La rivoluzione scientifica

Nasce la scienza moderna

Il Seicento fu il secolo in cui nacque la scienza moderna. Ciò significa che l’uomo incominciò a considerare verità soltanto ciò che era dimostrato con l’esperienza. L’esperienza doveva essere condotta con l’uso della ragione e confrontata con esperienze simili. Un passaggio decisivo si attuò grazie alla cosiddetta «rivoluzione scientifica»: gli scienziati si dedicarono infatti a scoprire le leggi della natura senza più accontentarsi di considerare vero quello che fino ad allora era stato creduto tale. La scienza di Aristotele (filosofo greco del IV secolo a.C.), che dal Medioevo aveva dominato come verità assoluta, fu ripresa in esame e modificata attraverso l’osservazione della realtà. Allo stesso modo, le leggi astronomiche formulate dal greco Tolomeo furono sostituite con nuove e più convincenti spiegazioni sul movimento degli astri.

La nuova teoria di Copernico

Le antiche leggi dell’astronomia erano state criticate già nel Cinquecento da un astronomo polacco: Niccolò Copernico. Egli aveva negato la validità della teoria geocentrica di Tolomeo, secondo la quale la Terra occupa il posto centrale di un universo finito e di forma sferica. Sulla base di calcoli matematici, Copernico sosteneva invece che al centro dell’universo vi è il Sole anziché la Terra (teoria eliocentrica), e che quest’ultima compie tre diversi movimenti: un giro annuale intorno al Sole, una rotazione quotidiana e un movimento conico intorno al proprio asse.

Il conflitto tra scienza e fede

La teoria copernicana smentiva un famoso passo della Bibbia nel quale Giosuè, per arrestare il tempo, ordina al Sole di fermarsi. Per questo motivo la teoria di Copernico aprì un conflitto tra fede e scienza. Oggi noi crediamo che i due campi, scienza e religione, debbano essere tenuti separati. Ma a quei tempi non era così: si credeva che le verità di fede riguardassero anche le leggi della natura. Nonostante l’opposizione della Chiesa cattolica e delle religioni protestanti, altri scienziati proseguirono gli studi astronomici, come il filosofo italiano Giordano Bruno, condannato al rogo nel 1600 per eresia, e l’astronomo tedesco Giovanni Keplero. Ma fu il pisano Galileo Galilei a riprendere su nuove basi le teorie di Copernico.

Galileo Galilei

Attraverso l’osservazione degli astri condotta con un nuovo strumento ottico, il cannocchiale, Galileo poté osservare i corpi celesti come mai prima di allora erano stati visti da occhio umano. Le prime notizie di questo nuovo strumento, capace di mostrare oggetti posti a grande distanza come se fossero vicini, si diffusero nel 1608 nei Paesi Bassi. Si deve a uno sconosciuto fabbricante di una piccola cittadina olandese la creazione del primo telescopio. Era dotato di una lente concava e di una convessa e permetteva di ravvicinare moltissimo gli oggetti distanti. La notizia della nuova invenzione si diffuse velocemente in tutta Europa. Già l’anno successivo nelle botteghe di Parigi e Londra si potevano acquistare piccoli cannocchiali la cui lunghezza non superava i 30 centimetri. Fu però Galileo Galilei, a quel tempo professore di matematica all’Università di Padova, a perfezionare il cannocchiale nel 1609, riuscendo a comprenderne l’importanza nello studio dell’astronomia.

Un mondo mai visto prima

Puntando il suo telescopio verso il cielo, Galileo compì straordinarie scoperte astronomiche. Tra queste, l’esistenza di quattro corpi celesti che ruotano intorno a Giove, degli anelli di Saturno e della superficie irregolare della Luna. Osservò il pianeta Venere, le macchie solari e la Via Lattea, scoprendo che è un ammasso impressionante di stelle. Queste nuove conoscenze lo convinsero sempre più della verità della teoria copernicana.

IL CANNOCCHIALE DI GALILEO

Dei molti cannocchiali costruiti da Galileo, se ne sono conservati soltanto due. Quello qui raffigurato, custodito nel Museo Galileo di Firenze, è formato da un tubo principale sul quale sono inserite due lenti: la lente obiettiva, piano-convessa, e la lente oculare, piano-concava. Il tubo, formato da listelli di legno uniti l’uno all’altro, è rivestito di pelle rossa, diventata più scura nel tempo, con decorazioni in oro. Lo strumento può ingrandire gli oggetti di 21 volte, ma ha un campo visivo molto ristretto.


Il processo a Galileo

Ancor più dell’osservazione, contò in Galileo il coraggio di dubitare delle certezze del passato e di proporre una nuova interpretazione scientifica. Essa si basava sulla sperimentazione e utilizzava i calcoli matematici per descrivere i fenomeni della natura. Galileo stesso illustrò la sua scoperta con una frase diventata famosa: «Il grande libro della natura è scritto in lingua matematica». Nonostante le dimostrazioni scientifiche che Galileo aveva dato della teoria copernicana, egli fu processato e condannato dal tribunale dell’Inquisizione. Lo scienziato fu costretto ad abiurare, cioè a smentire quello che aveva sostenuto in precedenza e ad affermare di credere che la Terra è al centro dell’universo. Dopo il processo, Galileo si ritirò nella casa di Arcetri, presso Firenze. Quando morì, nel 1642, la scienza moderna aveva compiuto altri fondamentali progressi, soprattutto in Francia e in Inghilterra, a opera di scienziati quali Cartesio e Bacone.

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