Imperi in India, Giappone, Cina

Il Gran Mogol dell’India

Nello stesso periodo in cui l’Impero ottomano si espandeva in tre continenti, in Asia si formava un altro impero, anch’esso di religione musulmana. Baber, un prestigioso capo militare appartenente alla famiglia turca dei Moghul, dall’Afghanistan si spinse con un esercito all’interno dell’India. Giunto a Delhi, iniziò la costruzione di un nuovo stato, l’impero dei Moghul (il «Gran Mogol», secondo la definizione dei viaggiatori europei). Fu l’avvio dell’unificazione politica dell’India, che fino ad allora era stata divisa in diversi principati. L’opera di Baber fu proseguita dai successori, che ampliarono i confini dell’impero. Il sovrano di nome Akbar (1556-1605) tentò di pacificare i due principali gruppi religiosi, i musulmani e gli induisti. Questi ultimi rappresentavano un’antichissima tradizione, le cui origini risalivano al 400 a.C.

Le caste

La società dell’India era fondata sulle caste. La casta è un gruppo sociale a cui si appartiene fin dalla nascita. La caratteristica della casta è quella di essere chiusa: gli appartenenti a una casta si sposano tra di loro e non accettano che altri facciano parte dello stesso gruppo. Tra le caste indiane vi era una gerarchia, cioè alcune erano inferiori e altre superiori. Le principali caste erano quattro, chiamate varna. Al livello superiore stavano i sacerdoti (brahmani), seguiti dai guerrieri, dai lavoratori qualificati e infine da tutti i membri delle classi inferiori. Quest’ultimo gruppo era a sua volta suddiviso in vari gradini fino al livello più basso, che gli occidentali chiamarono paria.


L’espansione dell’Impero Moghul.

Gli europei in India

Gli europei giunsero in India con Vasco da Gama nel XVI secolo (come abbiamo visto nel capitolo 2). I portoghesi furono i primi ad aprire in India basi commerciali per l’acquisto di spezie, tessuti, tè e altre merci richieste in Europa. Giunsero anche all’Estremo Oriente: tutto l’arcipelago dell’Indonesia, luogo di produzione delle spezie, passò sotto il dominio commerciale dei portoghesi, che si insediarono a Sumatra, nel Borneo e nelle lontane Molucche.

Gli olandesi sostituisco noi portoghesi

Alla fine del Cinquecento, gli olandesi sottrassero ai portoghesi questa rete commerciale in Oriente. L’Olanda apparteneva alla repubblica delle Province Unite, uno stato che era diventato indipendente dopo essersi ribellato alla Spagna. Gli olandesi avevano una marina di eccezionale livello e disponevano di banche, compagnie di assicurazione, compagnie commerciali moderne ed efficienti. In Asia l’arrivo degli olandesi all’inizio del Seicento provocò in poco tempo la quasi totale scomparsa dell’antico impero coloniale portoghese.

Compagnie commerciali e banche

Gli olandesi crearono le Compagnie commerciali, la prima delle quali fu fondata ad Amsterdam nel 1602 con il nome di «Compagnia delle Indie Orientali». Era un’associazione di mercanti ai quali lo stato affidava il commercio coloniale. La Compagnia riceveva in prestito i soldi di singoli abitanti delle Province Unite. In cambio pagava un alto interesse per il denaro imprestato, grazie ai buoni risultati che garantivano il commercio e la vendita di prodotti dell’Asia. Spezie, caffè, zucchero, tessuti erano i principali prodotti di questo commercio. Nello stesso anno 1602 fu fondata ad Amsterdam la Banca nazionale, primo esempio in Europa di una banca che aveva un interesse pubblico, cioè che operava per il vantaggio di tutti gli abitanti e non solo dei proprietari della banca stessa.

Il Giappone dei samurai

Una zona dell’Asia in cui gli europei non riuscirono a stabilirsi fu il Giappone. La società giapponese era basata su un sistema di potere di tipo feudale: le terre erano di proprietà di poche famiglie, chiamate daymio, che disponevano anche di propri eserciti. Frequenti erano le guerre tra i daymio, i quali utilizzavano come truppe scelte i samurai. Li reclutavano tra la nobiltà più povera, costretta a dedicarsi al mestiere delle armi per poter vivere dignitosamente. Al di sopra dei daymio c’era l’autorità dell’imperatore, detto shogun, che significa «supremo capo militare». Ma i signori feudali si rifiutavano di prestargli obbedienza e questo fu causa di un lungo periodo di guerre interne.

Il Giappone e l’Europa

Due fatti importanti caratterizzarono la storia del Giappone tra il XV e il XVI secolo. Da una parte, vi fu lo sviluppo di attività commerciali con la ripresa degli scambi economici con il continente asiatico; dall’altra, cominciarono a sbarcare in Giappone alcuni mercanti europei, principalmente portoghesi, spagnoli e olandesi, e missionari cattolici. I giapponesi in un primo tempo accolsero con favore la religione cristiana, così che si contarono diverse migliaia di conversioni. Nel XVII secolo, però, salì al trono imperiale la potente famiglia dei Tokugawa, che adottò una politica di isolamento. Gli stranieri cominciarono a essere espulsi, con l’eccezione di pochi mercanti cinesi e olandesi, che furono confinati in una piccola isola. Fu inoltre vietato ai giapponesi di lasciare il loro paese e fu impedita la costruzione di grandi navi, così da rendere impossibile la navigazione nell’oceano.

La Cina dei Ming

La Cina era da secoli un vasto impero. Nel XIV secolo salì al potere la dinastia Ming. I Ming portarono la capitale dell’impero a Beijing, l’attuale Pechino. La città si trovava vicino alla principale via di transito dalla Mongolia alla grande pianura cinese. Da Pechino era più rapido far partire le spedizioni di conquista, che si spinsero fino al confine con la Siberia. Grazie ai rapporti commerciali con gli europei, durante il periodo Ming si introdussero in Cina nuove piante alimentari, come il mais, la patata e l’arachide (originarie dell’America). Lo sforzo del governo cinese di incoraggiare la coltivazione del grano e dell’orzo a sud e del riso a nord consentì di sfamare una popolazione di oltre 100 milioni di abitanti.


L’Impero cinese nel XVII secolo.

La Cina dei Qing

La dinastia Ming terminò nel 1644, soppiantata da quella dei Qing, che rimase al potere fino al 1912. Con i Qing la potenza dell’Impero cinese toccò il massimo livello con il controllo della Manciuria, della Mongolia e del Tibet. I Qing accolsero con favore i primi europei che giunsero alla corte di Pechino. Erano mercanti di diversi paesi e missionari cattolici, in particolare gesuiti. I missionari portarono in Cina le più recenti scoperte della scienza europea. In particolare, portarono nuove conoscenze nel campo dell’astronomia e costruirono un osservatorio a Pechino. Insegnarono a fabbricare cannoni e orologi dotati di movimento meccanico. Sul piano religioso si formarono piccole comunità di cattolici che si adattarono a vivere in mezzo a una società che seguiva la religione di Confucio.

Riunione di mandarini in un giardino (XV secolo).

I mandarini e Confucio

Il confucianesimo è un insieme di idee, di suggerimenti politici, di consigli per vivere in armonia con il mondo, nato dall’insegnamento di Confucio e dei suoi discepoli. Confucio è un personaggio storico vissuto tra il VI e il V secolo a.C. Dalla Cina il confucianesimo si diffuse in tutto l’Estremo Oriente (Corea, Giappone, Indocina), senza mai divenire una vera religione, dotata cioè di una Chiesa, di testi sacri e di un clero. I massimi dirigenti dell’impero (chiamati mandarini) dovevano dimostrare di conoscere a fondo i testi di Confucio: infatti, per ottenere un posto nell’amministrazione, i candidati dovevano superare un esame sui testi di Confucio e dei suoi allievi.

MATTEO RICCI

Matteo Ricci fu un missionario gesuita di grande cultura. Giunse in Cina nel 1583. Le sue conoscenze di astronomia gli guadagnarono le simpatie dell’imperatore. Ricci iniziò a predicare con cautela la dottrina cristiana. Tradusse le preghiere cattoliche e poi scrisse in cinese opere di filosofia, matematica e cartografia. Pubblicò il primo mappamondo cinese. Divulgò in Europa la conoscenza della Cina, con diverse pubblicazioni. Morì a Pechino nel 1610.

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