SCIENZA & tecnologia

La medicina azteca

Un po’ scienza, un po’ magia
Per gli Aztechi la medicina era un insieme di conoscenze in cui si mescolavano religione, magia e scienza. I motivi che causavano una malattia potevano essere diversi: la collera di un dio, pratiche magiche o anche eventi naturali.
Le malattie inviate dalle divinità, si pensava, erano il castigo per un’offesa fatta agli dèi. Per guarire il malato, allora, i suoi parenti si rivolgevano a un medico-stregone, che credevano dotato di poteri sovrannaturali.
I chirurghi curavano infezioni, cadute, ferite di guerra. Erano capaci di incidere ascessi, amputare gli arti e trapanare il cranio per fare uscire dalla testa lo spirito del male.

L’attesa di un piccolo azteco
L’attesa di un bambino era un momento di grande felicità per una donna, che durante la gravidanza chiedeva la protezione delle dee della generazione. In questo periodo era molto importante che le donne non guardassero immagini spaventose, che potevano impressionarle causando l’aborto o malformazioni al nascituro.

I misteri del medico
Per curare le malattie il medico azteco, che gli spagnoli chiameranno curandero, utilizzava droghe e più di cento erbe, spesso mischiate tra loro. Si aiutava anche con oggetti misteriosi che portava sempre con sé, come sonagli, punte di ossidiana e amuleti.

L’imperfezione, un segno di dio
Nel mondo precolombiano le persone con difetti fisici, come la gobba, destavano stupore e timore. La loro diversità era ritenuta un segno divino e per questo venivano accudite e ospitate nei palazzi dei nobili.

Ritratto di un uomo cieco
La cecità era una malattia diffusa nelle civiltà precolombiane. L’uomo e la donna raffigurati in queste sculture in terracotta presentano i tratti somatici tipici delle popolazioni dell’America centro-meridionale. Le labbra sono carnose, il naso pronunciato e gli zigomi alti.

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