Trionfano gli egoismi nazionali
La crisi del 1929 (la puoi ripassare nel capitolo 8) aveva provocato crescita della disoccupazione, riduzione dei redditi, fallimenti di banche e industrie. Nella maggior parte dei casi, i paesi coinvolti risposero alla crisi con soluzioni protezionistiche. L’autarchia, introdotta da Mussolini e poi imitata da Hitler, fu la massima forma di chiusura economica. Al tempo stesso incoraggiarono la fabbricazione di armi. Diedero finanziamenti statali alle industrie del settore bellico e moltiplicarono gli acquisti di equipaggiamento militare e di armi. Autarchia e riarmo furono le due facce dello stesso atteggiamento, che incoraggiarono scelte aggressive. Divenne ovvio pensare che le risorse mancanti in patria (come il petrolio e altre materie prime) si potessero acquisire con la conquista di nuovi territori. La politica di massiccio riarmo serviva appunto a queste guerre di conquista.
Lo spazio vitale
Hitler proclamava di volere la guerra come riscatto dalla sconfitta tedesca del 1918 e come mezzo per ottenere ciò che alla Germania mancava. Questo patrimonio mancante lo chiamava «spazio vitale». Secondo lui, 85 milioni di tedeschi (in questa cifra conteggiava anche popolazioni di lingua tedesca che vivevano in Austria, Polonia, Italia, Cecoslovacchia) dovevano poter disporre di risorse agricole, di miniere e di industrie in quantità ben superiori a quelle che avevano. La guerra di conquista avrebbe fornito ai tedeschi lo spazio vitale. Anche Mussolini, che aveva esaltato gli italiani con la conquista dell’Etiopia (vedi capitolo 8), pensava a nuove espansioni nell’Adriatico e nei Balcani. Nel 1939 occupò l’Albania, che cessò di esistere come stato indipendente.
Totalitarismo d’Oriente
Negli anni Trenta, Germania e Italia scoprirono che nell’Estremo Oriente si stava formando uno stato totalitario come il loro: il Giappone. Nel 1931 aveva occupato una regione della Cina, la Manciuria, e l’aveva sottomessa imponendo un governo fantoccio. Nel 1936 Germania e Giappone siglarono un accordo contro l’Unione Sovietica, che entrambi detestavano perché comunista, e che temevano, perché era una grande potenza mondiale. In quello stesso anno Hitler e Mussolini firmarono un patto di aiuto militare, chiamato «Asse Roma-Berlino». Si stava quindi formando un collegamento fra tre paesi totalitari e aggressivi. Erano tutti segnali che, a meno di vent’anni dalla conclusione della Prima guerra mondiale, un’altra guerra era vicina.