La dignità e la libertà dell’uomo
Questo brano è tratto da un testo scritto nel 1486 da Giovanni Pico della Mirandola. Esso fa capire bene la nuova concezione dell’uomo che si affermò nel Rinascimento.
"Dio, sommo padre e architetto del mondo, aveva costruito, secondo le leggi della sua misteriosa sapienza, questo universo che noi vediamo. Ma, compiuta la sua opera, il Creatore sentiva il desiderio che ci fosse qualcuno che comprendesse lo scopo, amasse la bellezza e ammirasse la grandiosità di un’opera tanto meravigliosa. Perciò […] pensò di creare l’uomo. Fece dunque l’uomo, lo pose al centro dell’universo e così gli parlò: «Ti ho messo al centro del mondo perché di lì più agevolmente tu possa vedere, guardandoti attorno, tutto quello che nel mondo esiste. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché tu, come se di te stesso fossi libero e sovrano creatore, possa darti da te solo la forma che preferisci. Tu potrai decadere abbassandoti fino agli esseri inferiori che sono i bruti [esseri privi di ragione] oppure, seguendo l’impulso del tuo animo, risollevarti elevandoti agli spiriti maggiori [gli angeli] che sono divini»."
(Giovanni Pico della Mirandola, La dignità dell’uomo)
Gli uomini del Rinascimento, così come quelli del Medioevo, credevano in Dio.
L’uomo è al centro dell’universo, cioè è la creatura prediletta da Dio, l’unica che può capire e ammirare la bellezza e perfezione del mondo.
Il titolo dell’opera di Pico della Mirandola è molto significativo: la dignità dell’uomo consiste appunto nella libertà di decidere il proprio destino.
«Libero» è la parola chiave del brano. Dio ha voluto che l’uomo fosse libero di usare le sue doti e qualità per realizzare se stesso nella vita (per essere «di te stesso creatore»).