Lo stupore del mondo

Architettura e artigianato nell'islàm
Un divieto religioso vietava agli arabi di rappresentare la figura umana. Fu questa una delle ragioni che li spinse a privilegiare le decorazioni floreali e geometriche e a esercitare la loro creatività in campo architettonico più che nella pittura. Inoltre, per un popolo abituato a una vita di fatiche e di disagi, avere conquistato grandi ricchezze fornì la possibilità di costruire tutto quello che era assente nel deserto dell'Arabia: case, fontane, piazze, luoghi di sollievo e di riposo.
Gli arabi inventarono perciò un'architettura leggera, fatta di archi, di decorazioni geometriche, di spazi rivestiti di ceramiche colorate con disegni geometrici (i cosiddetti arabeschi). La moschea, luogo di riunione e preghiera, e i palazzi costruiti ovunque presentano caratteristiche comuni: sono ambienti freschi in cui trovare rifugio dal caldo, e vicini al bene più prezioso per gente abituata a vivere nel deserto: l'acqua.

L'architettura civile
Durante il regno degli Omayyadi, gli arabi iniziarono a costruire palazzi circondati da parchi per la caccia.
Potevano avere anche bagni termali coperti da cupole, sul modello dei bagni degli antichi romani. Erano decorati con mosaici, dipinti murali e stucchi che rappresentano uomini di corte, animali e talvolta il califfo (cioè il sovrano) in persona.

Il caravanserraglio
Il caravanserraglio era un edificio dove trovavano ospitalità i viaggiatori e i loro animali. Sorti sulle grandi vie carovaniere, i caravanserragli sembravano fortini, protetti da grosse mura di pietra. All'interno, le stanze si affacciavano su un cortile rettangolare.

Il suk
Detto anche bazar, era (ed è tutt'oggi) un quartiere delle città musulmane nel quale si trovavano le botteghe degli artigiani e i negozi.
Nel suk erano accolti i mercanti nomadi che potevano trovare le stalle per i loro cammelli e aree dove montare le loro tende.


Interno del castello dell'Aljafería di Saragozza (Spagna).

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