Partiti e sindacati

Al lavoro: tanta fatica, pochi diritti

All’inizio del XX secolo, le condizioni di vita e di lavoro degli operai e dei contadini restavano pesanti. In tutti gli stati europei, con l’eccezione dell’Inghilterra, l’orario di lavoro superava le 10 ore al giorno, per 6 giorni la settimana. Le ferie non erano previste o si limitavano a pochi giorni l’anno. Non esistevano la mutua e l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Molti bambini erano ancora costretti a lavorare, soprattutto nelle campagne. Tuttavia qualcosa di nuovo stava succedendo: la volontà dei lavoratori di modificare lo stato delle cose e la consapevolezza che, per riuscirci, bisognava organizzarsi.

Aumenta la partecipazione

Nella prima parte dell’Ottocento, solo pochi individui benestanti si occupavano di politica. Rappresentavano gli interessi di piccoli gruppi sociali, come i proprietari terrieri, i nobili, gli amministratori dello stato, i giudici, i militari. Con le trasformazioni prodotte dallo sviluppo industriale, anche la politica cambiò. Milioni di persone cominciarono a organizzarsi per fare sentire le loro richieste e per essere rappresentate nei luoghi dove si prendevano le decisioni di interesse nazionale, come i comuni e il Parlamento. Operai, contadini, dipendenti pubblici, insegnanti parteciparono alle discussioni sui problemi generali. Per portare le loro idee nei Parlamenti, si organizzarono in partiti politici e, per difendere i loro interessi economici, crearono i sindacati.

La diffusione del socialismo

Come hai studiato l’anno scorso, nell’Ottocento nacque il pensiero socialista. La sua principale caratteristica è la critica alla società capitalistica e alle sue ingiustizie. L’obiettivo dei socialisti è l’uguaglianza sociale, cioè la creazione di una società in cui tutti abbiano uguale ricchezza e vivano nelle stesse condizioni culturali ed economiche. Con la crescita dell’industrializzazione, il pensiero socialista si diffuse sempre di più tra i lavoratori europei: milioni di persone decisero di far parte dei partiti socialisti e dei sindacati. L’aumento di iscritti fu maggiore nei paesi più industrializzati, dove la classe operaia era divenuta il gruppo sociale più numeroso. In Germania, tra il 1882 e il 1913, gli operai salirono da 7 a 20 milioni; in Francia e in Inghilterra la crescita fu simile. A fine Ottocento, il Partito socialdemocratico tedesco era il più grande partito socialista d’Europa. Altri partiti socialisti nacquero in Austria, Spagna, Francia, Belgio, Norvegia, Italia e Russia. In America si formò un primo movimento di lavoratori statunitensi (i Cavalieri del lavoro), che organizzò proteste e scioperi per ottenere una legge che dichiarasse che la giornata di lavoro doveva durare al massimo otto ore.

Il socialismo rivoluzionario

Lo scorso anno hai studiato che, all’interno del socialismo, c’erano due gruppi: uno riformista e uno rivoluzionario. I rivoluzionari volevano realizzare, anche con l’uso della violenza, una società senza proprietà privata dei mezzi di produzione (terre e fabbriche), nella quale non ci fosse più lo sfruttamento dei lavoratori. Le teorie rivoluzionarie furono espresse soprattutto da Karl Marx, nei suoi libri Manifesto del partito comunista (1848) e Il capitale (1867). Secondo Marx gli operai, aumentando sempre più di numero ed essendo sempre più sfruttati in fabbrica, si sarebbero presto ribellati. Allora sarebbe scoppiata la rivoluzione, che avrebbe portato la classe operaria al potere. Sarebbe nata così la società comunista, cioè la società dell’eguaglianza, dove terre e fabbriche appartengono a tutti (sono in comune).

Karl Marx a colloquio con alcuni operai (dipinto di fine Ottocento).

La classe operaia (rappresentata da un treno guidato dal filosofo socialista Marx) sta per travolgere il capitalismo (simboleggiato da un toro). Illustrazione del 1892.

I socialdemocratici

Alla fine dell’Ottocento molte persone erano d’accordo con le idee di Marx. Tuttavia, nei paesi dove l’industrializzazione aveva compiuto i maggiori progressi (Inghilterra, Germania, Francia), alcuni capi socialisti abbandonarono il progetto della rivoluzione. Essi ritenevano che bisognasse invece lottare per ottenere riforme che gradualmente migliorassero le condizioni di vita e di lavoro degli operai. Impegnarono perciò i loro partiti e i loro sindacati nella ricerca di risultati concreti, come una maggiore istruzione per gli operai, l’ingresso nei Parlamenti di rappresentanti della classe operaia, una più efficace assistenza sociale per malattie, infortuni e vecchiaia. Uomini e gruppi che abbandonarono l’idea della rivoluzione socialista furono chiamati in vari modi: riformisti, revisionisti, socialdemocratici. Quest’ultimo termine deriva dal nome del partito socialista tedesco, di cui fu esponente di primo piano Eduard Bernstein, che elaborò la teoria del riformismo.

Gli anarchici

Gli anarchici sognavano una società libera, senza lo stato e senza la proprietà privata. Erano quindi contrari sia alle idee di Marx sia a quelle dei socialisti riformisti, perché entrambe volevano cambiare la società, ma non abolire lo stato. La guida politica degli anarchici fu il russo Bakunin, che ebbe molto seguito in Italia. Gli anarchici volevano realizzare il loro programma con due strumenti: 1. gli scioperi generali, cioè scioperi di tutti i lavoratori di tutte le categorie; 2. gli attentati contro persone simboliche della società che gli anarchici volevano abbattere (sovrani e capi di stato). Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ci fu una lunga catena di attentati compiuti dagli anarchici e da rivoluzionari contro personaggi di spicco. Morirono lo zar di Russia Alessandro II, il presidente della Repubblica francese, il primo ministro spagnolo, l’imperatrice d’Austria-Ungheria Elisabetta (conosciuta come Sissi), il re d’Italia Umberto I, il presidente degli Stati Uniti Mc Kinley.

La dottrina sociale del cattolicesimo

La Chiesa cattolica avvertì la necessità di proporre ai lavoratori un programma alternativo a quello socialista. Le organizzazioni socialiste cominciavano infatti ad avere molto seguito e ciò preoccupava la Chiesa, perché esse erano indifferenti alle questioni religiose. Il socialismo era nato dall’industrializzazione e dalla formazione della classe operaia. Perciò la Chiesa doveva proporre una sua teoria adeguata ai tempi, allo scopo di dialogare con gli operai e di conquistarli al cattolicesimo.

Le «Cose nuove» di Leone XIII

Fu il papa Leone XIII a porsi questo obiettivo. Nel 1891 pubblicò l’enciclica Rerum novarum, in cui definì la dottrina sociale della Chiesa. La società capitalistica era accettata, invece il socialismo veniva condannato. L’enciclica, però, condannava anche i risvolti negativi del capitalismo, come l’eccessivo sfruttamento dei lavoratori, la competizione economica portata al massimo livello, la caduta degli ideali religiosi a favore di valori puramente materiali, quali il denaro, il successo, il potere. Leone XIII inoltre invitava i cattolici a organizzarsi sul piano politico e sindacale, sia per contrastare l’avanzata del socialismo tra il popolo, sia per correggere i difetti del capitalismo.

La crescita dei sindacati

In molti paesi europei, le organizzazioni sindacali erano cresciute di numero e di iscritti. Agli inizi del Novecento, in Inghilterra erano associati ai sindacati circa 4 milioni di lavoratori, in Germania circa 3 milioni. Gli industriali, i grandi proprietari terrieri e i governi dovettero accettare la presenza organizzata dei lavoratori, cioè accettare di parlare con i rappresentanti sindacali per decidere come fare i contratti di lavoro. Ciò significa che le condizioni del lavoro (stipendio, orario, pause, ferie, diritti e doveri dei lavoratori e degli imprenditori) erano discusse e contrattate tra proprietari delle imprese e sindacati. Gli operai potevano usare l’arma dello sciopero per dare più forza alle loro richieste.

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Il pensiero sociale di Leone XIII
Riportiamo un brano dell’enciclica Rerum novarum, scritta dal papa Leone XIII. 
"In questo secolo un piccolissimo numero di persone molto ricche ha imposto alla infinita moltitudine dei proletari un dominio quasi schiavistico. A rimedio di questi mali, i socialisti, attizzando nei poveri l’odio ai ricchi, pretendono si debba abolire la proprietà, e far di tutti i patrimoni un patrimonio comune. Con questa trasformazione della proprietà da personale in collettiva, e con l’eguale distribuzione degli utili e degli agi tra i cittadini, credono che il male sia radicalmente riparato. Ma questa via, non che [invece di] risolvere le contese, non fa che danneggiare gli stessi operai."


GLOSSARIO

Enciclica

È una lettera ufficiale che un papa scrive ai vescovi e a tutti i fedeli su argomenti di particolare rilievo. Le encicliche hanno come titolo le prime parole del testo. Quella di Leone XIII si intitola Rerum novarum, che significa «Delle cose nuove».

Proletario / Proletariato

Letteralmente significa: «persona talmente povera da non avere altro bene che la prole, cioè i figli». Il vocabolo è usato per indicare operai, braccianti e, in genere, i lavoratori più poveri. Il proletariato è la classe sociale composta dai proletari, cioè l’insieme dei lavoratori più poveri della società.

Unirsi per contare di più

Inizialmente i sindacati erano tanti, divisi per mestieri. Molti sindacalisti, però, pensavano che fosse utile unificare le tante associazioni in una sola. L’Inghilterra fu il primo paese in cui si raggiunse l’unità sindacale. Era il 1868, anno di fondazione del British Trade Union Congress (Congresso dell’unione dei mestieri inglesi). In Francia, i sindacati confluirono nel 1902 in un’unica associazione generale. In Italia, attorno al 1890, sorsero le prime Camere del lavoro. Erano associazioni che avevano come scopo prevalente il collocamento (ossia trovare un lavoro a chi ne era sprovvisto) e l’assistenza (per chi non poteva lavorare a causa di disoccupazione, malattia o vecchiaia). In pochi anni le Camere del lavoro si trasformarono in veri sindacati, che si occupavano di proteggere tutti gli interessi dei lavoratori. Il sindacato unitario fu fondato nel 1906 e si chiamò «Confederazione generale del lavoro».

Un partito socialista anche in Italia

Intanto, tra il 1880 e il 1890, agitazioni e scioperi di contadini e di operai, in particolare nella Pianura padana, dimostrarono la forza del movimento popolare. Erano le premesse della fondazione del Partito socialista italiano, avvenuta a Genova nel 1892 per opera di Filippo Turati, un intellettuale milanese, e della sua compagna, l’esule russa Anna Kuliscioff. Il nuovo partito era favorevole a un graduale miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia, da raggiungersi con le riforme e con le conquiste sindacali. 

UNA DONNA PER IL SOCIALISMO

Anna Kuliscioff, nata a Mosca nel 1857, si trasferì da ragazza in Svizzera, dove fece le sue prime esperienze politiche. In Svizzera arrivavano i russi costretti a lasciare il loro paese perché rivoluzionari o anarchici, o comunque oppositori dello zar. Conobbe l’esule italiano Andrea Costa, che divenne suo compagno e al quale diede una figlia. Visse quindi in Francia, dove fu per due volte arrestata per cause politiche. In Italia si unì al socialista Filippo Turati, di cui fu compagna per tutto il resto della vita. Sostenne i diritti delle donne (al voto, alla maternità tutelata, alla parità tra uomo e donna). Pur non avendo nessuna carica nel Partito socialista, esercitò un’influenza significativa. Di qui il motto di spirito che circolava in Europa: «I socialisti italiani possono vantarsi di avere un vero uomo nelle loro file, e non è né un uomo né un italiano»

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Pugni chiusi e bandiere rosse

Questo dipinto si intitola L’oratore dello sciopero ed è opera di Emilio Longoni. La tela fu realizzata in occasione del primo anniversario dello sciopero del 1° maggio 1890.

1 Il braccio è teso con il pugno chiuso. Altri lavoratori, tra la folla, fanno lo stesso gesto. Il pugno chiuso era un gesto simbolico dei socialisti. Infatti indica la forza che deriva dall’unità: le singole dita sono deboli, ma diventano forti se si uniscono a formare un pugno.

2 L’uomo è un muratore, in piedi su un’impalcatura di un cantiere edile. Sta parlando alla folla di lavoratori, probabilmente per incitarli alla lotta. Questo spiega il titolo del dipinto: «oratore» è colui che sa parlare in pubblico in modo convincente.

3 Sullo sfondo i carabinieri disperdono un gruppo di lavoratori in sciopero.

4 Tra la folla, sventolano le bandiere rosse. La bandiera rossa, adottata dalla Comune di Parigi nel 1871, è anch’essa un simbolo socialista.

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