L’uomo americano

In viaggio verso il Far West

Gli Stati Uniti disponevano di una risorsa straordinaria: nessuno stato al mondo, esclusa la Russia, possedeva un territorio così vasto, tutto da sfruttare. Erano grandi praterie, vallate, foreste e pianure solcate da lunghi fiumi. Si estendevano dai monti Allegheni, vicini alla costa Atlantica, alle montagne Rocciose, vicine al Pacifico. Verso quelle terre si diressero milioni di pionieri. Sulle piste dirette al Far West («lontano Ovest») si riversarono migliaia di coloni, per lo più contadini in cerca di terra da coltivare. Dopo di loro arrivarono gli artigiani, i commercianti, gli industriali e i banchieri. In pochi anni improvvisate città crebbero come funghi lungo i percorsi delle carovane. Le piste percorse dalle diligenze furono sostituite ben presto dalle rotaie dei treni. Inoltre a metà Ottocento ci fu in California la scoperta di giacimenti d’oro. Questa notizia attirò altre migliaia di persone in cerca di fortuna.

LA FEBBRE DELL’ORO

Si racconta che un giorno, nel 1848, un certo James Marshall vide luccicare qualcosa sul fondo di un fiume. Si tuffò e raccolse alcuni frammenti di pietra che brillavano come oro. E si trattava proprio di oro! Da quel giorno cominciò un’avventura collettiva che cambiò profondamente la California: la corsa all’oro. Dapprima arrivarono cercatori dai territori vicini. Poi, a mano a mano che la notizia si propagò, arrivò gente da sempre più lontano. La «febbre dell’oro» contagiò almeno 300 000 persone, che da ogni angolo del paese si precipitarono in California sognando la ricchezza. Un quotidiano statunitense del 1848 descrisse così il fenomeno: 


"Da San Francisco a Los Angeles, dal lungomare alle montagne, in tutto il paese risuona un unico grido: «Oro, oro!». I lavori dei campi vengono interrotti, le case in costruzione lasciate a metà, ogni attività abbandonata, tranne la fabbricazione di pale e picconi."


I primi cercatori lavoravano da soli o in piccoli gruppi, con attrezzi semplici: setacciavano la sabbia dei fondali dei torrenti o scavavano la roccia con i picconi e le pale. Poi si organizzarono in gruppi più numerosi, per incanalare le acque dei fiumi e scavare miniere. L’estrazione dell’oro diventò un’attività industriale, esercitata da poche grandi imprese che disponevano di macchinari e numerosa manodopera.

La ferrovia collega due oceani

Le ferrovie aiutarono la crescita economica. Il primo asse ferroviario creò un collegamento est-ovest, tra gli stati della costa atlantica e la valle del Mississippi. Fu realizzato da due compagnie: la Californian Central Pacific e la Union Pacific. La linea fu ultimata nel tempo record di sette anni. Così, dal maggio del 1869, per andare da San Francisco a Omaha, nel Missouri, occorrevano otto giorni; le carovane dei coloni, composte da carri trainati dai cavalli, impiegavano sei mesi per percorrere la stessa distanza. Dal 1856 l’intero paese aveva cominciato a coprirsi di pali e di fili del telegrafo. Quella nuova invenzione permise di comunicare rapidamente a lunga distanza.

Gli indiani d’America

Nel tempo in cui infuriava la guerra civile tra nordisti e sudisti, i soldati iniziarono ad attaccare i nativi d’America, chiamati «pellirosse» o «indiani». L’appellativo pellirosse, adottato dai bianchi, derivò dall’usanza di quelle genti di dipingersi il volto con coloranti rossi. Il termine «indiani», invece, ha origine dal fatto che Cristoforo Colombo e i primi conquistatori spagnoli sbarcati in America erano convinti di trovarsi in India. L’espressione corretta è «nativi»: indica le donne e gli uomini nati in America e che vi abitavano ben prima dell’arrivo dei bianchi. Divisi in tribù, i nativi d’America vivevano di caccia e di agricoltura. Si calcola che a metà Ottocento fossero all’incirca 3 milioni, distribuiti su un vastissimo territorio. 

GLOSSARIO

Telegrafo
Negli anni Quaranta dell’Ottocento l’americano Samuel Morse inventò un sistema elettrico che trasportava su cavo un segnale. Inoltre ideò uno speciale codice, il codice Morse, che permetteva di codificare le lettere alfabetiche in sequenze di impulsi di diversa durata (punti e linee).

LEGGERE le CARTE

In treno da un oceano all’altro
La carta mostra lo sviluppo delle ferrovie negli Stati Uniti. Come si vede, a metà dell’Ottocento - in soli 30 anni circa - le ferrovie ebbero uno sviluppo straordinario. Questo sviluppo culminò nel 1869 con il completamento della ferrovia transoceanica, cioè la linea di binari che collegava le coste dell’oceano Atlantico a quelle del Pacifico.

I nativi delle Grandi Pianure

I nativi delle pianure furono quelli che per più lungo tempo respinsero gli uomini bianchi, resistendo a spagnoli, inglesi, francesi e americani. Erano nomadi e non si dedicavano all’agricoltura. Per vivere dipendevano dal bestiame selvaggio, rappresentato dal bufalo o bisonte, tant’è che spesso sono chiamati buffalo Indians («Indiani dei bufali»). Il bisonte forniva loro tutto quanto era necessario: carne, aghi di osso per cucire, schegge di osso per armare la punta delle frecce, pelli per coprirsi e per costruire tende, calzature e canoe. Il bisonte viveva in grandi mandrie. Era di passo lento, goffo nei movimenti, con la vista corta e poca paura dei rumori. Se avvicinato sottovento, il suo odorato non percepiva una presenza estranea. Era quindi una facile preda per i cacciatori. Tra i tanti animali delle pianure - come i conigli selvatici, le antilopi, le lepri, i cani - il bisonte fu quello che si rivelò maggiormente utile all’uomo.

Lo sterminio

All’inizio dell’Ottocento, nelle pianure abitate dai nativi cominciarono ad arrivare i coloni bianchi. Sioux, Cheyenne, Apache, Moicani, Comanche e altre tribù si difesero dai coloni bianchi. Quando i bianchi penetrarono nella regione delle praterie e praticarono una spietata caccia ai bisonti, i nativi furono privati di una risorsa indispensabile alla loro esistenza. La difesa e l’aggressione armata diventarono la norma dei rapporti tra coloni e nativi. Questi ultimi, inferiori di numero, divisi in tante tribù e dotati di poche armi, furono attaccati e sterminati. Intervenne anche l’esercito americano, che li cacciò dalle loro terre. Gli Stati Uniti dichiararono guerra ai Sioux, che non volevano abbandonare i territori dov’era stato scoperto l’oro. Quella guerra terminò con la strage avvenuta a Wounded Knee, nel Sud Dakota, nel 1890. I nativi che sopravvissero ai massacri furono costretti a trasferirsi nelle riserve, cioè in territori delimitati e controllati.

LEGGERE le FONTI

Come si può vendere il cielo?
Un capo dei Sioux celebra la terra e la natura, mostrando stupore per il fatto che gli americani vogliono comperare tutto ciò.

"Il grande capo a Washington [il presidente degli Stati Uniti] ci manda a dire che desidera comperare la nostra terra. Come si può comperare o vendere il cielo o il calore della terra? Ogni piccola parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago di pino, la riva sabbiosa dei fiumi, la bruma dei boschi, ogni insetto che vi nasce, è sacro alla memoria del mio popolo. Siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le cime rocciose, l’odore delle praterie, il calore del corpo del puledro e l’uomo: tutti apparteniamo alla stessa famiglia. L’uomo bianco invece tratta la sua madre terra e suo fratello, il cielo, come cose che si possono comperare, saccheggiare, vendere come pecore."

Che cosa pensi del brano che hai letto? Quali emozioni e riflessioni ha suscitato in te? Rispondi sul quaderno.

StoriaFacile 2
StoriaFacile 2