L’Italia al centro del mondo

Il Rinascimento

Tra la metà del Trecento e la prima metà del Cinquecento in quasi tutte le città italiane fiorirono la cultura e l’arte. Straordinarie opere di architettura, di scultura, di pittura, sensazionali scoperte nel campo della scienza, moderne idee filosofiche si diffusero e portarono un forte spirito di novità. Quel periodo è chiamato Rinascimento. 

L’uomo nuovo 

Si formò allora una nuova concezione dell’uomo. Secondo la cultura diffusa nel Medioevo, la vita terrena era soltanto una preparazione all’aldilà. Quello che contava veramente era la vita eterna che, secondo il cristianesimo, attende gli uomini dopo la morte. La vita sulla Terra aveva valore solo se serviva a meritare il Paradiso dopo la morte. Inoltre, secondo la cultura medievale, tutto ciò che accadeva nel mondo era frutto di un disegno di Dio. L’uomo poteva solo adeguarsi a questo disegno, ma non poteva cambiarlo. Nel Rinascimento, invece, l’uomo e la sua vita terrena furono rivalutati. Pur conservando la fede in Dio, gli uomini cominciarono a pensare che potevano essere artefici del proprio destino. Essi capirono che, con le loro forze, con la loro intelligenza e volontà, potevano migliorare la propria esistenza sulla Terra.

RINASCIMENTO

Periodo storico che va all’incirca dalla fine del Trecento a metà Cinquecento. Questo periodo fu caratterizzato da un profondo rinnovamento della cultura, che produsse un eccezionale sviluppo della letteratura, dell’arte e della scienza. La definizione di Rinascimento deriva dal fatto che artisti e scienziati di quell’epoca avevano una grande ammirazione per la cultura della Grecia e di Roma antiche, che volevano fare «rinascere» dopo il periodo di decadenza rappresentato per loro dal Medioevo.



Scena di vita quotidiana in una città italiana durante il Rinascimento. Dipinto di Benozzo Gozzoli (1420-1497).

L’Umanesimo

Questa rivalutazione delle capacità dell’uomo fu definita Umanesimo. All’origine dell’Umanesimo vi furono la riscoperta e lo studio delle antiche opere letterarie dei Greci e dei Romani, che erano state dimenticate o sottovalutate per molti secoli, in quanto opere di autori pagani. Nel Trecento lo studio del greco antico e del latino fu inserito nella formazione scolastica delle scuole superiori. Fu avviata una intensa ricerca dei testi dell’antichità che erano conservati nelle biblioteche dei monasteri, dove i monaci amanuensi li avevano copiati e conservati. Altri libri giunsero da Costantinopoli dopo la conquista da parte degli ottomani. Infatti gli intellettuali bizantini, quando scapparono dalla città, portarono con sé i libri che possedevano. Socrate, Platone, Aristotele, Cicerone, Virgilio e tanti altri autori dell’antica Grecia e dell’antica Roma tornarono a essere letti e studiati in tutta Europa e in particolare in alcune città italiane, come Firenze.



Il giovane Massimiliano Sforza (futuro duca di Milano) intento nello studio. Il suo maestro ha sul capo una corona di alloro, come i grandi poeti greci e romani, quando erano premiati per le loro opere.

LEGGERE le FONTI

La dignità e la libertà dell’uomo
Questo brano è tratto da un testo scritto nel 1486 da Giovanni Pico della Mirandola. Esso fa capire bene la nuova concezione dell’uomo che si affermò nel Rinascimento.

"Dio, sommo padre e architetto del mondo, aveva costruito, secondo le leggi della sua misteriosa sapienza, questo universo che noi vediamo. Ma, compiuta la sua opera, il Creatore sentiva il desiderio che ci fosse qualcuno che comprendesse lo scopo, amasse la bellezza e ammirasse la grandiosità di un’opera tanto meravigliosa. Perciò […] pensò di creare l’uomo. Fece dunque l’uomo, lo pose al centro dell’universo e così gli parlò: «Ti ho messo al centro del mondo perché di lì più agevolmente tu possa vedere, guardandoti attorno, tutto quello che nel mondo esiste. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché tu, come se di te stesso fossi libero e sovrano creatore, possa darti da te solo la forma che preferisci. Tu potrai decadere abbassandoti fino agli esseri inferiori che sono i bruti [esseri privi di ragione] oppure, seguendo l’impulso del tuo animo, risollevarti elevandoti agli spiriti maggiori [gli angeli] che sono divini»."
(Giovanni Pico della Mirandola, La dignità dell’uomo)

Gli uomini del Rinascimento, così come quelli del Medioevo, credevano in Dio.

L’uomo è al centro dell’universo, cioè è la creatura prediletta da Dio, l’unica che può capire e ammirare la bellezza e perfezione del mondo.

Il titolo dell’opera di Pico della Mirandola è molto significativo: la dignità dell’uomo consiste appunto nella libertà di decidere il proprio destino.

«Libero» è la parola chiave del brano. Dio ha voluto che l’uomo fosse libero di usare le sue doti e qualità per realizzare se stesso nella vita (per essere «di te stesso creatore»).

La stampa a caratteri mobili

Tra le innovazioni tecniche introdotte nel Rinascimento una delle più importanti fu l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Quell’invenzione è per alcuni aspetti simile al cambiamento portato, nella nostra epoca, dal computer. Come sai, prima di allora i testi venivano ricopiati a mano dai monaci amanuensi, che scrivevano su fogli di pergamena. L’alto costo della pergamena (ricavata dalla pelle di montone trattata con particolari procedimenti) e il tempo impiegato per la trascrizione facevano del libro un oggetto prezioso, costosissimo e raro. Il libro era esibito nelle chiese e nei palazzi e spesso, per evitare il furto, era assicurato con una catena. Il vantaggio portato dall’invenzione della stampa fu enorme: in molto meno tempo si potevano realizzare molte più copie di un libro. Di conseguenza, il prezzo dei libri diminuì: più persone poterono acquistarli e ciò aiutò la diffusione dell’istruzione e della cultura. Le pagine dei libri stampati non erano in pergamena, ma di carta, assai più economica. Più o meno simile a quella che usiamo noi oggi, la carta era stata inventata in Cina e portata in Europa dagli arabi. Era fabbricata con fibre vegetali ricavate dalle foglie e dai rami di gelso e di bambù. In seguito fu prodotta con la macerazione degli stracci.

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La diffusione delle stamperie
La stampa a caratteri mobili si diffuse rapidamente in Europa. La carta evidenzia come, in circa mezzo secolo, stamperie apparvero in molte città.

Il primo libro stampato in Italia fu il De oratore dello scrittore latino Cicerone. Fu stampato a Subiaco da due monaci tedeschi.
A Foligno, nel 1472, uscì la prima edizione a stampa della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Venezia divenne ben presto la capitale europea del libro stampato. Come mai? Perché nella Repubblica di Venezia c’era libertà di stampa, cioè si poteva stampare qualsiasi libro senza temere la condanna della Chiesa.

Osserva la carta.
• Dove nacquero le prime stamperie in Italia?
• In quale parte d’Italia, ancora nel 1500, le stamperie erano quasi assenti?
• In quale parte d’Europa c’era il maggior numero di stamperie?


La Bibbia di Gutenberg 

Il merito dell’invenzione della stampa a caratteri mobili è attribuito a un tedesco di nome Giovanni Gutenberg. Di mestiere faceva l’orafo, ossia fabbricava gioielli e lavorava l’oro. Conduceva però anche esperimenti sulla stampa e a Magonza, la sua città natale, mise a punto un torchio e un sistema di caratteri che permettevano di comporre uno «scritto artificiale ». Il primo libro a stampa che uscì dalla sua bottega fu una Bibbia. Era l’anno 1455. Da quel momento la nuova tecnica si diffuse rapidamente. Si calcola che, agli inizi del Cinquecento, in Europa circolassero più di otto milioni di libri e che esistessero più di 120 stamperie. 

Cambia anche il modo di dipingere 

Le nuove idee del Rinascimento trovarono espressione nelle arti, in particolare nella pittura. I pittori si orientarono alla rappresentazione della figura umana. Inventarono un nuovo genere, il ritratto, dipingendo la figura umana nelle sue tante forme. Anche quando le figure dipinte erano religiose, Cristo, la Madonna e i santi venivano rappresentati con corpi, vesti ed espressioni reali, in una dimensione terrena.

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Due Madonne a confronto
Osserva questi due dipinti.

Il primo 1 è un dipinto medievale, dell’inizio del Trecento: la Madonna con bambino di Simone Martini. Come vedi, la figura è piatta, senza profondità. La posizione è rigida, così come le pieghe dei vestiti.

Il secondo 2 , invece, è un dipinto del 1513: la Madonna della seggiola di Raffaello.
La figura è più realistica, cioè più fedele alla realtà. Le linee sono più morbide e, grazie all’uso del chiaroscuro, i volti sono espressivi e le vesti sembrano davvero avere la morbidezza delle stoffe.

StoriaFacile 1
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