
La radio si ascolta in piazza
Malgrado fosse stata inventata da un italiano, Guglielmo Marconi, la radio non era ancora molto diffusa in Italia. Solo poche famiglie avevano acquistato un apparecchio radiofonico, che costava molto. Nel 1920 in Italia erano state vendute meno di 50 000 radio (su una popolazione di 40 milioni di abitanti). La maggioranza degli italiani ascoltava la radio nei locali pubblici, nelle piazze, nelle scuole e nelle sedi del Partito fascista. Le prime trasmissioni furono diffuse nel 1924 dall’URI (Unione Radio Italiana), che poi prese il nome di EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche). C’era una sola rete: i programmi comprendevano musica di vario genere (opere, concerti, musica da ballo), notiziari e trasmissioni di informazione politica.IL RUOLO DELLA DONNA: DARE FIGLI ALLA PATRIA
I fascisti furono ossessionati dall’idea che fosse necessario far crescere di numero la popolazione italiana. Nella quantità degli abitanti vedevano la forza della nazione. Per questo motivo, diedero aiuti in denaro alle famiglie numerose. Il ruolo della donna, per il fascismo, era solo quello di moglie e di madre di molti figli. Fu creato un ente, chiamato Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (ONMI), che forniva servizi di assistenza alle donne in attesa di partorire, alle madri e ai neonati. L’ONMI istituì la «Giornata della Madre e del Fanciullo», a cui è dedicato il manifesto pubblicitario che vedi in questa pagina. Il governo fascista cambiò anche il calendario, contando gli anni a partire da quello della marcia su Roma. Quindi l’anno XV corrisponde al (scrivilo tu).