Giustiniano e la rinascita dell’Impero romano

Dai monti della Bulgaria a Costantinopoli

Un pomeriggio d’inverno di un anno imprecisato, agli inizi del VI secolo d.C., un ragazzo stava pascolando le greggi in una valle dei Balcani, vicino alla Bulgaria. Ma il suo destino stava per cambiare del tutto. Il futuro gli fu annunciato da una nube di polvere sollevata da cavalli al galoppo. Portavano i messaggeri dell’unico parente che aveva abbandonato il misero villaggio per tentare la carriera militare: lo zio Giustino. Questi aveva raggiunto la massima carica nell’esercito di Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente. Quando l’imperatore morì, si scatenò una lotta tra i pretendenti alla successione. Giustino era uno dei candidati e, nel 518, riuscì a ottenere il trono. Gli serviva però avere a fianco qualcuno della famiglia che lo consigliasse. Così chiamò a sé quel nipote e gli diede il nome di Giustiniano. Costantinopoli, quale apparve al giovane Giustiniano, era una grande città con mezzo milione di abitanti. Offuscava la potenza di Roma, allora ridotta a poco meno di 20 000 abitanti. Giustiniano fece una rapida carriera nell’esercito e poi in politica. Si innamorò di Teodora, anche lei di origini modeste: figlia di un guardiano di orsi, faceva la ballerina a Costantinopoli. Giustiniano la sposò e ne fece un’imperatrice.

Giustiniano diventa imperatore

Nel 527 lo zio morente associò Giustiniano al trono. Fu l’inizio di un lungo regno, uno dei più splendidi nella storia d’Oriente. I primi anni, però, furono drammatici per Giustiniano, che dovette fronteggiare una rivolta scatenata dai nobili della capitale. Una volta domata con estrema violenza la ribellione, Giustiniano si dedicò a un grande progetto. Voleva riportare sotto la sua autorità tutti i territori dell’antico Impero romano. A tale scopo scatenò la guerra contro i Vandali per il controllo del Nord Africa, contro i Visigoti in Spagna e contro i Goti in Italia. Riuscì così a riprendere il controllo di tutte le aree del Mediterraneo.

Una nuova guerra devasta l’Italia

Un grande imperatore, che vuole conquistare nuove terre, deve poter contare su grandi generali. Tali furono Belisario e Narsete, artefici delle vittorie in Africa e in Italia. Sanguinosa oltre ogni limite fu la guerra che si combatté in Italia tra l’esercito imperiale e i Goti. Il conflitto (chiamato guerra greco-gotica) durò quasi vent’anni, dal 535 al 553. La penisola fu devastata in lungo e in largo, le città saccheggiate. Epidemie e carestie seguirono la marcia degli eserciti. Migliaia di persone soffrivano la fame, tanto da arrivare persino al cannibalismo. Il generale Narsete, dopo avere sconfitto in Italia i Goti, si impegnò a ricostruire le città, a erigere mura per la difesa, a rilanciare la produzione agricola. Ma la situazione restava miserevole rispetto al passato. La popolazione era ridotta di numero, esposta a grandi sofferenze. Le città erano svuotate, i campi incolti. Molte delle grandi strade che avevano costruito i romani erano abbandonate. L’Impero d’Oriente, inoltre, impose tasse pesantissime agli italici.

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L’impero di Giustiniano

Come vedi sulla carta, Giustiniano riuscì ad ampliare molto i territori dell’Impero d’Oriente. In particolare, ristabilì il dominio dell’impero sul Mediterraneo: questo era molto importante dal punto di vista economico, perché permetteva di controllare il commercio via mare. Rispetto all’antico Impero romano, però, i domini di Giustiniano non comprendevano l’Europa occidentale e centrale, dove ormai si erano formati i regni romano-germanici.

L’impero di Giustiniano.

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