La vita ricomincia tra le macerie
All’indomani della guerra, l’Italia era un paese con gravissimi problemi economici. Rispetto al 1938, la produzione agricola era diminuita del 60%: ciò comportava problemi di rifornimenti alimentari, tanto che continuava a prosperare la Borsa nera. Circa il 20% delle fabbriche era stato distrutto dai bombardamenti. Tra quelle rimaste in funzione, molte erano state utilizzate per la produzione di materiali di guerra, perciò dovevano essere riconvertite a una produzione adatta al tempo di pace. I bombardamenti aerei avevano distrutto o lesionato anche molte case. Di conseguenza, moltissime persone erano rimaste senza alloggio: avevano dovuto stabilirsi presso parenti o trasferirsi in edifici pubblici provvisoriamente adibiti a ospitare i senza tetto. Da questa situazione, il paese cominciò lentamente a riprendersi anche grazie agli aiuti americani del piano Marshall. Gli aiuti americani, come abbiamo visto, avevano anche un significato politico. Erano lo strumento per convincere gli italiani che il sistema americano era superiore al comunismo, perché portava benessere e libertà.
Un paese con forti squilibri
Nonostante la lenta ripresa del dopoguerra, l’Italia rimase un paese di forti squilibri. Secondo la Commissione parlamentare incaricata di un’inchiesta sulla miseria, il reddito medio per abitante era di 349 000 lire a Milano e di 66 563 ad Agrigento. Nel 1953 gli italiani avevano un reddito che era meno della metà di quello dei francesi e poco più di un terzo di quello dei belgi. Altro grave problema era la disoccupazione: nel 1954 il paese contava oltre due milioni e duecentomila persone senza lavoro, con un aumento di ben 300 000 disoccupati rispetto al 1950.
La rinascita della cultura
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la ripresa economica si accompagnò alla ripresa culturale dell’Italia. Caduto il fascismo, gli artisti furono finalmente liberi di esprimersi. Il dramma della guerra appena conclusa e la lotta partigiana contribuirono alla nascita di una corrente artistica e letteraria chiamata «neorealismo». In letteratura, il neorealismo fu rappresentato da autori e opere che si proponevano di descrivere la realtà del nostro paese, in particolare quella dei ceti più poveri. La materia di queste opere era spesso tratta dalla storia recente o dall’attualità: la guerra, la Resistenza, la difficile situazione dell’Italia negli anni dell’immediato dopoguerra. Gli scrittori neorealisti adottarono un linguaggio non letterario, che spesso usa termini dialettali o gergali. Tra i maggiori scrittori neorealisti ricordiamo Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Elio Vittorini, Italo Calvino. Un altro campo in cui il neorealismo realizzò autentici capolavori è il cinema. Alcuni film neorealisti descrivono in modo veritiero le sofferenze subite dal popolo italiano durante la guerra e l’occupazione tedesca. Altri si concentrano sulla realtà italiana del dopoguerra, di cui rappresentano tutte le difficoltà: la povertà, la mancanza di lavoro, l’arretratezza del Sud.