Mazzini: unità e repubblica
Le insurrezioni fallite
Mazzini riteneva che la situazione italiana fosse analoga a quella di altri popoli europei che vivevano divisi in tanti stati: i polacchi, gli ungheresi, i tedeschi. Questi popoli, secondo lui, dovevano muoversi contemporaneamente per realizzare l’unità nazionale. Nel 1834 Mazzini s’incontrò a Berna (in Svizzera) con i patrioti tedeschi e polacchi, per creare un’associazione che chiamò «Giovine Europa». Per conseguire gli obiettivi dei patrioti, Mazzini indicava un metodo: le insurrezioni, cioè attacchi armati agli eserciti e alla polizia degli stati assoluti. Per tutta la vita egli non si stancò di organizzare insurrezioni. Tutte però fallirono, costando la vita a centinaia di suoi seguaci. Per questo motivo fu accusato di avere mandato inutilmente al sacrificio persone che credevano in lui e nei suoi ideali.GLOSSARIO
L’INUTILE SACRIFICIO DEI FRATELLI BANDIERA
Nel 1844 due seguaci di Mazzini, i fratelli Attilio ed Emilio Bandiera, cercarono di far scoppiare un’insurrezione nel Regno delle Due Sicilie. Con alcuni compagni sbarcarono in Calabria, nella certezza di poter convincere i contadini a unirsi a loro nella rivolta. Invece quasi nessuno li seguì. Traditi anche da un compagno, che li denunciò alla polizia, i fratelli Bandiera furono catturati e messi in prigione. Pochi mesi dopo furono fucilati.
I moderati
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I federalisti
Garibaldi al servizio della libertà
Nel 1807 a Nizza, una città che allora apparteneva al Regno di Sardegna e che ora fa parte della Francia, nacque Giuseppe Garibaldi. Da giovane partecipò a un fallito tentativo di insurrezione. Costretto ad andare in esilio per sfuggire alla condanna a morte, nel 1835 Garibaldi s’imbarcò su una nave diretta a Rio de Janeiro, in Brasile. Qui prese contatti con diversi patrioti mazziniani ed entrò come militare al servizio del governo repubblicano della provincia di Rio Grande do Sul. Era una regione in guerra contro il governo dell’imperatore del Brasile. In seguito Garibaldi combatté al servizio dell’Uruguay in guerra contro l’Argentina, governata da un dittatore. Ottenne il comando di una squadra militare composta da emigrati italiani e chiamata appunto «Legione Italiana». La Legione Italiana si segnalò per imprese vittoriose che furono raccontate da giornalisti europei e americani. Così, dall’America latina, l’eco delle imprese di Garibaldi si diffuse per il mondo e destò grande impressione soprattutto in Europa.CAMICIE ROSSE, I SOLDATI DI GARIBALDI
I soldati di Garibaldi indossavano una camicia rossa e portavano in battaglia una bandiera nera su cui era disegnato un vulcano in eruzione, in riferimento al Vesuvio, il vulcano vicino a Napoli. Dopo le imprese di Garibaldi in America, molti cominciavano a vedere in lui un eroe sempre al servizio di nobili cause, combattente per la libertà di tutti i popoli oppressi. In realtà, per Garibaldi l’esperienza in America latina fu fondamentale sul piano pratico: gli insegnò come fronteggiare eserciti superiori, come motivare gli uomini, come tirarsi fuori da situazioni difficili. Gli impresse anche una certa insofferenza verso la politica, perché poteva indebolire l’azione militare.