I cambiamenti politici

Mani pulite

Negli anni Ottanta la direzione del paese fu affidata a governi di Centro-Sinistra. Nel 1992, però, ebbe inizio una serie di inchieste giudiziarie che, partite dal tribunale di Milano, interessarono un po’ tutte le città italiane. Le indagini dei magistrati, chiamate «Mani pulite», portarono allo scoperto una rete di rapporti illegali tra politici, imprenditori e funzionari dello stato. Si inventò il termine «Tangentopoli» («Città della tangente») per indicare due aspetti illegali:
1. alcuni uomini politici e amministratori pubblici chiedevano denaro (la tangente) in cambio di permessi e favori (questo reato si chiama concussione);
2. uomini d’affari versavano denaro a funzionari e uomini politici, in modo da essere favoriti nell’assegnazione di lavori pubblici finanziati con i soldi dello stato, ossia dei cittadini (questo reato di chiama corruzione).
I soldi avuti illegalmente servivano ad arricchire le singole persone oppure a finanziare i partiti politici oppure a ottenere entrambi quegli esiti.

La crisi dei vecchi partiti

Nelle inchieste dei giudici furono coinvolti pressoché tutti i partiti. Il PSI e la DC persero più di altri la fiducia dei loro elettori, indignati per gli scandali. La Democrazia cristiana sostituì i suoi vecchi dirigenti, cambiò nome, ma non riuscì a ottenere i voti di prima. Analoga sorte toccò ai socialisti. Il Partito comunista, che non era stato al governo e che quindi era stato meno investito dagli scandali di Mani pulite, subì comunque un profondo cambiamento negli anni Novanta, a causa della caduta dei regimi comunisti dell’Est europeo: il partito troncò ogni legame con le esperienze del comunismo nei paesi dell’Est e adottò una politica riformatrice. Si divise tra una maggioranza favorevole a queste trasformazioni (Partito Democratico della Sinistra, PDS) e una minoranza più legata al passato (Rifondazione comunista).

Nuovi partiti

Nella generale crisi dei partiti tradizionali, si formarono nuove organizzazioni politiche. Nell’Italia settentrionale ebbe successo la Lega Nord, un movimento politico nato come protesta contro la corruzione e come difesa degli interessi economici della parte settentrionale del paese. Tra gli obiettivi della Lega Nord, guidata da Umberto Bossi, vi era la trasformazione dell’Italia in una repubblica federale. Nel 1994 nacque un’altra formazione politica, Forza Italia, creata dall’imprenditore Silvio Berlusconi, che esercitava un grande potere economico ed era proprietario di reti televisive e di giornali. Forza Italia prometteva di ridurre le tasse, di creare occupazione, di dare nuovo slancio all’economia del paese. Queste promesse furono diffuse soprattutto attraverso le televisioni e i giornali di cui Berlusconi era proprietario ed ebbero un forte impatto sulla popolazione italiana.

Le elezioni del 1994

Alle elezioni del 1994 si fronteggiarono due coalizioni, cioè due schieramenti politici. La prima, di Centro-Destra, era formata da Lega Nord, un gruppo di ex democristiani, Forza Italia e Alleanza Nazionale (nuovo nome del MSI, partito dell’estrema Destra). Nello schieramento avversario, denominato «Progressisti», si raccolsero uomini di Centro-Sinistra di diversa provenienza politica. La vittoria elettorale andò alla coalizione di Centro-Destra e il capo dello stato, Oscar Luigi Scalfaro, affidò l’incarico di formare il governo a Berlusconi. Il governo durò appena pochi mesi, perché la Lega Nord tolse il suo sostegno per il mancato accoglimento delle proposte federaliste.

L’Italia in Europa

Nel 1996 si tennero nuove elezioni, vinte dalla coalizione dell’Ulivo (Centro- Sinistra), guidata dal professore Romano Prodi. Il governo Prodi orientò le sue scelte in direzione dell’integrazione europea e fece interventi per ridurre l’alto debito pubblico. L’Italia riuscì così a entrare tra gli undici paesi che il Parlamento europeo, nel 1998, accettò come partecipanti alla moneta unica europea, l’euro. Nel maggio del 1999 Carlo Azeglio Ciampi (che, come ministro del Tesoro del governo Prodi, era stato uno degli artefici dell’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria europea) fu eletto presidente della Repubblica a grandissima maggioranza.

Torna la corruzione

Tra il 2001 e il 2008 si alternarono governi di Centro-Destra e di Centro-Sinistra. Dal 2008 al 2011 il governo fu di nuovo presieduto da Berlusconi. Intanto, però, una serie di inchieste della magistratura su di lui, per diverse ipotesi di reato, indebolì la sua credibilità nazionale e internazionale. Altre inchieste coinvolsero amministratori pubblici, uomini politici della Destra e, in misura minore, della Sinistra. Ciò dimostrava il ritorno della corruzione, in una forma perfino più estesa rispetto ai tempi di Tangentopoli, e anche con il coinvolgimento di uomini politici nelle attività della criminalità organizzata.

La crisi di inizio secolo

All’inizio del nuovo millennio l’economia italiana entrò in una delle crisi più gravi della sua storia. Era il riflesso di una situazione di difficoltà che coinvolgeva tutta l’Europa e gli Stati Uniti, mostrando l’interdipendenza fra l’economia di ogni paese e il resto del mondo. I segnali erano evidenti: fallimenti di imprese, crescita della disoccupazione (che nel 2013 era intorno al 12%, e quella giovanile al 40%), crescita del debito pubblico, comuni e regioni prossimi alla bancarotta.

Governi poco stabili

La crisi economica mise in difficoltà il governo di Berlusconi, il quale rassegnò le dimissioni nel novembre del 2011. Subentrò un governo tecnico, guidato dall’economista Mario Monti. Fu approvata una serie di provvedimenti, chiamati «Salva Italia», chiesti dall’Unione Europea per evitare il fallimento del nostro paese. Il costo per i cittadini fu alto: riduzione delle pensioni, innalzamento dell’età minima per andare in pensione, blocco degli aumenti di stipendio ai dipendenti pubblici. Il governo Monti durò un anno. Nel febbraio del 2013 si tennero le elezioni. La rivelazione fu il successo del Movimento 5 Stelle, fondato da un personaggio del tutto estraneo alla politica tradizionale, l’attore Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle ha un’organizzazione diversa da quella dei partiti tradizionali e si serve del web per conoscere le opinioni dei suoi sostenitori. Nel 2013 nessun partito ottenne la maggioranza in entrambe le Camere. Fu formato un governo «di larghe intese», appoggiato in Parlamento da quasi tutti i partiti (rimasero all’opposizione Lega Nord e Movimento 5 Stelle). Nel febbraio del 2014 si verificò un nuovo cambio di governo. Senza indire nuove elezioni, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nominò Matteo Renzi (PD) presidente del Consiglio.

Il tema dell’accoglienza

Uno dei temi che maggiormente dividono i cittadini e gli schieramenti politici italiani è quello dell’immigrazione. I primi gruppi d’immigrati erano composti di pescatori e braccianti agricoli tunisini, che si stabilirono in Sicilia e nel Sud. Poi aumentò il flusso migratorio dall’Africa settentrionale e occidentale. Negli anni ‘90 l’Italia accolse soprattutto rumeni, albanesi, ucraini e, da fuori Europa, filippini, peruviani e cinesi. A questi si aggiunsero migliaia d’immigrati clandestini. Negli ultimi anni, la situazione è diventata drammatica a causa delle guerre civili in Libia e in Siria. Migliaia di profughi cercano accoglienza nei paesi europei. L’Italia, per la sua posizione geografica, è una delle terre dove attraccano le imbarcazioni che trasportano uomini, donne e bambini in fuga dai loro paesi. Nel 2013, al largo dell’isola di Lampedusa, un barcone proveniente dalla Libia si incendiò, provocando più di 300 morti. Fu la peggiore di una lunga serie di tragedie. Una parte dell’opinione pubblica ritiene che gli immigrati rappresentino una ricchezza per l’Italia: svolgono lavori indispensabili, producono ricchezza e sono consumatori. Ritiene anche che l’accoglienza vada garantita al maggior numero di persone. Un’altra parte, invece, crede che sia necessario fermare l’immigrazione con ogni mezzo possibile, perché non ci sono le condizioni per accogliere nuovi immigrati, che finirebbero per trovarsi disoccupati oppure per dedicarsi ad attività criminali. Di fronte a questa emergenza, l’Unione Europea ha deciso la distribuzione di quote di immigrati nei diversi paesi. Sul tema dell’accoglienza, ha preso posizione anche papa Francesco I (Jorge Mario Bergoglio), eletto nel 2013. «Respingere gli immigrati è un atto di guerra», dichiarò pubblicamente.

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