LA VITA CITTADINA

Aspetti della vita cittadina

Le città erano protette da una cerchia di mura, entro cui si aprivano poche porte che consentivano l'entrata e l'uscita di uomini, di animali e di carri.
Le porte erano sorvegliate da guardie in armi e di notte venivano chiuse, per proteggere i cittadini dagli attacchi esterni.
Nelle città sorsero edifici e spazi pubblici. Il centro era costituito da una piazza, dove si teneva il mercato. Accanto sorgevano i magazzini per custodire le scorte alimentari. Sulla piazza, in genere, veniva eretta una torre utilizzata per la guardia, con una campana, fatta suonare in caso di pericolo, come l'assalto di nemici, un incendio, una rivolta. Nella piazza si ergevano altri due edifici di interesse pubblico: la cattedrale e il Palazzo del governo.
La maggior parte delle case era totalmente o parzialmente in legno, per cui gli incendi erano frequenti e il fuoco si diffondeva con rapidità.

Piazza medievale di Pistoia:
al centro il campanile
a destra il Duomo
a sinistra il Palazzo comunale.

Città caotiche

In tutte le città medievali le vie erano strette e tortuose, poco adatte al transito dei carri. In più non erano ricoperte di lastre di pietra, così che quando pioveva diventavano fangose. Nessuna città disponeva di fognature. Rifiuti di ogni genere, liquidi e solidi, venivano gettati direttamente in strada. Per le vie cittadine, inoltre, circolavano liberamente gli animali (cavalli, muli, cani, maiali, oche, galline). Tutto ciò spiega perché la situazione igienica fosse carente. L'impressione che un viaggiatore provava arrivando in una città medievale era quella di una gran confusione: ovunque un assordante frastuono, per le tante persone che vociavano, per le grida dei commercianti al mercato, per i versi degli animali e per il rumore dei carri carichi di merci di ogni genere.

IN CASA DELL'ARTIGIANO

Immaginiamo di entrare nella casa di un artigiano che vive in una città del Duecento. La prima cosa che colpisce è la mancanza di spazi con funzioni diverse, cioè delle camere come le intendiamo noi oggi. Al piano terreno c'è un'unica stanza, che serve sia da bottega sia da cucina. Nella bella stagione l'artigiano lavora fuori, davanti all'uscio di casa.
Al primo piano c'è la camera da letto, unica per tutti i membri della famiglia, anche se numerosi: in un unico letto dormono a volte anche sette-otto persone. Il fuoco in cucina (sempre acceso durante il giorno, in inverno), oltre che per cuocere i cibi, serve anche per riscaldare l'appartamento.
Quando cala il sole, ci si muove a lume di candela o di lucerna; per le strade, invece, il buio è totale, perché non esiste nessun servizio di illuminazione pubblica.
La casa è priva di servizi igienici: gli escrementi vengono gettati in strada la notte. Insieme con quelli degli animali e con tutti gli altri rifiuti (compresi quelli, molto tossici, di certe attività artigianali, come la concia delle pelli) ingombrano le strade e rendono talvolta l'aria quasi irrespirabile. L'inquinamento e lo smaltimento dei rifiuti, come vedi, sono problemi che esistevano già molti secoli fa.


Mercati e fiere

In ogni città si tenevano periodicamente mercati e fiere. Dapprima i mercati si svolgevano nello spazio davanti alle chiese, chiamato sagrato. In seguito, poiché erano divenuti troppo estesi, si tennero in piazze coperte, adoperate a tale scopo. Alcuni mercati si specializzarono: si potevano avere così un mercato del grano e dei cereali, uno delle erbe (cioè degli ortaggi, delle verdure e della frutta), uno del pesce, uno delle carni, uno dei tessuti, e così via.
Le fiere erano i mercati più importanti, frequentati anche da chi non risiedeva nella città. Venivano organizzate poche volte l'anno, in coincidenza delle feste religiose, in modo da favorire l'afflusso di compratori che giungevano dalla campagna o dalle città vicine. In quelle occasioni i contadini scambiavano i prodotti agricoli della campagna con i prodotti delle botteghe artigiane cittadine.

Tempo di fiera, tempo senza regole

Durante le fiere, le regole della vita quotidiana erano sospese. Si potevano cioè compiere azioni che normalmente la legge proibiva. Era consentito giocare d'azzardo e non si pagava il dazio, ossia la tassa che nei giorni normali si versava per entrare in città o per portarvi delle merci. Poteva succedere che fossero scarcerati coloro che erano stati messi in prigione per non aver pagato i loro debiti.
Nel Duecento le fiere più famose si svolgevano nella regione della Champagne (nella Francia centro-settentrionale) e nelle Fiandre (parte settentrionale dell'attuale Belgio). In quelle occasioni arrivavano commercianti da tutta Europa per comperare e per vendere. Acquistavano per lo più tessuti di lana, realizzati in quei luoghi, e rivendevano merci che arrivavano anche da molto lontano e che non si producevano in Europa, tra cui le spezie, i profumi e la seta.

LE PREZIOSE SPEZIE

Le spezie sono semi, frutti, radici usati per dare sapore ai cibi e per conservarli.
Le più usate erano pepe, cannella, zenzero, chiodi di garofano, vaniglia e noce moscata; erano apprezzati anche lo zafferano, il sandalo e la liquirizia.
Le spezie provenivano dall'Oriente e venivano introdotte in Europa da mercanti arabi. Gli europei ne facevano grande uso: le pietanze portate sulle tavole dei nobili e dei ricchi erano infatti ricoperte di salse a base di spezie. Consultando libri di ricette dei secoli XIV-XV, gli storici hanno calcolato che l'84% delle ricette prevedeva lo zenzero e più della metà richiedeva il pepe. Alcune spezie inoltre erano usate per conservare i cibi e per produrre medicinali. Ad esempio, in caso di peste si credeva che bruciando incenso le persone sane si proteggessero dal contagio.
Le spezie erano molto costose. Secondo un testo del Trecento, il prezzo di mezzo chilo di noce moscata equivaleva a quello di sette buoi. A volte le spezie venivano lasciate in eredità ai figli, come le case e altri oggetti preziosi.


La raccolta delle spezie in Asia (XI secolo).

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