L’Italia degli stati regionali

L’Italia divisa in tanti piccoli stati

Tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento molte signorie italiane si trasformarono in principati. Questi lottarono tra loro per estendere il proprio governo su territori sempre più vasti. In Italia si formarono così alcuni stati regionali. Tuttavia, a differenza di quanto avveniva in altri paesi d’Europa, come Francia, Inghilterra e Spagna, nessuno di questi stati riuscì a prevalere sugli altri e a unificare sotto il suo dominio l’intera penisola. Verso la metà del XV secolo nell’Italia centro-settentrionale tre stati si imposero per forza politica e militare: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, la Signoria di Firenze.

La Repubblica di Venezia 

In Italia Venezia rappresentava un’eccezione poiché, a differenza degli altri comuni italiani, non si trasformò in signoria. In questa città un certo numero di famiglie ricche, dedite soprattutto al commercio, continuò a esercitare il potere come aveva fatto fino ad allora. Durante il XIV secolo la Repubblica di Venezia cercò di espandersi sulla terraferma. I veneziani riuscirono a occupare tutto il Veneto e il Friuli. Nel secolo successivo, approfittando della debolezza di Milano a causa delle lotte per la successione a Filippo Maria Visconti, si impadronirono anche di una parte della Lombardia, fino a Bergamo. La Repubblica di Venezia estese poi il suo dominio a parte della Romagna e a tutta la zona che circonda il delta del fiume Po. Benché ostacolata dalla potenza di Milano, Venezia riuscì dunque a creare uno stato compreso tra i due fiumi Adda e Isonzo, che sarebbe rimasto con questi confini sino alla fine del Settecento.

Guerre e accordi di pace 

Naturalmente la volontà di espansione di Venezia contrastava con quella degli altri stati del centro-nord: oltre a Milano, anche Firenze cominciava a guardare i successi veneziani con preoccupazione. Le tre potenze si resero conto del pericolo di un conflitto generale e stipularono a Lodi, nel 1454, una pace in base alla quale si impegnavano a mantenere la concordia e l’equilibrio nell’Italia centro-settentrionale. Equilibrio voleva dire che nessuno stato doveva diventare più grande e più potente degli altri. Al nuovo accordo fra i principali stati del centro-nord si adeguarono gli stati più piccoli, come il Ducato di Savoia, la Repubblica di Genova, la signoria dei Gonzaga a Mantova, quella degli Este a Ferrara.

Troppe discordie a Firenze 

A causa delle violente discordie tra il partito dei guelfi (favorevoli al papa) e quello dei ghibellini (sostenitori dell’imperatore), la nascita della signoria fiorentina fu molto complessa. I guelfi rappresentavano i ricchi borghesi della città. La ricca borghesia guelfa era però divisa in due fazioni, dette dei Bianchi e dei Neri. I Neri, sostenuti dal papa Bonifacio VIII, all’inizio del Trecento prevalsero e i Bianchi furono cacciati da Firenze. Per tutto il secolo Firenze continuò a essere teatro di lotte feroci: prima tra nobili e popolo, poi tra popolo grasso (grandi famiglie di mercanti e banchieri) e popolo minuto (artigiani, piccoli commercianti e lavoratori con un reddito non elevato). Il popolo grasso conquistò definitivamente il potere, e alcune importanti famiglie di banchieri e uomini d’affari presero il controllo della città. 

I Medici al potere

Verso la metà del Quattrocento si verificò un nuovo cambiamento. La famiglia de’ Medici, ricchi banchieri che intrattenevano rapporti di affari con i sovrani di mezza Europa, assunse da sola il governo della città (1434). Fondatore di questa nuova signoria fu Cosimo, detto il Vecchio. Egli riuscì ad accrescere il già notevole patrimonio familiare e assunse il governo di Firenze grazie anche al sostegno del popolo minuto. La sua autorità ottenne un solenne riconoscimento pubblico in occasione della consacrazione del duomo di Firenze, nel 1436, da parte di papa Eugenio IV. La potenza dei Medici raggiunse il vertice con Lorenzo, detto il Magnifico, nipote di Cosimo. Lorenzo chiamò alla sua corte poeti, artisti e scienziati, ai quali accordava protezione e aiuto economico. Come molti altri principi del tempo, si comportò da mecenate, facendo della sua corte un centro molto vivace di iniziative culturali e artistiche. 

L’Italia centrale e meridionale 

In Italia centrale la realtà politica più grande era quella dello Stato della Chiesa, governato dai papi. Si estendeva nelle attuali regioni del Lazio, dell’Umbria e delle Marche, e nella Romagna. Nel sud si affermarono fra Trecento e Quattrocento due regni tra loro collegati: il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. Erano dominio di una famiglia non italiana: gli Angioini, che provenivano dalla Francia. A essi subentrarono gli Aragonesi, originari della Spagna. Fu Alfonso d’Aragona, nel 1442, a conquistare Napoli, fissandovi la propria corte. Alfonso d’Aragona fece di Napoli un importante centro artistico e culturale. Durante il suo regno la Sicilia e la Sardegna vennero unite al Regno di Napoli. A Catania fondò la prima università siciliana.


Cosimo de’ Medici, che era stato mandato in esilio dai suoi rivali, rientra in Firenze accolto festosamente dal popolo (dipinto di Giorgio Vasari, XVI secolo, Firenze, Palazzo Vecchio).

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