L’Europa alla conquista del mondo

La paura dell’oceano

All’inizio del Quattrocento (XV secolo) anche i marinai più esperti giudicavano pericolosa la navigazione nell’oceano Atlantico. Antiche leggende raccontavano di un mare pauroso, popolato di mostri e spazzato da venti terrificanti. I comandanti delle imbarcazioni che si dirigevano verso il nord dell’Europa navigavano sempre tenendosi vicini alle coste. Spingersi a ovest, in pieno oceano Atlantico, era considerato una follia, anche se qualcuno in passato lo aveva fatto. Certamente qualche nave vichinga, salpata dalla Norvegia, aveva attraversato l’Atlantico già prima dell’anno 1000, ma di quelle imprese non era rimasto neppure il ricordo. L’opinione comune sconsigliava di varcare i confini del mare allora conosciuto, cioè quello vicino alle coste del continente europeo, alle coste africane del Mediterraneo e poco più.
Quella barriera, che aveva per millenni bloccato l’espansione degli europei, nell’arco di un secolo fu superata. Iniziò una serie di straordinarie avventure alla scoperta di nuovi mondi mai prima di allora conosciuti.

Il Portogallo, piccolo ma intraprendente

Fu il piccolo regno del Portogallo a lanciarsi per primo all’avventura negli oceani e nei mari sconosciuti. Poi lo seguirono altri stati: la Spagna, la Francia, l’Inghilterra. Iniziava così l’età delle grandi scoperte geografiche.
Nel XV secolo alcuni navigatori portoghesi cominciarono a dirigersi verso l’oceano Atlantico, lontano dalle coste, alla ricerca di terre e di ricchezze. Si servirono dei nuovi strumenti per la navigazione, come la bussola e l’astrolabio, e delle carte nautiche che i cartografi disegnavano per loro.

I commerci con l’Africa

I primi viaggi dei portoghesi non arrivarono molto lontano. Alcune navi raggiunsero le coste della Guinea e le isole del Capo Verde, dove i portoghesi avviarono i primi commerci con le popolazioni locali. Alla fine del Quattrocento la navigazione nell’Atlantico procedeva sempre più a sud e il commercio con l’Africa cominciava a dare buoni frutti. A ogni primavera flotte di caravelle, provenienti dai porti africani, attraccavano a Lisbona (la capitale del Portogallo) e scaricavano grandi quantità di pepe, di zanne d’elefante, di schiavi neri e di polvere d’oro. Questi erano i prodotti maggiormente desiderati in Europa. In autunno ripartivano con le stive piene di bigiotteria e merci di poco valore, che avrebbero venduto in Africa in cambio di oro. Trasportavano inoltre i cavalli, richiesti dai capi tribù africani, i quali erano disposti a comperarli a qualunque prezzo.

La ricerca della Via delle Indie

I portoghesi erano ormai certi che un giorno o l’altro una delle loro navi sarebbe giunta alla punta meridionale dell’Africa e avrebbe trovato la rotta verso l’India. Era quello il vero traguardo, ossia raggiungere l’Oriente, ricco di spezie, sete e porcellane. Quelle merci arrivavano in Europa attraverso un lungo percorso via terra e via mare, portate dai cammellieri arabi lungo le piste del deserto dell’Arabia e quindi sul Mediterraneo dalle navi di Venezia e di Genova. L’obiettivo dei portoghesi era di riuscire a rifornirsi direttamente di quelle merci senza dover pagare i mercanti arabi e italiani.
Nel 1487 il capitano portoghese Bartolomeo Dias raggiunse la punta meridionale dell’Africa, che egli chiamò «Capo delle Tempeste», ma che il suo re Giovanni II ribattezzò «Capo di Buona Speranza». La spedizione di Dias aprì la navigazione nell’oceano Indiano.

Dall’Africa all’Asia

Dieci anni dopo, nel 1497, salpò da Lisbona una flotta di navi diretta in India. Era comandata da Vasco da Gama, un nobile che aveva ricevuto un buon addestramento nel campo della navigazione.
La flotta di Vasco da Gama era composta da quattro navi, con 170 uomini a bordo. Impiegò quattro mesi prima di doppiare il Capo di Buona Speranza ed entrare nell’oceano Indiano. Dopo avere sostato lungo la costa dell’Africa orientale, la flotta raggiunse il porto di Malabar, in India (1498). Quindi riprese il mare con un notevole carico di spezie e fece ritorno a Lisbona, nel 1499. Vasco da Gama era stato il primo navigatore a condurre navi europee in India.

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Il viaggio di Vasco da Gama

Vasco da Gama riuscì a circumnavigare l’Africa, cioè a girare intorno a tutto il continente africano. Poi, dirigendosi verso est, arrivò a sbarcare in Asia, precisamente a Calicut, in India.

Cristoforo Colombo

Cristoforo Colombo era nato a Genova nel 1451.
Aveva cominciato da giovane a partecipare all’impresa commerciale della famiglia navigando lungo le coste dell’Italia. Si trasferì in Portogallo, dove cominciò a studiare mappe, carte e libri di navigazione.
Ascoltò dai marinai tante storie di viaggi e venne a conoscenza delle terre scoperte dai portoghesi nell’oceano Atlantico. Tutto ciò gli fece venire un’idea, che nessun altro prima di lui aveva concepito: arrivare in India navigando verso occidente, attraverso l’oceano Atlantico, anziché lungo le coste africane come stavano facendo i portoghesi.

Un progetto realizzabile?

Colombo aveva alcune certezze:
• la Terra è una sfera, e non un disco piatto come si era pensato per secoli (e quindi ogni punto della Terra è raggiungibile tanto da est quanto da ovest);
• tutti gli oceani sono comunicanti tra loro (e quindi le navi possono passare da un oceano all’altro);
• l’Atlantico non è tanto vasto come si pensava ai suoi tempi (perciò è possibile attraversarlo abbastanza rapidamente);
• tra l’Europa e l’Asia c’è solo mare, cioè non c’è nessun altro continente (Colombo non sospettava l’esistenza del continente americano).

Colombo convince i re spagnoli

Colombo espose il suo progetto dapprima al re del Portogallo. Questi, però, non accettò di mettergli a disposizione delle navi. Colombo si rivolse allora ai sovrani spagnoli, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Dopo diversi tentativi e lunghi anni di attesa, finalmente riuscì a convincerli a finanziare il suo viaggio. Fu decisivo l’interesse della regina Isabella, attratta dalle ricchezze che potevano derivare alla Spagna dal buon esito dell’impresa.
A Palos de la Frontera, un porto della Spagna, Colombo poté dedicarsi ai preparativi per equipaggiare le tre imbarcazioni che gli erano state assegnate (la Niña, la Pinta e la Santa Maria) e per addestrare novanta uomini di equipaggio.
Il 3 agosto 1492 partì per la grande avventura.
Come abbiamo detto, Colombo non sospettava di incontrare sulla sua rotta il continente che oggi chiamiamo «America»: la sua scoperta fu dovuta totalmente al caso. Dopo oltre due mesi di navigazione, la mattina del 12 ottobre 1492 i marinai di Colombo sbarcarono su un’isola nell’arcipelago delle Bahamas, in America. Corrisponde a quella che gli abitanti del posto chiamavano «Guanahani», e che Colombo ribattezzò «San Salvador».

L’America scoperta

Colombo era convinto di essere arrivato in Asia e precisamente nella regione del Catai, in Cina. La sua convinzione fu riconosciuta valida dai sovrani di Spagna, che infatti diedero a quelle terre il nome di Indie Occidentali. Di conseguenza le popolazioni locali furono chiamate «indiani», in spagnolo indios.
Negli anni successivi, Spagna e Portogallo organizzarono altri viaggi lungo la rotta di Colombo . E allora si cominciò a dubitare che Colombo fosse sbarcato in Asia. Nell’anno 1500 il portoghese Pedro Álvares Cabral toccò le coste nordorientali del Brasile. Nei due anni successivi l’italiano Amerigo Vespucci (al comando di una flotta spagnola), costeggiando il Sud America, nell’attuale Argentina, riconobbe con sicurezza che quelle terre appartenevano a un continente sconosciuto, diverso dall’Asia. Per questo motivo, il nuovo continente prese il nome di «America», in onore di Amerigo Vespucci.
Dopo circa dieci anni dal primo viaggio di Colombo, l’America fu così identificata per quello che è: un grande continente posto tra Europa e Asia. Quando fu evidente che quel nuovo continente era un ostacolo sulla rotta tra Europa e Asia, la domanda più logica fu: come superarlo?

L’impresa di Magellano

Il passaggio verso l’Asia fu trovato a sud dell’America, nel corso dell’impresa più sensazionale nella storia delle scoperte geografiche. Essa fu compiuta da una flotta di cinque navi spagnole, con 270 uomini, al comando del portoghese Ferdinando Magellano. Salparono nel 1519 con l’obiettivo di compiere la circumnavigazione della Terra. Dopo aver attraversato l’Atlantico e avvistato il passaggio nella punta meridionale dell’America, Magellano si inoltrò nell’oceano che battezzò «Pacifico».
Lo chiamò così perché ebbe la fortuna di trovarlo calmo, senza burrasche. La lunghezza della traversata fece però patire all’equipaggio fame e malattie. Nelle Filippine lo stesso Magellano perse la vita in uno scontro con le tribù locali. Il viaggio di ritorno fu portato a termine nel 1521 da una sola nave con venti marinai superstiti, al comando di Giovanni Sebastiano Elcano.


LEGGERE le CARTE

La circumnavigazione della Terra
La cartina mostra l’itinerario seguito da Magellano.
Egli trovò il passaggio tra l’oceano Atlantico e l’oceano Pacifico. Tale passaggio, situato all’estremità meridionale dell’America, prese da lui il nome di Stretto di Magellano.

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