Le elezioni del 1994
Alle elezioni del 1994 si fronteggiarono due coalizioni, cioè due schieramenti politici. La prima, di Centro-Destra, era formata da Lega Nord, un gruppo di ex democristiani, Forza Italia e Alleanza Nazionale (nuovo nome del MSI, partito dell’estrema Destra). Nello schieramento avversario, denominato «Progressisti», si raccolsero uomini di Centro-Sinistra di diversa provenienza politica. La vittoria elettorale andò alla coalizione di Centro-Destra e il capo dello stato, Oscar Luigi Scalfaro, affidò l’incarico di formare il governo a Berlusconi. Il governo durò appena pochi mesi, perché la Lega Nord tolse il suo sostegno per il mancato accoglimento delle proposte federaliste.
L’Italia in Europa
Nel 1996 si tennero nuove elezioni, vinte dalla coalizione dell’Ulivo (Centro- Sinistra), guidata dal professore Romano Prodi. Il governo Prodi orientò le sue scelte in direzione dell’integrazione europea e fece interventi per ridurre l’alto debito pubblico. L’Italia riuscì così a entrare tra gli undici paesi che il Parlamento europeo, nel 1998, accettò come partecipanti alla moneta unica europea, l’euro. Nel maggio del 1999 Carlo Azeglio Ciampi (che, come ministro del Tesoro del governo Prodi, era stato uno degli artefici dell’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria europea) fu eletto presidente della Repubblica a grandissima maggioranza.
Torna la corruzione
Tra il 2001 e il 2008 si alternarono governi di Centro-Destra e di Centro-Sinistra. Dal 2008 al 2011 il governo fu di nuovo presieduto da Berlusconi. Intanto, però, una serie di inchieste della magistratura su di lui, per diverse ipotesi di reato, indebolì la sua credibilità nazionale e internazionale. Altre inchieste coinvolsero amministratori pubblici, uomini politici della Destra e, in misura minore, della Sinistra. Ciò dimostrava il ritorno della corruzione, in una forma perfino più estesa rispetto ai tempi di Tangentopoli, e anche con il coinvolgimento di uomini politici nelle attività della criminalità organizzata.
La crisi di inizio secolo
All’inizio del nuovo millennio l’economia italiana entrò in una delle crisi più gravi della sua storia. Era il riflesso di una situazione di difficoltà che coinvolgeva tutta l’Europa e gli Stati Uniti, mostrando l’interdipendenza fra l’economia di ogni paese e il resto del mondo. I segnali erano evidenti: fallimenti di imprese, crescita della disoccupazione (che nel 2013 era intorno al 12%, e quella giovanile al 40%), crescita del debito pubblico, comuni e regioni prossimi alla bancarotta.