La critica alla Chiesa

Privateli delle loro terre…

«Privateli delle loro terre, affinché i cattolici prendano il posto degli eretici eliminati. Dedicate tutto il vostro impegno a distruggere l’eresia con qualsiasi mezzo. Dio vi ispirerà. Con maggiore vigore che con i musulmani, combattete gli eretici con mano ferma e braccio teso». Questo, nel 1208, ordinava papa Innocenzo III ai vescovi, ai nobili e alle popolazioni del Regno di Francia. Cerchiamo ora di capire che cosa significava quel messaggio.

L’eretico, nemico della Chiesa

Per mezzo delle crociate, da più di un secolo la Chiesa guidava la lotta contro i suoi nemici esterni, i musulmani. Nel XII secolo la Chiesa cristiana si scagliò contro quelli che riteneva i nemici interni, cioè gli eretici. Papa Innocenzo III, nel 1199, stabilì che l’eretico era il nemico più pericoloso e che l’eresia era l’ostacolo principale per arrivare alla salvezza eterna. Innocenzo III giustificò l’uso della guerra santa contro l’eresia. La crociata, fino ad allora destinata a combattere gli infedeli in Terrasanta, fu utilizzata in Europa contro i cristiani che osavano pensarla diversamente dalla Chiesa sui temi della fede, della salvezza eterna e della morale. Furono coinvolti i sovrani e i principi, perché il papa stabilì che l’eresia era anche un delitto contro l’autorità dello stato. Questo delitto si chiamava «lesa maestà». Di conseguenza, l’eretico si macchiava di una duplice colpa: religiosa, in quanto egli era ribelle all’autorità del papa, e civile, in quanto ribelle al suo signore.

I poveri per amore di Dio

Dopo l’anno Mille, la diffusione di alcune eresie era spiegabile - almeno in parte - con l’esigenza di rinnovamento della Chiesa, che molti cristiani sentivano profondamente. I credenti erano turbati soprattutto dalle immense ricchezze della Chiesa. Si domandavano se ciò fosse giusto, dal momento che Cristo aveva predicato la povertà. Si chiedevano come mai la religione fosse diventata lo strumento con cui papi, vescovi e abati accumulavano denaro e potere, dimenticando i bisogni spirituali dei fedeli. Nacquero allora i cosiddetti «movimenti di povertà volontaria». I seguaci di questi movimenti applicavano alla lettera le parole di Gesù, riportate nel Vangelo di Matteo: «Se desideri raggiungere la perfezione, vai, vendi ciò che hai, dai il ricavato ai poveri e avrai un tesoro nei Cieli». E ancora: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli». Perciò questi fedeli si spogliavano dei loro beni, donandoli ai poveri. Alcuni fondavano ospedali e luoghi di ricovero, altri entravano in un convento. Queste scelte richiedevano un impegno personale molto coinvolgente: tutto il contrario della religiosità superficiale di molti cristiani, limitata al semplice culto dei santi e delle reliquie, e alla recita delle preghiere.

La scelta del mercante di Lione

Valdesio era un ricco commerciante di Lione (in Francia). Nel 1173 decise di lasciare la sua casa, la sua famiglia e i suoi beni, e cominciò a vivere da eremita. Ma non si limitò a questo. Voleva far conoscere la Bibbia al popolo e a tale scopo la fece tradurre dal latino in francese. Egli stesso la imparò a memoria per poterla raccontare agli analfabeti. Fondò una comunità di persone chiamata i «poveri di Lione», di cui fecero parte soprattutto artigiani e commercianti. Ben presto questa comunità religiosa si diffuse in diverse regioni dell’Europa meridionale, in particolare in Francia e nell’Italia settentrionale. I suoi membri, chiamati valdesi, avevano idee religiose molto distanti da quelle della Chiesa. Negavano i sacramenti, fatta eccezione per l’eucarestia, citata nei Vangeli. Credevano che ogni cristiano fosse sacerdote, senza distinzione tra laici e clero. Erano pacifisti, ossia non ammettevano la guerra per nessuna ragione.

Perché le donne non possono predicare?

I valdesi nel 1179 si recarono a Roma per incontrarsi con il papa Alessandro III e convincerlo a riconoscere le loro idee. In un primo tempo il papa sembrò dare loro ascolto, ma due questioni gli creavano un forte imbarazzo. La prima: i valdesi volevano essere riconosciuti come predicatori del Vangelo, pur non essendo sacerdoti. La seconda: anche le donne erano ammesse nelle loro comunità. Queste due situazioni contrastavano con la tradizione cattolica. Per la Chiesa, infatti, solo i sacerdoti erano autorizzati a predicare e soltanto i maschi potevano diventare sacerdoti.

La Chiesa condanna i valdesi

La Chiesa decise di condannare le idee dei valdesi. Nel Concilio di Verona del 1184 papa Lucio III intimò ai valdesi di interrompere la loro predicazione, pena la scomunica. Valdesio rispose che il Vangelo insegna a obbedire prima a Dio che agli uomini. Egli fu dichiarato eretico e scomunicato insieme con i suoi seguaci. Poco dopo, papa Innocenzo III bandì una vera e propria crociata contro i valdesi, alla quale parteciparono cavalieri decisi a stroncare l’eresia con le armi e monaci intenzionati a convertire quegli eretici. La repressione fu terribile e migliaia di valdesi furono uccisi. Ciò non impedì però che quella corrente religiosa continuasse a esistere, sopravvivendo fino ai giorni nostri.

Idee da un mondo lontano

Da diversi secoli, in Oriente, circolavano idee religiose che erano state condannate dalla Chiesa di Roma. Esse affermavano che esistono due divinità: un dio buono e giusto e un dio del male. Queste due divinità sono in lotta tra loro e compito degli uomini è far trionfare il dio del bene. Queste idee arrivarono in Europa nell’XI secolo, partendo dalla Bulgaria, dove era nata la setta dei bogomili, chiamati così dal nome del prete Pop Bogomil (o Teofilo). I bogomili rifiutavano i sacramenti e avevano uno stile di vita molto severo: i più osservanti rifiutavano i rapporti sessuali, erano vegetariani e non bevevano vino. L’imperatore bizantino Alessio I li contrastò duramente, bruciando i loro libri. Perseguitati in patria, i bogomili si spinsero verso Occidente, al seguito dei crociati di ritorno da Gerusalemme. Arrivarono così nell’Italia del nord e in Francia meridionale.

I VALDESI OGGI

I valdesi sopravvissero in alcune valli del Piemonte e in Germania. Nel 1532 aderirono alla Riforma protestante. Subirono nuove persecuzioni nei secoli XVI e XVII finché, nel 1848, furono ufficialmente riconosciuti. Oggi la Chiesa valdese conta circa 20 000 fedeli in Italia. È divisa in chiese locali, ciascuna governata da un’assemblea, che elegge un consiglio formato da «anziani» e «diaconi». L’autorità suprema è costituita dal sinodo (composto da pastori e da una maggioranza di laici). Il sinodo a sua volta elegge un comitato direttivo di sette persone (la cosiddetta Tavola, con sede a Roma e, in estate, a Torre Pellice, in Piemonte), presieduto da un moderatore.

I catari

Proprio in Francia meridionale nacque un’altra eresia, che rappresentò per la Chiesa un pericolo ancora più grave dei valdesi. Fu quella dei catari, sostenitori della povertà assoluta e (come i bogomili) convinti dell’esistenza di un dio buono e di un dio del male. Catari è sinonimo di «puri, perfetti». Erano chiamati anche albigesi, dalla città di Albi, che era la loro sede principale. Nata nell’XI secolo, la religione catara ebbe una rapida diffusione nella Francia meridionale, e precisamente in Linguadoca e in Provenza. Di lì si sparse nelle regioni più vivaci e sviluppate di quel tempo: la Spagna orientale, l’Italia settentrionale, la Borgogna e le Fiandre. In pratica fu l’Europa più ricca ad accogliere i catari, che invece erano poveri in ogni senso. I catari non possedevano infatti patrimoni, né tantomeno desideravano possederli.

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Il vescovo caccia gli eretici
Questa miniatura del XIII secolo raffigura un vescovo che scaccia gli eretici da una chiesa.

Un eretico tiene in grembo un gatto 1 , che nel Medioevo era considerato simbolo del demonio.

I fedeli sono raffigurati seminudi 2 , in segno di umiltà e anche per sottolineare come essi siano indifesi di fronte al pericolo dell’eresia, se la Chiesa non interviene in loro soccorso.

LEGGERE le FONTI

Una lettera del papa
Riportiamo un brano di una lettera scritta da papa Gregorio IX all’arcivescovo di Milano, Enrico Settala, nel 1228.

"Come in un corpo ci sono molte membra le quali non hanno una sola e medesima funzione, così sono gli ordini nella Chiesa, e non tutti hanno il medesimo compito. Non è bene che nel corpo umano un membro svolga la funzione dell’altro. Così indubbiamente sarebbe brutto se nella Chiesa di Dio le funzioni venissero confuse e non più distribuite a seconda dei vari ordini. Numerosi laici in Lombardia si arrogano [si attribuiscono] il diritto di predicare. Considerando che il compito di predicare è riservato al clero, nessuno deve usurpare tale compito. Perciò ti ordiniamo di proibire a tutti i laici l’ufficio di predicare."

Interpreta la fonte, eseguendo le seguenti attività.
1. Il papa, per spiegarsi meglio, fa un paragone. A che cosa è paragonata la Chiesa? Sottolinealo in rosso sul documento.
2. In quale località ci sono dei laici che «si arrogano il diritto di predicare»? Sottolinea la risposta in blu.
3. Che cosa ordina il papa al vescovo? Sottolinea la risposta in colore verde.
4. Dai un’interpretazione generale del documento: quale scopo ha la lettera del papa? Quale principio afferma?

La Chiesa dei catari

I catari organizzarono una loro Chiesa. Tra il clero esisteva una totale parità tra uomo e donna. Ai vertici vi erano i vescovi e gli anziani. Vivevano riuniti in piccoli gruppi fondati sul lavoro e sulla preghiera. Rifiutavano la violenza e la menzogna; erano vegetariani. Particolarmente importante era il ruolo delle donne, che i catari mettevano allo stesso livello degli uomini. Durante i pasti in comune, i predicatori insegnavano che i sacerdoti sono inutili per raggiungere la salvezza eterna.

Le eresie in Italia

I PATARINI 
Anche in Italia si propagò la religione catara, insieme con altri movimenti di riformatori. A Milano, nell’XI secolo, agivano i cosiddetti patarini. Il nome deriva dalla parola paté, che in dialetto lombardo significa «straccione ». I patarini, infatti, erano in gran parte tessitori e mercanti di lana e quel nome gli fu dato dai loro avversari in segno di disprezzo. I patarini volevano contrastare la corruzione del clero, ma la loro protesta si trasformò in lotta politica contro il vescovo di Milano. Nel 1231 il papa Gregorio IX condannò i patarini. 

I FLAGELLANTI 
L’usanza di frustare il proprio corpo come metodo violento di penitenza per i peccati commessi era diffusa nei conventi. Diversi ordini religiosi ammettevano questa pratica di punizione. Nel XIII secolo gruppi di fedeli cominciarono a flagellarsi in pubblico, durante le processioni. A Perugia, su iniziativa di un eremita, a metà del Duecento fu organizzato un gruppo chiamato dei disciplinati di Gesù Cristo. Altri lo imitarono e si chiamarono dei battuti o dei frustati. Questi gruppi si diffusero rapidamente per tutta l’Italia centrale e settentrionale, coinvolgendo donne, uomini, bambini, laici e religiosi. Nel corso di gigantesche processioni, che attraversavano le città, i flagellanti, spesso a torso nudo ma con il viso coperto da un cappuccio, si frustavano fino a far sgorgare il sangue. Preoccupata per gli eccessi a cui giungevano i flagellanti, la Chiesa li condannò e vietò le loro processioni.

CATARI: UN NOME INFAMANTE?

Un monaco di quel tempo, Alano di Lilla, fece diffondere una spiegazione da lui inventata sull’origine del nome «catari». A suo dire, cataro derivava dal latino catus, «gatto». Voleva ricordare che, secondo la sua esperienza, i catari erano soliti praticare dei riti segreti e diabolici. Durante questi riti avrebbero baciato un gatto, simbolo di Satana. Si tratta di una spiegazione che ha un evidente scopo infamante. Altri monaci sostenevano invece che il nome «cataro» derivava dal francese chatier, che vuol dire «castigare», ma è un’ipotesi poco probabile. La Chiesa invece li chiamava «i perfetti». Tra di loro i catari si chiamavano più semplicemente «buoni cristiani».


Libere, povere e perseguitate

Le donne ebbero una parte importante nei movimenti ereticali del Medioevo. Alcuni gruppi, come i catari e i dolciniani, affermarono e cercarono di mettere in pratica la parità tra donna e uomo. Inoltre, in Europa, nacque il movimento chiamato Fraternità dei poveri, che era formato da sole donne. La leader del gruppo era una parigina di nome Jeanne Daubenton. Queste donne predicavano il Vangelo, vivevano in povertà e reclamavano libertà assoluta, come quella di girare completamente nude. L’unico dovere religioso che riconoscevano era una semplice preghiera da recitarsi in silenzio. Volevano che tutti i beni fossero messi in comune e che nessuno possedesse nulla in proprietà. Nel 1372 furono scomunicate; Jeanne Daubenton fu processata, condannata e arsa viva .

L’anno meraviglioso per la Chiesa: il 1212

La crociata contro gli albigesi fu la prima guerra di religione all’interno del mondo cristiano. Contemporaneamente altre guerre si combattevano in nome della religione cristiana. Il 1212 fu un anno eccezionale per la Chiesa e per il cattolicesimo. In Spagna, a Las Navas de Tolosa, i tre re cristiani alleati, di Aragona, di Navarra e di Castiglia, sconfissero gli arabi, costretti a ritirarsi nel sud del paese. In Francia i crociati assediarono Tolosa, ultimo baluardo dei catari. Intanto in Oriente il regno cristiano di Gerusalemme effettuava importanti conquiste a danno dell’Impero bizantino.

Il tribunale dell’Inquisizione

Nel 1231 papa Gregorio IX creò dei tribunali posti sotto l’autorità esclusiva del pontefice, che dovevano organizzare la ricerca e la punizione degli eretici. Nasceva così l’Inquisizione, uno dei mezzi più temuti ed efficaci per la persecuzione degli eretici. Per individuare i sospetti di eresia, l’Inquisizione si basava sulle denunce di privati e per ottenere la confessione usava la tortura. Il condannato era poi consegnato al signore feudale o al re perché eseguissero la pena. In caso di condanna a morte, l’eretico veniva bruciato sul rogo, su una pubblica piazza. In questo modo l’Inquisizione dava un terrificante ammonimento al popolo, perché non seguisse l’esempio dell’eretico.

Il massacro dei perfetti

La crociata contro gli albigesi

La repressione della Chiesa si abbatté con particolare ferocia sugli albigesi. Nel gennaio del 1208 accadde l’evento che scatenò la guerra. Un ambasciatore del papa fu ucciso in Linguadoca. Immediatamente quell’assassinio fu attribuito al conte Raimondo VI di Tolosa, protettore degli albigesi. Il papa Innocenzo III ne approfittò per bandire una crociata contro gli albigesi, alla quale parteciparono i principi del nord della Francia. Nel 1209 i crociati calarono in Linguadoca e in Provenza e attaccarono le città di Carcassonne e Béziers. Fu una strage: i crociati assediarono ed espugnarono, una dopo l’altra, tutte le città fortificate della regione.


LEGGERE le FONTI

La strage di Béziers
Questo breve documento dà l’idea dell’accanimento con cui la Chiesa perseguitò i catari. Essa era disposta a sacrificare migliaia di innocenti pur di riuscire a sterminare i suoi nemici.

"Le milizie della Chiesa entrarono nella città di Béziers. Venendo a sapere che insieme agli eretici vi abitavano anche molti cattolici, i cavalieri chiesero all’abate che li seguiva: «Che dobbiamo fare, signore? Non ci è possibile distinguere i buoni dai cattivi». Si dice che l’abate, temendo che i catari fingessero di essere cattolici per paura della morte e, poi, una volta sopravvissuti, tornassero alla loro perfidia, rispose: «Massacrateli tutti. Saprà poi il signore riconoscere la sua gente». Fu così che cominciò la strage dei cittadini di Béziers."

I crociati.
Quando saranno tutti morti, Dio destinerà i cattolici al Paradiso e i catari all’Inferno.
Tutti i cittadini di Béziers furono massacrati dai crociati: i morti furono circa 20 000. L’episodio avvenne nell’anno 1209.


La disperata resistenza dei catari
In Provenza e in Linguadoca, però, la resistenza dei catari fu superiore al previsto. Le sorti della guerra si ribaltarono a loro favore, fino a che non scese in campo lo stesso re di Francia, Luigi VIII. L’armata reale penetrò in Linguadoca nella primavera del 1226. La disperazione si impadronì allora dei catari. Come era possibile resistere al re in persona, che scendeva in guerra alla testa del suo esercito? Città e castelli catari si arresero senza combattere. Resisteva solo il signore di Montségur, contro cui si radunò una grande armata. Nel 1243, al termine di quasi un anno d’assedio, anche la città di Montségur si arrese, e i suoi abitanti furono uccisi. Duecentoquindici catari, tra uomini e donne, che si rifiutarono di abiurare, furono bruciati vivi in un rogo collettivo. Sopravvissero al massacro solo alcuni gruppi, che continuarono a combattere o a nascondersi, ma si estinsero completamente alla fine del XV secolo.


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