Un futuro da costruire

La guerra, seme di violenza

La Seconda guerra mondiale provocò danni impressionanti in Europa. I bombardamenti aerei avevano raso al suolo case e fabbriche nelle città, e interrotto strade e ferrovie. I soldati tedeschi in ritirata praticarono il metodo della «terra bruciata», incendiando e distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino e facendo molte vittime. Anche gli eserciti alleati non risparmiarono le popolazioni: in Italia furono numerosi gli episodi di violenza sulle donne. In Germania i maltrattamenti commessi dai soldati russi dell’Armata Rossa furono orribili. Ne furono vittime soprattutto le donne e i militari polacchi e tedeschi. In Polonia, nella primavera del 1940, la polizia segreta comunista uccise 15 000 ufficiali e intellettuali polacchi, catturati durante l’invasione.

Tragedie morali

Oltre alle distruzioni materiali, la Seconda guerra mondiale provocò profonde conseguenze nell’animo delle popolazioni. Quando conobbero le atrocità commesse dai nazisti in Europa e dai giapponesi in Asia, le persone ne furono turbate. Solo a guerra conclusa il mondo seppe che i nazisti avevano sterminato il 94% degli ebrei abitanti in Germania e nei paesi occupati. La Shoah (vedi il capitolo 10, lezione 3) fu una ferita profonda, ancora oggi non rimarginata. Uno dei frutti più inquietanti della guerra fu la bomba atomica. La sua potenza distruttiva, come si vide nei bombardamenti sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, generò paura per il futuro dell’umanità.

Il processo di Norimberga

Le verità sul nazismo cominciarono a essere pubbliche nel corso del processo di Norimberga (1945- 1946). Un tribunale militare internazionale (istituito da Gran Bretagna, Francia, USA e URSS) mise sotto processo 24 dirigenti del regime nazista, con l’accusa di aver preparato una guerra di aggressione, di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Gli accusati si difesero dichiarando di non essere stati a conoscenza dei fatti o di avere ubbidito a ordini superiori, impartiti da Hitler. Undici furono condannati a morte, sette a pene detentive o all’ergastolo, gli altri furono liberati.

I grandi si incontrano a Yalta

Torniamo indietro di qualche mese, all’inizio del 1945, quando ancora infuriavano i combattimenti ma la Germania era a un passo dalla sconfitta. I tre capi di stato delle potenze antinaziste, Churchill per la Gran Bretagna, Stalin per l’Unione Sovietica e Roosevelt per gli Stati Uniti, si incontrarono per discutere del futuro assetto internazionale. Il più importante di questi incontri si tenne a Yalta, in Crimea, nel febbraio del 1945. I tre leader stabilirono le linee generali del futuro del mondo dopo la guerra. Adottarono il principio delle sfere di influenza, cioè delle aree che ciascuna potenza poteva controllare:
• i territori che, durante la guerra, erano stati occupati dagli eserciti anglo- americani dovevano entrare nella sfera d’influenza dei paesi occidentali, cioè appunto di Stati Uniti e Inghilterra;
• i territori che, durante la guerra, erano stati occupati dai russi dovevano entrare nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica, e quindi avere un governo comunista e un sistema economico diretto dallo stato, come quello sovietico.

LEGGERE le CARTE

L’Europa divisa in due
La carta mostra la situazione che si determinò dopo la Seconda guerra mondiale. L’Europa è divisa in due aree: una democratica, sotto l’influenza degli Stati Uniti, l’altra comunista, sotto l’influenza e il controllo dell’Unione Sovietica.

L’Europa centro-occidentale era interamente nell’area di influenza statunitense. In quei paesi furono instaurati governi democratici, con l’eccezione di Spagna e Portogallo, governati da dittature fasciste.

L’Europa orientale finì sotto l’influenza sovietica: si trattava dell’area che era stata occupata dall’Armata Rossa negli ultimi mesi di guerra. In questi paesi furono imposti governi comunisti strettamente legati al Partito comunista sovietico. Fece eccezione la Jugoslavia, dove fu instaurato un governo comunista (diretto dal maresciallo Tito) che nel 1948 si rese autonomo dall’URSS.

Dopo il 1945, l’URSS ottenne il riconoscimento delle conquiste di guerra, che comportavano una grande espansione. Entrarono a far parte del territorio sovietico le tre repubbliche baltiche (Lettonia, Estonia, Lituania) e le regioni conquistate invadendo i territori della Polonia e della Germania orientale.

Due Germanie (e due Berlino)

I tre capi di stato riuniti a Yalta decisero inoltre che, a guerra conclusa, la Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione, assegnate alla Francia, alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. Dopo quattro anni di occupazione militare da parte dei paesi vincitori della guerra, nel 1949 la Germania fu divisa in due stati distinti: la Germania occidentale, chiamata «Repubblica federale tedesca», con capitale Bonn, e la Germania orientale, chiamata «Repubblica democratica tedesca», con capitale Berlino Est. Una linea netta di separazione divise le due Germanie:
• la Germania occidentale apparteneva all’area di influenza degli Stati Uniti, aveva un governo democratico e un’economia capitalista;
• la Germania orientale era nella sfera di potere sovietico, con governo ed economia di carattere comunista. Berlino fu a sua volta divisa in due settori: quello orientale, controllato dai soldati sovietici, e quello occidentale, controllato da americani, inglesi e francesi.

LEGGERE le CARTE

Le due Germanie
La carta mostra la divisione della Germania nel 1949.

La Germania occidentale, o Repubblica federale tedesca (RFT), entrò nell’area di influenza americana.
La sua capitale era Bonn.

La Germania orientale, o Repubblica democratica tedesca (RDT), entrò nell’area di influenza russa. La sua capitale era Berlino, a sua volta divisa in due parti sotto il controllo delle due superpotenze.

Il piano Marshall

Alla fine della guerra gli Stati Uniti concessero ai paesi dell’Europa occidentale grandi aiuti, sotto forma di prestiti di denaro e di generi alimentari. Nel 1947 il Segretario di stato (equivalente del nostro ministro degli Esteri) George Marshall lanciò il Programma di Ricostruzione Europea (ERP), conosciuto come «piano Marshall». Secondo questo piano, dovevano essere utilizzate grandi quantità di dollari per rifornire l’Europa di materie prime, di denaro e di prodotti industriali necessari a rimetterne in sesto l’economia. Era urgente portare l’Europa fuori dalla crisi, anche nell’interesse americano. Infatti se l’agricoltura e l’industria americane, la cui produzione era raddoppiata durante il conflitto, non avessero trovato uno sbocco nel mercato europeo, l’economia statunitense sarebbe ripiombata in una crisi simile a quella del 1929: gli americani avevano bisogno che gli europei tornassero a essere abbastanza ricchi da poter acquistare i prodotti dell’industria statunitense. Il piano Marshall aveva anche un obiettivo politico: doveva rafforzare i rapporti di dipendenza dei paesi dell’Europa occidentale dagli Stati Uniti. In particolare, l’obiettivo degli USA era quello di tenere legati a sé i paesi nei quali i partiti comunisti avevano ottenuto alte percentuali di voti alle prime elezioni del dopoguerra (Italia e Francia).

Gli sconfitti in guerra vincono la pace

In Europa, dopo la guerra, capitò qualcosa di inatteso. Il paese vincitore, la Gran Bretagna, stentò più degli altri a riprendersi sul piano economico. La carta annonaria, cioè il documento che dava diritto all’acquisto di quantità limitate di cibo, fu mantenuta per diversi anni, mentre negli altri stati venne in genere abbandonata alla fine della guerra. Invece i paesi sconfitti si ripresero più rapidamente. La Germania occidentale attuò una rapida ricostruzione delle fabbriche, delle città, delle strade e delle ferrovie danneggiate dai bombardamenti. Iniziò uno sviluppo economico eccezionale soprattutto nei settori più avanzati, come l’industria dell’auto, la chimica e la siderurgia.


STORIA & memoria

Ricostruire Berlino, ricostruire l’Europa

Una città simbolo
Berlino è una specie di simbolo delle vicende storiche dell’Europa nel XX secolo. Capitale della Germania, fu la città dove Hitler elaborò i suoi folli progetti di dominio del mondo. Al termine della Seconda guerra mondiale, appariva quasi una città fantasma. Ovunque macerie, case sventrate, strade dissestate. Tutte le infrastrutture erano distrutte, il traffico urbano bloccato, non c’erano né gas né acqua.

Una città divisa
Nel dopoguerra Berlino fu divisa in due settori. Quello occidentale era controllato da inglesi, francesi e americani; quello orientale, invece, era controllato dai russi. Nacque così una città in cui si confrontavano due realtà opposte: a est una capitale del comunismo nel cuore dell’Europa; a ovest una città del capitalismo occidentale. Tale divisione fu accentuata con la costruzione del muro che separava Berlino in due settori (1961). I cittadini di Berlino est non potevano passare a Berlino ovest.

Una piazza racconta la storia di Berlino
Fin dall’Ottocento, Potsdamer Platz era la piazza principale di Berlino, con i suoi caffè, i ristoranti e gli alberghi sempre affollati di turisti A . Durante la Seconda guerra mondiale, la piazza subì pesanti bombardamenti. Rimase a lungo un luogo desolato, con edifici che andavano in rovina. Quando, nel 1961, fu costruito il muro, i vecchi edifici furono abbattuti. Il muro passava proprio attraverso la piazza, ormai ridotta a un vastissimo spiazzo deserto B . Dopo la caduta del comunismo, avvenuta nel 1989, e la riunificazione della Germania, la piazza fu totalmente ridisegnata con l’opera di diversi architetti, tra cui l’italiano Renzo Piano, che fu incaricato di dirigere tutta l’operazione. Piano progettò una piazza che ospitava case di abitazione, centri commerciali, sedi culturali e di spettacolo C .

La rinascita
Oggi Berlino è tornata a essere una capitale dell’Europa. Capitale della Repubblica Federale di Germania e sede del suo governo, ha circa tre milioni di abitanti ed è uno dei più importanti centri politici, culturali, economici d’Europa. Berlino offre oltre 170 tra musei, collezioni e gallerie d’arte. Tra questi vi è il Museo Ebraico, costruito dall’architetto Daniel Libeskind e inaugurato nel 2001: è uno dei più suggestivi musei che ricordi la tragedia della Shoah.



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