L’indipendenza dell’America latina

Grandi proprietari, poveri contadini

L’America latina è costituita dai paesi colonizzati o fortemente influenzati da nazioni latine europee: la Spagna, il Portogallo, la Francia. Sono paesi nei quali si parlano lingue neolatine, cioè lo spagnolo, il portoghese, il francese. L’America latina all’inizio dell’Ottocento aveva un’economia coloniale. Ciò significa che si praticava soprattutto l’agricoltura in latifondi dove il proprietario esercitava un potere quasi assoluto. Si coltivavano soprattutto mais, canna da zucchero, tabacco. I campi erano lavorati da schiavi neri oppure da indigeni, che si trovavano in una condizione simile a quella dei servi della gleba in Europa. Un’altra risorsa erano le miniere di oro, argento, stagno e altri metalli. Ma nell’Ottocento l’America latina esportava metalli in quantità decisamente inferiore rispetto ai secoli precedenti.

Prime voci a favore dell’indipendenza

Agli inizi del XIX secolo, ricchi proprietari di piantagioni e grandi commercianti cominciarono a volere l’indipendenza politica dalla Spagna e dal Portogallo. La più favorevole all’indipendenza era la borghesia creola. I creoli erano bianchi nati in America da genitori spagnoli o da matrimoni misti tra spagnoli e indios. Pur avendo una posizione economica di rilievo, erano esclusi dalle cariche politiche. Queste erano riservate ai cosiddetti peninsulares (spagnoli e portoghesi nati in Europa, e poi emigrati in America). I primi rimproveravano ai secondi di essersi accaparrati tutti i posti di maggior potere e di trasferire in Europa le ricchezze delle colonie americane.

L’America latina insorge

All’inizio dell’Ottocento le idee di libertà scaturite dalla Rivoluzione francese trovarono seguito in America latina. Quando Napoleone, nel 1808, detronizzò i Borboni di Spagna, in Perú scoppiarono i primi movimenti per l’indipendenza. In alcune regioni gli insorti si accontentarono di sostituire le autorità spagnole con governanti di loro fiducia. In altre andarono fino in fondo, proclamando l’indipendenza. In Messico la rivoluzione ebbe un carattere popolare: insorsero i contadini e i poveri delle città, chiedendo la confisca delle ricchezze e l’abolizione della schiavitù.

L’indipendenza (1815-1825)

A favore degli insorti giocò l’impossibilità della Spagna di inviare aiuti, impegnata com’era nella lotta contro Napoleone. Quando, nel 1815, dalla Spagna furono infine spediti rinforzi nelle colonie, quasi tutti i movimenti indipendentisti furono sconfitti. Ma si trattò di una breve parentesi. Già nello stesso anno 1815 due generali ribelli, José de San Martín e Simón Bolívar, raccolsero truppe per sferrare un attacco alle guarnigioni spagnole. In pochi anni conquistarono il Cile, gran parte del Perú, del Venezuela, della Colombia e dell’Ecuador. Infine nel 1824 le forze unite di San Martín e Bolívar diedero l’ultimo colpo all’esercito spagnolo nella battaglia di Ayacucho, sugli altipiani del Perú. Intanto il Messico si era reso indipendente già nel 1821 e il Brasile nel 1822.

L’indipendenza non risolve i problemi sociali

Una volta indipendente, l’America latina non riuscì a formare un unico stato, come era invece accaduto nel Nord America. Le condizioni di vita delle popolazioni sudamericane non migliorarono. Le terre rimasero concentrate nelle mani di poche persone, mentre la manodopera indigena e nera continuava a lavorare in condizioni di schiavitù o semischiavitù. I latifondisti facevano affari d’oro vendendo i prodotti agricoli sui mercati esteri. Essi non investirono i loro guadagni in industrie locali, perciò i sudamericani continuarono a dover comprare le merci industriali dall’estero. All’inizio furono gli inglesi ad avvantaggiarsi di più negli scambi economici con il Sud America. Da una parte, ottenevano alti guadagni vendendo al Sud America una notevole quantità di merci dell’industria europea. Dall’altra, acquistavano prodotti americani (cotone, caffè, grano, carne, metalli) a prezzi vantaggiosi, rivendendoli a caro prezzo in Europa. Per tutto il secolo la Gran Bretagna influenzò i governi del Sud America. La quasi totalità della rete ferroviaria fu costruita dagli inglesi, che spesso usarono materiali di scarto e locomotive ormai superate in Europa. Invece nell’America Centrale divenne sempre più intensa la presenza degli Stati Uniti.

Lo sviluppo demografico

Alla fine del XIX secolo in America latina ci fu un’autentica rivoluzione demografica. La popolazione salì per la spinta dell’immigrazione, che toccò punte elevatissime tra il 1880 e il 1914. La popolazione dell’Argentina, che nel 1869 era di 1 800 000 persone, nel 1895 era già di 4 milioni. L’aumento della popolazione fu determinato dalla concomitanza di un elevato tasso di natalità e di una massiccia immigrazione dall’Europa. L’immigrazione ebbe profonde conseguenze sulla società, contribuendo ad avvicinare il Sud America allo stile di vita europeo.

StoriaFacile 2
StoriaFacile 2