SCIENZA & tecnologia

Vedere il cielo con altri occhi

Nel XVI secolo la scienza fece grandi scoperte e cambiò del tutto il modo di interpretare i fenomeni della natura. Vediamo questo cambiamento dal vivo e portiamoci con l’immaginazione in una piccola città della Danimarca.
La nuova stella di Tycho Brahe
Una sera di novembre del 1572, mentre rincasava con lo sguardo rivolto al cielo, come era solito fare, l’astronomo Tycho Brahe osservò una nuova stella, che brillava in modo particolarmente intenso. Fu una scoperta che cambiò la sua vita e la storia dell’astronomia. Aveva visto una supernova, ossia un nuovo astro generato da un’esplosione che si era prodotta in una stella morente. Il suo re, Federico II, nel timore che quel colto e intelligente suddito lasciasse la Danimarca, gli mise a disposizione tutto ciò che gli era necessario per le sue osservazioni. Gli costruì persino un castello-laboratorio, che Brahe chiamò Uraniborg (la «fortezza dei cieli»), dotato di strumenti astronomici. L’osservazione delle comete, che poté effettuare nel 1577 e nel 1578, gli diede conferma di quanto aveva intuito quella notte, cioè che il cosmo non è immutabile, ma soggetto a continui cambiamenti. L’astronomia degli antichi filosofi greci, ancora importante nel XVI secolo, era tutta da rivedere.

Copernico, la Terra ruota
Qualche anno prima di lui un prete cattolico nato in Polonia, di nome Niccolò Copernico, completava i suoi studi nella celebre università di Padova. Qui scrisse un’opera che cambiò la storia. La intitolò De revolutionibus orbium coelestium, che significa I moti circolari dei corpi celesti. Era l’anno 1543. Copernico affermò la tesi dell’eliocentrismo, ossia che il Sole è fermo al centro del sistema solare e che i pianeti ruotano intorno a lui. Era l’opposto di quanto la scienza e la Chiesa avevano fino ad allora sostenuto. La teoria di Copernico fu però condannata dalla Chiesa, perché contrastava con un passo della Bibbia, nel quale Giosuè, prima della battaglia di Gerico, dice al Sole di fermarsi per proseguire nel combattimento, prima che calino le tenebre. Sostenere, come faceva Copernico, che il Sole è immobile e i pianeti girano attorno a esso, significava smentire il significato letterale di quel passo della Bibbia.

La nuova astronomia di Keplero
Giovanni Keplero nacque da una famiglia luterana, in Germania, nel 1571. Nel 1600 si stabilì a Praga, dove divenne assistente di Tycho Brahe, che si era a sua volta trasferito in quella città. Alla morte dell’astronomo danese, Keplero gli succedette nella carica di matematico e astronomo di corte dell’imperatore Rodolfo II. Scrisse un trattato dal titolo La nuova astronomia, in cui formulò le leggi che spiegano il moto dei pianeti. Keplero insegnava che a far muovere le stelle e i pianeti non è la libera volontà di Dio, ma un complesso di leggi fisiche, che possono essere studiate e capite dall’uomo. Quel sistema poteva essere frutto della creazione divina, ma certamente l’uomo poteva arrivare a comprenderlo con i suoi studi.

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L’universo copernicano
Questo è un disegno dell’universo, eseguito nel 1660.
I pianeti sono solo sei, perché i due più lontani dal Sole (Urano e Nettuno) a quel tempo non erano ancora stati scoperti.
Il disegno è conforme alla teoria di Copernico, perché il Sole è al centro e i pianeti gli sono attorno.
La scritta precisa che si tratta di un disegno ispirato alla teoria copernicana.

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