La riforma dei monasteri

Un monastero che farà «storia»

La riforma di Gregorio VII trovò appoggio negli abati di alcuni importanti monasteri. Essi sostenevano l’urgenza di cambiare lo stile di vita del clero e di tornare alla povertà predicata da Gesù. Nel 910 il duca di Aquitania, una regione della Francia, cedette a un frate di nome Bernone la sua riserva di caccia, perché vi stabilisse una comunità di monaci seguaci della Regola di san Benedetto. La donazione comprendeva «ville, cappelle, servi, vigne, campi, prati, boschi, acque e corsi d’acqua, mulini, terre colte e incolte», come dice il documento che si è conservato negli archivi. Quel luogo pressoché selvaggio si chiamava Cluny e l’abbazia che vi fu costruita avrebbe avuto una fondamentale importanza nella storia della religione cristiana.

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L’abbazia di Cluny

Il disegno mostra come era fatta l’abbazia di Cluny nell’XI secolo. Ben presto la sua fama divenne tale che moltissimi monaci chiedevano di essere accolti e altrettanto numerosi erano i pellegrini che chiedevano ospitalità. Perciò l’abbazia divenne sempre più grande. In particolare, la chiesa era enorme e il suo altare maggiore era imponente: vi si tenevano messe e cerimonie particolarmente solenni. L’abbazia di Cluny fu il più grande edificio religioso in Occidente fino all’edificazione della basilica di San Pietro a Roma, nel Cinquecento.


1 La chiesa, lunga ben 187 metri.
2 Il chiostro, il cortile circondato da un porticato dove i monaci passeggiavano meditando e leggendo le Sacre Scritture.
3 Le celle dei monaci e il refettorio, dove si consumavano i pasti.
4 La foresteria, dove erano ospitati i pellegrini di passaggio.
5 L’infermeria, anch’essa di grandi dimensioni.


La diffusione dell’ordine di Cluny

I monaci di Cluny davano particolare rilievo alla preghiera, alla meditazione e alla messa. Fu invece data minore importanza al lavoro, che pure era prescritto dalla Regola di san Benedetto. Inoltre fu sottolineato che imperatori e re non dovevano interferire con la vita dei monasteri. Molti monaci che si erano formati a Cluny si trasferirono in altre parti d’Europa, dove diffusero quelle idee. Il successo fu immediato. Agli inizi del secolo XII, i monaci di Cluny controllavano circa 1 400 monasteri, dove vivevano oltre 10 000 monaci, detti cluniacensi.

I cistercensi

In altri monasteri prevalse uno stile di vita fatto non solo di solitudine e di preghiera, ma anche di lavoro. Fu questo l’orientamento dell’ordine cistercense. Il suo nome deriva dal monastero di Cîteaux, in Francia, fondato da Roberto di Molesme nel 1098. I monaci di Cîteaux (in latino Cistercium, da cui il nome di cistercensi) volevano ritornare all’ispirazione di san Benedetto, ossia conciliare preghiera e lavoro, meditazione e vita operativa. Dopo quella di Cîteaux, sorsero molte altre abbazie cistercensi, specie in Italia. Nei secoli XII e XIII l’ordine raggiunse il massimo sviluppo con oltre 700 monasteri. L’importanza del lavoro manuale (al quale dovevano essere dedicate almeno cinque ore al giorno) si vide nella formazione di grandi aziende agricole. Sorsero spesso in luoghi paludosi e disabitati, privi di un’agricoltura produttiva. Con i denari raccolti dai monaci e con il lavoro dei laici, furono realizzate grandiose opere di bonifica, disboscamento, canalizzazione e irrigazione. Le abbazie cistercensi, quindi, diedero un grande contributo allo sviluppo agricolo di alcune regioni d’Europa.

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Le abbazie cluniacensi in Europa
Come vedi sulla carta, nell’XI secolo erano sorte abbazie cluniacensi in tutta Europa. Cluny si trovava nella regione francese della Borgogna, nel cuore dell’Europa cristiana. Sempre in territorio francese sorgevano le cinque abbazie «figlie» principali di quella di Cluny. Oltre che in Francia, la maggior parte delle abbazie cluniacensi si trovava in Germania e nel territorio dell’attuale Svizzera. L’ordine di Cluny si diffuse anche in Spagna e in Inghilterra. In Italia settentrionale l’ordine cluniacense ebbe particolare successo, con la fondazione di alcuni monasteri, la maggior parte dei quali si trovava in Lombardia.

Chiese pubbliche e private

Le chiese sono luoghi di culto dove i cristiani assistono alla messa, ricevono i sacramenti, venerano i santi e pregano Dio. Nel Medioevo le chiese sorsero numerose in tanti luoghi. Nei villaggi la chiesa era il punto di raccolta della comunità dei fedeli. Nei monasteri testimoniava la missione religiosa dell’ordine. Ma anche nei palazzi privati dei signori potevano esserci chiese o semplici cappelle per la celebrazione della messa.

La cattedrale, un’opera di tutta la comunità

Alla costruzione delle chiese (e, in particolare, delle cattedrali, le chiese più importanti, dove risiedeva il vescovo) partecipava tutta la comunità dei fedeli. Le opere richiedevano moltissimo denaro. Allora si faceva appello alle offerte dei cristiani e i vescovi stessi prelevavano denari dalle loro ricchezze personali. I re concedevano altre somme, spesso prelevate con le tasse. Le funzioni religiose portavano altri soldi: per esempio, entrò in uso fare dire una messa, a pagamento, per le anime dei morti, oppure chiedere una donazione durante le cerimonie più importanti, come quelle di Pasqua e Natale. Succedeva anche che gli stessi re e i signori feudali, per espiare i loro peccati, partecipassero personalmente ai lavori, portando carichi di vino e sacchi di grano per i muratori, insieme con pietre, legna e tutto ciò che era necessario alla costruzione. Leggi questo breve documento, con cui un abate ringrazia un fedele che ha donato alla chiesa una vetrata: «Finora le finestre delle nostre chiese erano chiuse con vecchie tele; grazie a te, per la prima volta, il sole dalla chioma dorata risplende sul pavimento della nostra chiesa attraversando i vetri di diversi colori. Una gioia inesauribile riempie il cuore di coloro che possono ammirare quest’opera eccezionale».

La basilica di San Nicola a Bari, edificata nell’XI-XII secolo.

Le chiese romaniche

Per due secoli, a partire dall’anno Mille, le chiese furono costruite secondo lo stile chiamato romanico, perché ricordava le basiliche dell’antica Roma. L’arte romanica fu un’arte semplice, di campagna. Le chiese erano coperte da una volta con archi sorretti da colonne. La facciata, in genere, era liscia, semplice, con la forma detta «a capanna». L’ambiente interno era scarsamente illuminato. Secondo le regole dei cistercensi, era proibito decorare le finestre con vetri colorati e abbellire le pareti con pitture, sculture e oggetti di culto. Gli unici arredi permessi erano crocefissi in legno, candelieri e incensieri in ferro. I vestiti che indossava il sacerdote per la messa (chiamati paramenti) erano di semplice lino o fustagno. Solo per i calici era contemplata l’eventualità che potessero essere in argento. La chiesa romanica era perciò un ambiente fatto per il raccoglimento, la preghiera, il colloquio del fedele con Dio.

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La cattedrale romanica
Il duomo di Modena è uno dei più splendidi esempi di architettura romanica in Italia. Fu costruito tra l’XI e il XIII secolo, su progetto dell’architetto Lanfranco. La facciata è decorata dai bassorilievi eseguiti dallo scultore Wiligelmo all’inizio del XII secolo.

Duomo di Modena, facciata.

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