La pace impossibile, la guerra improbabile

La guerra fredda

Dopo gli Stati Uniti, che per primi avevano realizzato la bomba atomica (e l’avevano usata contro il Giappone nel 1945), nel 1949 anche l’Unione Sovietica si dotò dell’ordigno nucleare. Con il nucleare la guerra diretta tra le due superpotenze diveniva improbabile, perché essa non avrebbe determinato né vinti né vincitori, ma solo sterminate distruzioni dall’una e dall’altra parte. Anche l’amicizia tra le due superpotenze fu impossibile, in quanto si confrontavano due sistemi del tutto opposti: il capitalismo contro il comunismo. Il mondo era entrato nell’epoca della «guerra fredda»: una guerra mai combattuta direttamente, ma sempre preparata e a volte fatta combattere da altri in aree strategiche. Un esempio di queste guerre locali, in cui le due superpotenze si affrontarono a distanza, lo hai studiato nel capitolo 13: la guerra in Vietnam.

Alleanze militari

Subito dopo la guerra, aumentò a dismisura il numero di armi convenzionali e atomiche. Mai nella storia vi erano stati così imponenti arsenali militari come quelli messi insieme dopo la Seconda guerra mondiale. Per controllare questo processo di militarizzazione, USA e URSS organizzarono due contrapposte alleanze militari. Quella occidentale, conosciuta come «Patto Atlantico» o «NATO», fu sottoscritta nel 1949, con la partecipazione degli USA, del Canada e di stati dell’Europa occidentale. Il campo opposto rispose con il «Patto di Varsavia», siglato nel 1955 tra l’URSS e sette stati dell’Europa comunista.

Distensione e crisi

Tra USA e URSS una possibilità di distensione sembrò esserci dopo la morte di Stalin, che dal 1924 governava lo stato sovietico. Il suo successore, Nikita Krusciov, nel 1956 denunciò i crimini commessi da Stalin, che erano costati la vita a milioni di oppositori interni. L’URSS sembrava rinnovarsi in senso democratico, ma fu una breve illusione. Già nello stesso anno, il 1956, carri armati sovietici invasero un paese dell’Est, l’Ungheria. Volevano far cadere il governo ungherese, socialista e democratico, sostenuto dal popolo. I sovietici temevano che l’esempio ungherese potesse contagiare gli altri paesi comunisti dell’Est Europa.

La debolezza dell’ONU

Nel clima della guerra fredda, ebbe scarso peso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Fu istituita nel 1945 a New York a seguito dell’accordo tra 50 stati, con la finalità di preservare la pace e di favorire lo sviluppo mondiale. Al suo interno le decisioni principali spettavano al Consiglio di sicurezza. Fu composto, fino al 1965, da cinque stati membri permanenti (i vincitori della guerra: Francia, URSS, Gran Bretagna e USA, più la Cina) e sei non permanenti, scelti a turno tra gli altri stati. I cinque stati permanenti avevano diritto di veto. Ciò significa che ciascuno di loro poteva bloccare ogni decisione non gradita. USA e URSS adoperarono il diritto di veto per bloccare le decisioni che andavano a svantaggio proprio o di uno dei paesi amici. Altro punto di debolezza fu che l’ONU non disponeva di un proprio esercito da poter inviare per fermare i conflitti. Furono USA e URSS, nell’epoca della guerra fredda, a impedire la nascita di forze armate internazionali sotto le bandiere dell’ONU. Per lo stesso motivo non ebbe successo la Commissione per l’energia atomica, sorta nel 1946 allo scopo di garantire l’uso pacifico dell’energia nucleare.

LEGGERE le CARTE

L’Europa al tempo della guerra fredda
La carta mostra i paesi europei aderenti alle due contrapposte alleanze formatesi dopo la guerra mondiale.
NATO
È la sigla di North Atlantic Treaty Organization, ossia «Organizzazione del trattato del Nord Atlantico». Scopo della NATO era di fornire coordinamento e mutua assistenza in materia di difesa. In caso di aggressione a uno dei paesi membri, doveva scattare un’alleanza militare contro l’aggressore. Era formata da: USA, Canada, Francia, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Islanda, Portogallo, Italia e successivamente Turchia, Grecia e Germania federale. Altri dodici stati, per lo più europei, aderirono alla NATO dopo la fine dei governi comunisti.

Patto di Varsavia
Era l’equivalente in campo opposto. Si chiamò così perché il patto fu firmato nella capitale della Polonia da URSS, Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Repubblica democratica tedesca, Ungheria, Polonia, Romania.

STORIA & memoria

La Chiesa e il mondo

Di fronte ai due grandi conflitti mondiali della prima metà del XX secolo, la Chiesa di Roma e le altre Chiese cristiane erano apparse impotenti, nonostante l’opera di assistenza svolta a favore delle popolazioni. Vi furono ritardi ed esitazioni nel condannare le forme di crudeltà assunte dalla guerra, in particolare la Shoah. Tutto ciò contribuì a ridurre la credibilità della Chiesa di fronte ai propri fedeli.

Il concilio che cambiò la Chiesa
Un cambiamento importante si ebbe con il pontificato di Angelo Roncalli, che fu papa con il nome di Giovanni XXIII dal 1958 al 1963. Il papa indisse il concilio Vaticano II (1962-1965). Come ricorderai, il concilio è la riunione dei vescovi, con il compito di discutere questioni che riguardano tutta la Chiesa. Il concilio Vaticano II fu concluso dal suo successore, Paolo VI. Prese importanti decisioni: riformò la messa, che da quel momento fu recitata in italiano o nelle lingue dei diversi paesi (mentre prima era recitata in latino) e con il sacerdote rivolto verso i fedeli; diede risalto alle figure dei vescovi; favorì il confronto tra la Chiesa cattolica e le altre religioni cristiane; accentuò l’attenzione della Chiesa per le questioni sociali di interesse mondiale.
Un papa innovatore
Giovanni XXIII favorì un ripensamento sul modo di esprimere e di vivere la fede. Questo orientamento portò i cristiani a un impegno diretto a fianco dei poveri, degli oppressi e degli sfruttati. Il papa si fece promotore della pace, in un’epoca dominata dalla guerra fredda. Scrisse a tale scopo l’enciclica Pacem in terris («Pace in terra») nel 1963.

Paolo VI, papa viaggiatore
Paolo VI manifestò attenzione verso il mondo anche con numerosi viaggi, che per la prima volta portarono un papa in tutti i continenti. Tra le sue numerose encicliche, ricordiamo la Populorum progressio («Il progresso dei popoli») del 1967, sullo sviluppo e la giustizia sociale nel Terzo mondo. In occasione di un viaggio in Palestina, incontrò il patriarca della Chiesa ortodossa, Atenagora, e annullò la scomunica che nel 1054 aveva portato alla separazione delle due Chiese. Fece decadere la scomunica ai comunisti, che un suo predecessore, Pio XII, aveva lanciato nel 1948.
La rinuncia ai simboli del potere
Furono importanti anche i gesti simbolici di Paolo VI. Egli rinunziò alla tiara (detta anche triregno), un ricco copricapo che era stato il simbolo del potere supremo dei papi. Avviò una riforma della Chiesa che la rese più autonoma dal potere politico. Paolo VI fu il primo papa a viaggiare in aereo per recarsi in luoghi lontani. Fu importante il viaggio negli Stati Uniti, nel 1965. In quella occasione tenne un discorso sulla pace di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il muro di Berlino

I rapporti tra Est e Ovest peggiorarono nel 1961. In quell’anno a Berlino, nella zona della città da loro controllata, i sovietici costruirono un muro di divisione, difeso da guardie armate e percorso da filo spinato. Il muro impediva che gli abitanti di Berlino est scappassero a Berlino ovest. Era la prova più evidente della separazione che divideva in due l’Europa intera. L’ex primo ministro inglese Churchill la definì «cortina di ferro» (ossia tenda di ferro), per indicare la rivalità tra capitalismo e comunismo che aveva spezzato in due l’Europa.

La crisi dei missili a Cuba

Nel 1959 ebbe successo una rivoluzione socialista nell’isola di Cuba, situata nei Caraibi, non distante dalle coste statunitensi. La rivoluzione fu guidata da Fidel Castro che, una volta conquistato il potere, instaurò un regime comunista. La ricchezza principale dell’isola era rappresentata dallo zucchero, raffinato in aziende in mano a cittadini degli Stati Uniti. Castro espropriò le raffinerie americane, trasformandole in aziende statali. Gli americani risposero impedendo la vendita dello zucchero cubano nel loro territorio. A quel punto, per poter sostenere l’economia del paese, Fidel Castro decise di chiedere protezione all’Unione Sovietica, che fornì aiuti a Cuba, garantendo l’acquisto di tutta la produzione di zucchero. In cambio, Castro permise ai sovietici di installare postazioni militari sull’isola. Quando il presidente americano John Kennedy fu informato del pericolo che il suo paese correva, intervenne ordinando il blocco navale dell’isola (1962). La tensione tra USA e URSS in quei giorni fu altissima e solo il ritiro dei missili da Cuba scongiurò una guerra nucleare tra le due superpotenze.

CASTRO E I SUOI GUERRIGLIERI

Cuba era una repubblica indipendente, ma di fatto sottoposta al controllo politico e militare degli Stati Uniti. Era governata dal dittatore Fulgencio Batista. Un giovane avvocato, Fidel Castro, di idee democratiche e radicali, si mise a capo di un gruppo di guerriglieri. Dopo una prima sconfitta, ritornò a Cuba con i suoi uomini. A loro si unì il medico argentino Ernesto Guevara (detto «il Che»). Sbarcati a Cuba, i guerriglieri ebbero il consenso della popolazione. Nel gennaio del 1959 i cittadini della capitale, l’Avana, insorsero e Batista si diede alla fuga. Castro instaurò un governo di tipo comunista seguendo il modello sovietico.


LEGGERE le IMMAGINI

Un salto verso la libertà
Questa foto fece il giro del mondo. Mostra uno dei primi uomini che riuscirono a fuggire da Berlino est. Era un soldato della Germania orientale che scappava saltando in un punto in cui il muro era poco fortificato.

StoriaFacile 3
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